Martedì, 14 Maggio 2024
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Fra addenda ed emenda continua l’indagine sulla situazione del mondo dell’Opera in Italia

Seconda  puntata: la voce delle agenzie ed il Nord Est

 

La prima puntata dell’indagine sullo stato dei teatri dell’opera in Italia ha suscitato un certo interesse e diverse reazioni. Fra queste  particolarmente preziosa  è quella pubblicata sulla sua pagina facebook, a commento dell’articolo,  da Franco Silvestri, che proponiamo nella sua integralità, sia per sanare eventuali dubbi ed criticità, sia perché si tratta di un documento di rara rilevanza, dato che proviene dal rappresentante  di una delle parti coinvolte in prima persona nelle questioni teatrali e quindi in grado di dare chiarezza, sia per il coraggio di alcune affermazioni che rendono onore a chi le ha scritte.

Mi siano consentite alcune precisazioni che faccio in qualità di Presidente della Associazione Rappresentanti Italiani Artisti Concerti e Spettacoli più brevemente conosciuta come Ariacs. 

Non risponde propriamente al vero che gli agenti non possano frequentare le direzioni artistiche in quanto la legge 8 gennaio 1979 nr. 8 che ne regolamentava la professione diede piena dignità al lavoro dei manager che hanno il diritto (oltre che il dovere) di promuovere il propri assistiti mettendo in atto ogni possibile modalità per farli conoscere alle direzioni artistiche.

Nella fattispecie presentazione di materiale, richiesta di audizione oltre che, cito testualmente la legge, "promuovere, trattare e concludere i contratti per i propri assistiti" che sono tali in forza di un mandato di rappresentanza sottoscritto in forma autenticata con atto notarile o comunque a firma certificata da pubblico ufficiale.

La legge del 1979 fu abrogata ad inizio degli anni 2000 dall'allora ministro Calderoli che la inserì all'interno di un gruppo di "leggi inutili" che vennero messe al rogo con gesto plateale nel cortile di palazzo Chigi.

Ma il contenuto della disposizione normativa non andò perduto in quanto una circolare ministeriale firmata dall'allora direttore generale dello spettacolo dal vivo, Salvatore Nastasi, di fatto ha impedito il ritorno alla messa al bando delle agenzie ricuperando il principio della professione di agente.

Certo, con l'abrogazione di quella legge alcune prassi andarono perdute e da lì iniziò un certo far west nel mondo della agenzia che si è risolto in maniera quasi definitiva con la legge 106/2022, articolo 4, che, ricuperando i principi della legge 8/1979 ha ridato nuova e piena dignità alla professione di agente anzi, tale pronunciamento del parlamento italiano prevede una ulteriore regolamentazione della disciplina degli agenti sotto molteplici punti da emanarsi attraverso decreto attuativo che, come tutti sanno, il Ministero della Cultura ha in animo di licenziare prima della pausa estiva.

L'affermazione pertanto che cito "A tale proposito ricordiamo che in Italia, in teoria, le agenzie non dovrebbero svolgere, neanche a titolo gratuito, attività di mediazione. In definitiva, quando un cantante viene scelto da un teatro, il direttore artistico od il sovrintendente dovrebbero contattarlo direttamente, senza passare per nessun mediatore. Situazione decisamente poco credibile, anche perché basta andare su certi siti pubblici, come ‘Operabase’, per avere i nomi degli artisti e le agenzie per cui lavorano" è priva di ogni fondamento legislativo e giursprudenziale a meno che non si voglia ritornare ad un periodo precedente al 1979. Ma allora anche i limiti di velocità sulle autostrade e le disposizioni sulle cinture di sicurezza erano completamente diverse...

Fare affermazioni, che a mio avviso sono particolarmente gravi e lesive della professionalità degli agenti, altro non fa che contribuire ad esacerbare conflitti che di fatto non esistono più in quanto sia Ariacs che ASSOLIRICA - Associazione Nazionale Artisti della Lirica (l'associazione che rappresenta gli artisti) da parecchio tempo stanno lavorando di comune accordo su testi condivisi che hanno più volte presentato presso gli organi di governo a significare che non vi è alcuna contrapposizione fra agenti e artisti ma, anzi, una piena e serena fattiva collaborazione perchè ciò che unisce le due categorie è molto più di ciò che divide.

A suffragio di questo preciso altresì che rappresentanze degli artisti sono state invitate e hanno partecipato alle convention annuali organizzate da OMAI e da AEAA European Association of Artist Managers dove si è dialogato sempre in ottica di costruire una casa comune.

Fatta questa doverosa precisazione sulle agenzie lupi cattivi, posso concordare che anche fra gli agenti vi siano comportamenti non trasparenti ma, come sempre accade, non è solo l'agente il responsabile di questo perchè dove c'è un venditore c'è sempre anche un compratore...

Sulla questione degli artisti italiani nei ruoli di fianco o sul fatto che vi siano sempre più artisti stranieri nei cartelloni va precisato che la legge 106/2022 prevede premialità per i teatri che utilizzano almeno il 75% di artisti italiani stante il fatto che, non me ne abbiano i fautori di leggi discriminatorie, ogni legge che impedisse l'impiego di artisti dell'unione europea (oggi stiamo parlando di 27 paesi...) sarebbe inapprovabile in quanto contraria alle leggi europee sottoscritte dai vari stati membri.

Altra è la sensibilità dei direttori artistici e dei sovintendenti nel merito ma questo, più che essere oggetto di sensibilizzazione più volte reiterata dagli organi di governo (Direzione Generale spettacolo, Ministro, Sottosegretari, Commissioni di Camera e Senato), deve essere un progetto accolto dagli stessi dirigenti dei teatri che, purtroppo, su questo tema fanno assai spesso orecchie da mercante in quanto non sono previsti provvedimenti per coloro che non hanno in animo di seguire i desiderata ministeriali.

Concludo dicendo che l'auspicio che tutti abbiamo è che il decreto attuativo sulla legge 106/2022 attualmente in lavorazione di prossima promulgazione possa dare regole ancor più precise in tema di trasparenza e di corretta concorrenza fra le agenzie al fine di evitare alcuni monopoli (o vizi del mercato) che, comunque, ci sono sempre stati e che, nonostante gli sforzi, non sarà possibile debellare.

Va ulteriormente precisato che l'aumento smisurato delle agenzie, dovuto ad una non regolamentazione dei soggetti che possono esercitare questa professione, ha messo in difficoltà anche i teatri stessi che si trovano a dover interloquire con un numero spropositato di agenti italiani e stranieri, tutti rivendicanti uno spazio che, per quanto si produce in Italia, non sarà mai possibile dare a tutti: nemmeno se volesse un teatro prendendo un artista di ogni agenzia potrebbe accontentarli tutti...

Comunque, dottor Macovez, mi permetto invitarla a dare informazioni più precise sulle attuali disposizioni e a diffidare da informatori rancorosi o che purtroppo non hanno nemmeno mai letto i testi legislativi.

Cordialmente

Franco Silvestri’

Preso atto delle precisazioni, anche quelle su questioni non trattate nell’articolo, riaffermato che quella che stiamo stilando è una documentazione sostanzialmente statistica perché ciascuno giunga alle sue conclusioni , non possiamo non essere grati per questo inaspettato squarcio che si apre davanti ai nostri occhi e che, a nostro parere, non fa che sottolineare quanto la situazione sia complessa ed articolata.

Riaffermiamo ancora una volta che non c’è  mai stato da parte  nostra nessun intento vessatorio o discriminatorio nei confronti delle agenzie o dei cantanti. Ma neanche dei teatri.  Non puntiamo a giudicare nessuno, ma crediamo che una maggiore chiarezza della situazione  possa valorizzare un mondo affascinante, che non merita il declino.

Niente più di questo. 

Mai pensato ed ancor meno detto che gli agenti siano  ‘lupi cattivi’: guardiamo a loro come a  dei supporti preziosi per mettere in risalto il talento degli artisti, per sostenerli nelle fasi complesse della carriera, per aiutarli a superare asperità e tensioni .

Mai scritto che fra artisti ed agenzie ci siano tensioni  e sapere che le associazioni delle categorie lavorano d’intesa ed in comunione è una notizia importante.

Mi pare  che quello che ci ha fatto avere Silvestri, al di là delle giuste puntualizzazioni, sia un contributo interessantissimo al dibattito.

Sono parole di grande peso per quel che concerne gli auspici e molto più cupe delle nostre nelle considerazioni : ‘l'auspicio che tutti abbiamo è che il decreto attuativo sulla legge 106/2022 attualmente in lavorazione di prossima promulgazione possa dare regole ancor più precise in tema di trasparenza e di corretta concorrenza fra le agenzie al fine di evitare alcuni monopoli (o vizi del mercato) che, comunque, ci sono sempre stati e che, nonostante gli sforzi, non sarà possibile debellare.’

Nel nostro articolo non si parlava di monopoli esistenti, che invece Silvestri non solo descrive, ma che storicizza e ritiene ineliminabili. Ci eravamo limitati a notare alcune disarmonie nella distribuzione dei ruoli e ci proponevamo di studiarne la portata.

Non  solo: siamo ancora convinti che eventuali criticità possano essere superate, grazie al lavoro sinergico di tutte le componenti del mondo dello spettacolo.

Anche cercando di esaltare, invece che distruggere, gli esempi positivi. Uno fra tutti, proprio la solidarietà fra associazioni di artisti,  citata dal presidente Ariacs , per arrivare ad una proposta legislativa attenta.

Di grande rilevanza, poi, il commento relativo al fatto che il  grande numero di agenzie esistenti ‘dovuto ad una non regolamentazione dei soggetti che possono esercitare questa professione, ha messo in difficoltà anche i teatri stessi che si trovano a dover interloquire con un numero spropositato di agenti italiani e stranieri’.

In definitiva una riaffermazione della necessità di una normativa valida, trasparente, generale. Alla quale speriamo che la nostra indagine, che non vuole essere rancorosa ed ancor meno faziosa, possa apparire come un timido supporto, certo non un impedimento.

 

Fatta questa doverosa premessa e rinnovato il rincrescimento per eventuali fraintendimenti, proseguiamo con il lavoro di analisi dei dati della stagione in corso.

Lavoriamo sulle realtà del Nord Est non ancora affrontate: in parte Verona e Trieste.

Prendiamo in considerazione la stagione 2024 del Teatro Filarmonico, che è la sede degli spettacoli invernali scaligeri.

Il team dirigenziale è lo stesso dell’Arena, con una eclettica Cecilia Gasdia che ricopre l’incarico di Sovrintendente, direttore Artistico e direttore delle risorse umane ad interim, principal marketing consultant e responsabile prevenzione della corruzione. Una mole oceanica di impegni e responsabilità, che fanno capo a quella che è stata una regina dei palcoscenici internazionali e che dimostra grande determinazione manageriale, tanto da essere stata rinnovata, dopo una serie di scontri accesi fra Ministero e Comune, fino al 2028.

Al suo fianco il supporto del vice direttore artistico, Stefano Trespiti  .

La stagione 2024 del Filarmonico presenta 5 opere liriche: ‘Die Zauberflote’, ‘La Rondine’, ‘Il Campiello’, ‘Stiffelio’ e ‘La Cenerentola’.

Titoli non scontati, che paiono, giustamente, delegare al periodo estivo le scelte più popolari. Non ci sono la raffinatezza del Vivaldi veneziano o la quasi novità di ‘La Porta chiusa’ triestina, ma, per esempio,‘Stiffelio’ è certamente uno spettacolo non comunemente allestito.

Importante  il confronto con i dati estivi.

Prima di tutto perché la componente straniera, prevaricante da giugno a settembre, in inverno e primavera si assottiglia vistosamente, posizionandosi attorno al sette per cento  e rendendo ancora meno spiegabile la differenza estiva, così penalizzante per i nostri connazionali, oltretutto in un periodo in cui i teatri di tradizione sono chiusi.

Se uno leggesse i dati senza elaborarli criticamente, verrebbe da pensare  che i conservatori non preparino al grande repertorio, ipotesi ovviamente risibile.

Analoga  durante l’anno, invece,  la situazione delle agenzie di appartenenza dei ruoli principali: dominante il peso  di quella di Ariosi,  che se durante il Festival estivo si posiziona attorno al 43%, nel periodo invernale mantiene il 20%, che quasi doppia chi lo segue.

In entrambe le stagionalità emerge un marcato stacco dai concorrenti: in Arena il secondo è ‘Stage door’ (11%), seguito da ‘In Art’ ( 5%); al Filarmonico ha alle spalle  ‘AART Music’ e ‘Stage dor’, il primo al 12% ed il secondo al 10%.

Naturalmente stiamo facendo dei conti percentuali sul numero dei contratti. Più significativo sarebbe valutare l’entità degli ingaggi, che  immaginiamo possano accentuare il distacco, perché molte volte con un paio di protagonisti ad effetto si fattura molto più di quanto si possa fare con ruoli di secondo piano.

Ma questo travalica gli ambiti che al momento abbiamo deciso di trattare.

Chiudiamo la seconda puntata con il Teatro Verdi di Trieste, realtà dal passato glorioso che sta cercando di recuperare un ruolo di primo piano dopo gli anni di recente appannamento.

Sovrintendente è il professor Giuliano Polo che , entrato nel terzo anno d’incarico, di fatto sta prendendo in mano le sorti del teatro, superato quel periodo in cui i nuovi arrivati devono gestire le decisioni prese da chi li ha preceduti.

Al suo fianco, come Direttore Artistico, il Maestro Paolo Rodda, che ricopre ufficialmente questa carica dalla Stagione 2016/17, ma che da molto tempo prima era già responsabile dell’area artistica.

La stagione del teatro triestino è decisamente eterogenea: ‘Manon Lescaut’, ‘Die Zauberflote’, ‘Anna Bolena’, ‘Ariadne auf Naxos’, ‘Nabucco’, ‘La Cenerentola’ per chiudere con il dittico ‘Il Castello di Barbablù’ e ‘La porta chiusa’.

Sulla nazionalità dei cast  ci sono alcune sorprese: per ‘Manon Lescaut’ oltre il 40% dei cantanti era straniero; solo attorno al 20%  la componente estera del titolo di Mozart; poco più del 25% per ‘Anna Bolena’; attorno al 50% per ‘Ariadne auf Naxos’, ma in questo caso  i numeri erano ampiamente motivati dalle caratteristiche del titolo e dalla scelta dell’esecuzione in lingua originale; supera il 60% la quota stranieri per il ‘Nabucco’, con  solo il 50% degli interpreti in quota comunitaria (3 italiani e 2 UE) ; ritorna al 25% per ‘Cenerentola’; quasi tutti italiani per il dittico finale.

Complessivamente  il numero degli interpreti provenienti dall’estero si posiziona fra il 30 ed il 35%.

Non poco, soprattutto pensando che  il titolo con la minor percentuale di nostri connazionali è la più nazional-popolare delle opere: ‘Nabucco’.

Per quel che riguarda le agenzie, dai dati  di operabase emerge che l’agenzia  che riesce ad essere più convolta è, ancora una volta, Ariosi, con una percentuale del 15%, concentrata principalmente sul pluricitato ‘Nabucco’.

Segue Tk Jam , al 12%. Va specificato è l’agenzia del Direttore stabile e che quindi la percentuale, che  comprende anche le repliche dirette dal Maestro Calesso,  certamente inserite nel suo contratto generale, potrebbe risultare  sovrastimata.

Chiude la terna  Atelier Musicale  con il 9%.

Sostanzialmente non appare niente di particolarmente prevaricante a livello generale, ma certo si fa notare la  difficoltà a trovare interpreti madrelingua per i grandi titoli del repertorio italiano. 

Saranno gli ultimi aliti di quel vento mitteleuropeo che rende cosi affascinante la città di 

Svevo.

Il nostro viaggio, che continuerà prossimamente con le  fondazioni del Nord Ovest,  sta cominciando a pastellare un panorama  che rende sempre più importanti, ma anche coraggiosamente concrete,  le parole del Ministro   e sul quale non vanno spenti i riflettori.

 

 

Gianluca Macovez

28 aprile 2024

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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