Martedì, 16 Aprile 2024
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Ieri è un altro giorno, non chiedere al domani quello che puoi avere ieri

Recensione dello spettacolo Ieri è un altro giorno in scena al Teatro Manzoni di Roma dal 26 aprile al 20 maggio 2018

 

Ieri è un altro giorno. Eh sì, proprio così. Non domani né oggi, ma ieri. Perché ieri non sarà e non è stato. Semplicemente è.
Un controsenso? Apparentemente sì ma a teatro può succedere di tutto, come succede all’avvocato Pietro Paolucci in una giornata molto importante in cui dovrà presenziare ad un’udienza che può cambiare per sempre le sorti della sua carriera.

Capita a tutti, nella vita infatti, di essere alle prese con qualcosa di assurdo o di trovarsi in una situazione in cui non ci si sarebbe aspettati di dover gestire.
Una situazione, tipo, questa: l’avvocato Paolucci (Gianluca Ramazzotti) ha appena messo piede nel suo studio – che è poi anche quello del suo principale Bernardo, alias Antonio Conte – quando scopre che la sua ex fiamma Sofia (Milena Miconi) è stata assunta come nuova segretaria. Paolucci non vuole avere distrazioni prima dell’udienza perché l’esito della causa decreterà una volta per tutte se il suo sogno di avere uno studio a Londra si avvererà. Pietro Paolucci però non sa che quella sarà per lui una giornata “molto particolare”. Alla porta infatti si presenta la vedova Verda (Stefania Barca), cliente di cui da sei mesi ne cura la separazione, la quale lo informa del decesso del marito Michele e che gli esprime il desiderio di voler che sia proprio Paolucci ad occuparsi della successione; alla vedova non va giù che il marito le abbia lasciato un appartamento di soli 250 mq a Piazza di Spagna e il resto delle ricchezze alla figlioccia adottiva. Paolucci non vuole accettare l’incarico ma Bernardo, il principale, lo costringe sotto ricatto a farlo, supportato anche dal genero Federico (Alessandro Sampaoli), due avvocati non proprio corretti, diciamo così, nella gestione degli affari legali e privati. Federico, ad esempio, è un dongiovanni incallito che la fa sempre franca grazie a Pietro che “copre” tutti i suoi appuntamenti fedifraghi.
Nel momento in cui Pietro cestina il testamento della vedova, uno strano individuo (Antonio Cornacchione) si presenta nello studio dicendogli che ha bisogno di parlare con lui. Dapprincipio Pietro non gli dà retta ma… più lo scansa e mano a mano si rende conto che il succedersi degli eventi si ripete, come un nastro mandato indietro all’infinito…
Perché la sua segretaria continua ad inciampare nel tappeto? Perché riceve sempre la stessa telefonata? Perché Bernardo gli ripete sempre le stesse cose? Perché è il solo a vedere e sentire questo strano individuo che non riesce a scrollarsi più di dosso?
Ieri è un altro giorno è una commedia che funziona perché tutto ciò che accade è costruito sull’assurdo. Non bisogna però pensare che, trattandosi di commedia dell’assurdo, è assodato che faccia ridere, perché per innescare la risata non bisogna far leva solo sul ridicolo, sul paradosso o sul contrario di tutto (come insegnava l’impareggiabile e ineguagliabile Antonio De Curtis, in arte Totò), ma bisogna anche saper reggere la scena, saper stare al passo con la battuta e saper interagire con gli altri personaggi presenti sul palcoscenico e con il pubblico in sala; bisogna saper creare empatia e – cosa più difficile – far credere che quanto accade, fosse anche la cosa più assurda, è naturale che accade anzi, è normale. L’impresa, agli attori della compagnia, è riuscita perfettamente, tutti in platea ipotizzavano cosa poteva mai essere successo e quali sarebbero stati gli sviluppi della vicenda.
Più volte noi de La Platea abbiamo assistito a commedie dell'assurdo, e più volte abbiamo sostenuto che la vera magia del teatro, per coloro che hanno a che fare con questo genere, sta nel saper coniugare realtà e finzione, normale e assurdo, ilarità e riflessione, giusto e sbagliato; gli attori sono solo maschere, “strumenti” di quella grande macchina che è appunto il teatro, che ci permettono di capire a fondo la vita, le sue direzioni e le conseguenze. È proprio nella commedia che si riscopre dunque il fascino del palcoscenico e, a sua volta, il fascino del mondo e dell’essere umano.
Ed è per questo che il nostro grande applauso vuol rendere omaggio non solo allo spettacolo, ma soprattutto a tutti gli attori del cast e a tutti quelli che, ogni giorno, sanno farci riscoprire il valore della vera commedia.

 

Costanza Carla Iannacone
6 maggio 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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