Sabato, 20 Aprile 2024
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La vita che ti diedi, la morte che volevo toglierti.

Recensione dello spettacolo “la vita che ti diedi”, in scena al Teatro Quirino.

Una morte, quella di un figlio, segna l’esistenza di una madre, Donn’Anna Luna, che sarà divisa fra l’accettazione e il rifiuto della scomparsa. Questa tragedia di Pirandello, scritta per Eleonora Duse, come lui stesso affermò in una lettera è uno dei suoi scritti più profondi e duri. Si parla di uno dei temi più laceranti nella vita di una persona, la perdita di un figlio è qualcosa che sembra innaturale, fuori dagli schemi, da rifiutare a priori quindi.

La messa in scena di Marco Bernardini è perfetta. Il palco, messo su di un piano rialzato, proietta gli attori sulla platea e crea un gioco di salite e discese che involontariamente ricorda quelle difficoltà della vita che ogni giorno affrontiamo senza nemmeno accorgercene. Lo spettacolo è diviso in tre atti, senza interruzioni, senza particolari cambi scena. Nonostante questo ad ogni riaprirsi del sipario qualcosa cambia. Nel primo atto l’atmosfera è quella surreale di una chiesa. Il salone della casa di Donn’Anna Luna (interpretata Patrizia Milani) è invaso da una surreale luce bianca, odore d’incenso ovunque, delle donne pregano per la prematura scomparsa del ragazzo mentre Don Giorgio Mei (Carlo Simoni) cerca di convincere gli astanti che quanto successo è volere di Dio e Donn’Anna si perde nel suo dolore. Perdersi nel proprio dolore qui vuol dire scegliere come far morire, o vivere, dentro di sé qualcuno che fisicamente non c’è più, Donn’Anna cercherà di far vivere nel suo pensiero il figlio, che così non sarà più morto ma solo lontano, partito per un viaggio dal quale non è ancora tornato.

Nel secondo atto bastano pochi fiori per segnare un diverso stato d’animo, quello che lascia intendere che la vita va avanti nonostante tutti i drammi e le felicità provate. Ma quando tutto sembra tornare su piani razionali ecco che entra in scena il protagonista della tragedia. Palco vuoto, luci di notte, una finestra si apre, misteriosamente la sedia della scrivania si muove. La platea è unica testimone dell’evento, gli altri personaggi riescono solo in parte a cogliere quanto successo. Nell’ultimo atto si torna al mattino, nel frattempo a casa di Donn’Anna Luna un’importante visita ha scosso i suoi sentimenti, quella di Lucia Maubel (Irene Villa), donna amata dal figlio scomparso che porta in grembo una nuova vita. E’ proprio questa nuova vita che farà aprire gli occhi a Donn’Anna e che gli farà definitivamente dire addio a suo figlio.

Un plauso al magistrale gioco di luci che, ad ogni atto, ci fa percepire in maniera particolare il passare del tempo, l’alternarsi del giorno e della notte fanno intuire di cosa si stia veramente parlando, del mistero del ciclo della vita e della natura impalpabile dell’anima. Le interpretazioni di Patrizia Milani e di Irene Villa sono d'altri tempi.

 

Enrico Ferdinandi

11 dicembre 2014

 

 

LA VITA CHE TI DIEDI
di Luigi Pirandello

e con Gianna Coletti   Karoline Comarella

Paolo Grossi   Sandra Mangini   Giovanna Rossi

Irene Villa   Riccardo Zini

regia Marco Bernardi

scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci

suoni Franco Maurina

luci Massimo Polo

 

personaggi e interpreti

Donn’Anna Luna Patrizia Milani

Lucia Maubel Irene Villa

Francesca Noretti, sua madre Giovanna Rossi

Donna Fiorina Segni, sorella di Donn’Anna Gianna Coletti

Don Giorgio Mei Carlo Simoni  

Lida, figlia di Donna Fiorina Karoline Comarella

Flavio, figlio di Donna Fiorina Paolo Grossi

Elisabetta, vecchia nutrice Sandra Mangini

Giovanni, vecchio giardiniere Riccardo Zini

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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