Venerdì, 13 Dicembre 2024
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Ma l’opera italiana è ancora un patrimonio universale?

Tiriamo le fila dell’indagine sullo stato dell’opera in Italia.

 

La nostra inchiesta sul mondo dell’opera in Italia si avvia alla conclusione.

Che non vuol dire che abbiamo finito, ma solo che si sono concluse le stagioni teatrali 2023 24.

 

Pensiamo sarà interessante prendere in esame i futuri calendari, per capire anche se le indicazioni del Ministro Sangiuliano sono state  prese realmente in carico e da chi, ma anche per vedere se ancora una volta ci siamo solo parlati addosso e nulla cambia, con i soliti tiratori liberi che pensano di poter non seguire le regole che valgono per gli altri

Certamente, però, a questo punto  nessuno potrà nascondersi dietro un ‘non lo sapevo’.

Non gli agenti, non i sovrintendenti ed i direttori artistici. Che ovviamente avevano la situazione chiarissima davanti agli occhi, ma che adesso  sanno che anche noi pubblico conosciamo qualche sfumatura in più di una situazione quanto mai ingarbugliata.

Non i cantanti, alle volte finti ingenui.

Non i politici che magari non avevano ben capito quanto questa situazione sia penalizzante per i giovani talenti.

Non gli amministratori coinvolti, che comunque sono garanti e responsabili della gestione delle fondazioni liriche.

Questa inchiesta è poca, pochissima cosa.

Forse solo uno spunto per invogliare ad approfondire certe situazioni apparentemente inspiegabili e per chiederci se in qualche cartellone Passione ed Arte non siano state sostituite da  Calcolo ed Interessi .

Naturalmente viviamo in un mondo reale, di compromessi, di bilanci e di economia. 

Ma sono comunque importanti chiarezza  e trasparenza e ci piacerebbe molto essere stati anche minimamente utili, ponendo qualche domanda che,  anche senza una autentica risposta, focalizzi l’attenzione su  questioni sulle quali troppo spesso si è sorvolato.

 

Chiudiamo quindi da dove siamo partiti: i festival estivi.

Avevamo iniziato da Verona e chiudiamo con altri due eventi importanti: il Festival Puccini a Torre del Lago e la stagione estiva di Macerata.

Questo è l’anno del centenario pucciniano.

Il Festival di Torre del Lago, nonostante tagli il traguardo della  settantesima edizione non è mai riuscito realmente a decollare, ma ormai da anni occupa le pagine della stampa per una serie di criticità, supposte o reali: lo scorso anno il maestro Veronesi diresse bendato per contestare una regia; qualche mese fa  partirono polemiche sulla gestione delle spese e sulle iniziative  che non prendevano forma; poi ci sono stati  i malumori per la nomina dei maestri Diego Basso e Federico Pupo nel componenti del Comitato promotore delle celebrazioni pucciniane come“esponenti della cultura e dell’arte musicale italiana ed europea, esperti della vita e delle opere di Giacomo Puccini”.

Ogni nomina importante suscita sempre clamore ed in questo caso si andavano a sostituire Riccardo Chailly e Massimo Marsili.

Il primo uno dei più acclamati direttori d’orchestra al mondo, il secondo direttore della Fondazione Puccini di Lucca.

Basso è musicista preparato, ma certamente più avvezzo al pop, visto che in questo momento sulla sua pagina internet si annunciano uno spettacolo sulle musiche di Disney, l’accompagnamento con l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana delle date di Marostica dei Pooh  e lo spettacolo, sempre con la stessa compagine orchestrale ed il soprano Claudia Sasso, intitolato ‘Diego Basso plays Queen’ previsto per l’autunno. Certamente spettacoli bellissimi e che attireranno molto pubblico, giustamente, ma  che non possono non stupire i melomani più tradizionalisti.

Federico Puppo, invece è stato Direttore Artistico per un anno all’Arena Verona, occupando poi la stessa carica , dal 2005 al 2008, alla  Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi. Dal 2000 al 2018 è stato Direttore Organizzativo di Teatri S.p.A., società per la gestione del Teatro Comunale e del Teatro Eden di Treviso. Dall’ottobre 2011 a dicembre 2020 fu  Direttore del Teatro Salieri di Legnago e da maggio 2017 è Direttore Artistico della Stagione Concertistica del Teatro Comunale di Monfalcone. Insegna  ‘Organizzazione dello spettacolo’ al Conservatorio ‘di Ferrara .

Due figure che certamente,  pur nella distanza dai professionisti che sostituiscono,  avrebbero potuto provare a svecchiare il Festival ed ad immaginare occasioni interessanti di visibilità per il compositore toscano.

Non possiamo, però, non strabuzzare gli occhi vedendo che nella pagina ufficiale della Biglietteria del Festival Pucciniano di quest’anno ci sono anche, fra un ‘opera e l’altra: il Volo, Loredana Bertè e Tony Hadley.

Probabilmente opportune scelte economiche, utili anche ad abbattere le distanze fra i generi.

Sembra quasi che si cerchino di emulare le serate pop variopinte dell’Arena di Verona, nelle quali l’anfiteatro  è un mero contenitore, una resa  agli interessi economici e televisivi, certo non uno scrigno per il belcanto.

La grande differenza è, però, che in quel caso non sono inserite nella stagione lirica, mentre qui parrebbero parte del percorso pucciniano.

Peccato veniale, si dirà, ampiamente emendato dalla  scelta di aver chiamato il Maestro Pierluigi Pizzi, garanzia di eleganza e coerenza,  a  firmare l’intera stagione .

Al di là di ogni discussione, comunque, va detto che è molto complesso, inserire i dati di Torre del Lago nell’inchiesta, perché molti dei titoli hanno tanti ruoli da affidare. Non i protagonisti, ma i comprimari, che inspiegabilmente  non hanno  ancora un nome.

Oltretutto a Torre del Lago ci sono, proprio nei ruoli secondari, cantanti che si esibiscono da anni con successo e che certamente meriterebbero delle occasioni  più rilevanti. Invece che  metterli in risalto, sembrano essere stati mandati all’angolo, a sottolineare quanto sia complesso vivere cantando, indipendentemente da quanto si è bravi.

Impossibile quindi calcolare per questa manifestazione  la percentuale fra interpreti italiani e stranieri, anche se l’impressione è che le indicazioni del Ministero siano state ampiamente rispettate. 

Per quel che riguarda le agenzie, si nota prima di tutto una distribuzione abbastanza omogenea: sono coinvolte 13 agenzie su 70 ruoli principali . Quella con maggiori contratti è Melos (12), seguita da InArt ed AART music, entrambe con otto. Al quarto posto Prima Fila (6) e poi ben 9 agenzie con 4 contratti.

Una situazione ineditamente positiva per  le parti di maggior rilievo, che rende ancora più stridente la situazione comprimariale.

A Macerata vengono montati tre titoli d’opera: ‘Turandot’, ‘Norma’ e ‘La Boheme’.

I cantanti non italiani sono attorno al 10%, quindi decisamente in linea con le indicazioni del ministro.

Per quel che concerne le agenzie, domina InArt (16), seguito da Ariosi (12) e stagedoor (8).

In ogni caso questa potrebbe essere guardata come una ulteriore  dimostrazione che si possono organizzare stagioni estive con cantanti in maggioranza italiani  e con coinvolgimenti ampi di agenzie.

Ritorniamo a Verona : il  7 giugno, in Arena c’è stata la serata "La grande Opera italiana patrimonio dell'umanità".

Una lunghissima cavalcata musicale.

La prima parte era affidata a Muti , che ha costruita una inedita compagine  orchestrale costituita da musicisti e coristi provenienti dalla varie fondazioni italiane. Una magnifica metafora di una italianità sena barriere e divisioni.

La seconda parte, diretta da Ciampa, prevedeva la discesa in campo di una grande quantità di voci.

Certo se si fa una serata per l’opera italiana, non si capisce cosa centri la Carmen, oltretutto  neanche in una delle pagine più celebri.

Va anche detto che se da un lato c’erano le esigenze della diretta televisiva, dall’altra cinque ore di spettacolo sicuramente non sono l’idea migliore per svecchiare l’opera, come non si capiscono quelli che cantano in costume e chi in abito da sera. Il messaggio che arriva è che la musica non basta e quindi si ricorre al travestimento.

Invece la musica, fatta bene e con coerenza, basta eccome.

 Anche perché posso mettere il kimono a Cio cio san, ma se canta in un palcoscenico vuoto non è opera in costume, ma una cantante truccata  che pare abbandonata in un piazzale. Né è andata meglio ad una possente Norma, ingioiellata come nessuna sacerdotessa e pettinata in gusto afro,  assisa sulle gradinate, dove nessuno ha cantato mai. 

Certo i microfoni sopperiscono ai problemi dell’acustica, ma questa versione carnevalesca difficilmente incanta, nonostante la bravura dell’interprete.

Detto questo, che in quanto opinione personale è del tutto opinabile, andiamo ai dati.

Doveva esserci il meglio del mondo dell’opera.  Che naturalmente non poteva essere  solo quello presente. Si è tanto scritto dell’assenza dell’annunciata Netrebko. Di più si sarebbe dovuto scrivere della mai scritturata Anna Pirozzi straordinaria voce italiana, presente nei maggiori cartelloni internazionali ma che in Italia, come troppi suoi colleghi, che illuminano i teatri esteri, è difficile ascoltare. Certamente non per volontà degli interpreti.

Non conteggiamo in questo caso  il rapporto stranieri/ italiani,  perché qui avevamo sostanzialmente solo ruoli di primo piano ed il risultato sarebbe  privo di significato.

Interessante la divisione fra le agenzie: Ariosi, In Art e Stage door hanno ognuna 4 cantanti , segue Askonas  con due ed altre quattro, ciascuna con un interprete.

Evidentissima la differenza con la stagione areniana tradizionale, nella quale , per i ruoli principali , dominano: Ariosi con 83 contratti, stage door 23 ed In art 10. 

Forse per la gran serata si è trovato l’equilibrio in nome della qualità, oppure si optato per una rassicurante ‘par condicio’.

Chiudiamo, senza escludere di  riprendere l’analisi dei nuovi i dati a partire dall’autunno,  con uno schema generale. 

Nel corso dell’indagine, che ha riguardato le fondazioni,  ad esclusione della Scala che ha una situazione a sé stante, non abbiamo fatto  considerazioni né relative alla qualità, non è questa la sede, né abbiamo preso in considerazione i compensi.

Pur sapendo che certi cantanti  hanno cachet decisamente elevati rispetto ai colleghi e che quindi una agenzia  che ha meno contratti potrebbe incassare molto più di un'altra dai prezzi più ‘calmierati’.

Abbiamo notato una forte tendenza, per alcuni teatri, a mettere in contratto per parti anche secondarie artisti non italiani e che la percentuale degli extra comunitari è elevata, soprattutto in alcune fondazioni.

Ribadiamo ancora una volta che ovviamente non c’è nessuna ostilità verso i  cantanti che vengono dall’estero.

Però una simile situazione va indagata.

Prima di tutto perché lo stato davanti ad un fenomeno di questo tipo dovrebbe porsi la domanda se la qualità dei Conservatori è all’altezza delle richieste dei teatri, dall’altro dovrebbe chiedersi perché si vengano a creare queste criticità e solo in alcune realtà.

Ci sono vantaggi in termini economici? Ci sono interessi  di agenti che riescono a costruire rapidamente curriculum da proporre in Europa?  C’è la volontà di boicottare alcuni artisti? 

Si sta affermando, un po’ come nel mondo delle mostre, l’offerta di spettacoli ‘ a pacchetto’?

Ovviamente non abbiamo risposte, ma ci piacerebbe riceverle da chi le sa.

Nelle fondazioni prese in esame abbiamo individuato 2013 ruoli che potremmo definire di primo piano.

Non c’è dubbio che il mercato sia dominato dall’Agenzia Ariosi, che di questi contratti ne ha firmati, dai dati ufficiali  che abbiamo trovato nei siti dei teatri,  ben trecento cinquanta, ovvero circa il 17%. Segue In Art, con approssimativamente il 10 % . Al 7% troviamo Stage door e GM Artist, appena superiori ad AART Music (6%) e Melos (5%). Tutte le altre sono presenti con percentuali inferiori. 

Questo ad oggi lo stato di fatto.

Da qui potremmo partire per ogni futura monitorizzazione.

Non servirà aspettare l’autunno, invece, per sapere cosa ne pensato le agenzie che fanno parte della associazione Ariacs ( Associazione dei Rappresentanti Italiani di Artisti di Concerti e Spettacoli) perché  il loro presidente, il dottor Franco Silvestri, che conosce la nostra indagine, ci ha concesso una lunga ed interessante intervista che pubblicheremo nei prossimi giorni.. 

Certamente sarà un tappa importante per riuscire a conoscere meglio questo mondo dell’opera, che  stupisce continuamente, non solo sul palcoscenico.

 

 

Gianluca Macovez

13 giugno 2024

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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