Recensione dello spettacolo Bisbetica, la bisbetica domata di William Shakespeare messa alla prova in scena al teatro Quirino di Roma dal 1 al 20 dicembre 2015
The Taming of the Shrew, questo il titolo originale della commedia in cinque atti di Shakespeare, scritta intorno al 1554, che viene riportato in scena, in una veste tutta nuova, in questi giorni al teatro Quirino grazie alla produzione la Pirandelliana.
Bisbetica, la bisbetica domata di William Shakespeare messa alla prova non è solo un riadattamento in chiave moderna, è molto di più, è un’interessante gioco meta-teatrale. Una compagnia di attori, rimasti orfani del loro regista si ritrovano a capire se e come poter mettere in scena questa pièce.
Assistiamo così alla messa alla prova della compagnia. Ad aiutarli è rimasto solo il loro produttore, il cui unico cruccio è quello di non far saltare l’imminente debutto, tanto che si improvviserà anch’egli attore, un disperato attore jolly che cercherà di coprire tutti i ruoli rimasti vacanti, pur di rispettare gli accordi presi con il teatro e far quadrare i conti.
Per chi non conoscesse la storia, questa è la trama. Battista Minola, un gentiluomo di Padova, ha due figlie: la più anziana, Caterina, conosciuta per i suoi modi scontrosi e la più giovane, Bianca, al contrario nota per la sua gentilezza ed obbedienza. Bianca possiede due corteggiatori, Gremio ed Ortensio, mentre Caterina non ne ha alcuno. Battista decide così di allontanare Bianca dalla società finché Caterina non sarà sposata. Intanto Lucenzio, un giovane pisano, vede Bianca e si innamora perdutamente di lei, mentre Gremio ed Ortensio uniscono le loro forze per trovare un marito a Caterina. Quando Petruccio, un amico di Ortensio, arriva a Padova in cerca di moglie, essi gli parlano del brutto carattere di Caterina, ma anche del suo denaro: Petruccio decide all'istante di volerla sposare.
Sul palco troviamo dieci attori capitanati da una Nancy Brilli interprete di una grande performance. La sua Caterina è il personaggio che più di tutti riesci a riflettere e far riflettere gli altri sull’importanza di capire quale sia il modo migliore per interpretare un grande classico del teatro come questa commedia di Shakespeare. Come metterla quindi in scena, come ri-attualizzare tematiche, situazione, scenografie e personaggi?
Se l’idea di rappresentare La Bisbetica imprigionata a Guantanamo, con tuta arancione e manette ai polsi, viene percepita come un’esagerazione che fin troppo snatura l’originale, il giusto bilanciamento sembra esser trovato mediante piccoli innesti che, in effetti, rendono più che gradevole lo svolgersi della storia. Ed ecco che il ronzino di Petruccio diventa un carrello portapacchi ed il suo primo dialogo con la bisbetica Caterina un divertente scambio di battute in stile rap.
Fra tutte la scena che più ci ha colpito, per la forza della sua rappresentazione, è quella in cui Petruccio, ormai sposatosi con l’indomabile Caterina, carica quest’ultima sul suo portapacchi e sulle note della canzone dei Queen Don't stop me now, la porta via per cominciare quel percorso che porterà Caterina a diventare da indomabile Bisbetica a servile moglie. Canzone questa più che azzeccata, basta leggere i versi del testo scritto da Freddie Mercury, un altro classico senza tempo:
"Stanotte mi divertirò sul serio
mi sento vivo e capovolgerò il mondo, si
e fluttuando qui intorno in estasi
quindi non fermarmi ora, non fermarmi
perché mi sto divertendo, mi sto divertendo
sono una stella cadente che attraversa il cielo
come una tigre che sfida le leggi di gravità
sono una macchina da corsa che sfila come Lady Goliva
vado, vado, vado, vado, niente mi può fermare
brucio nel cielo, si
200 gradi, ecco perché mi chiamano Mister Fahrenheit
viaggio alla velocità della luce
farò di te un uomo supersonico
non fermarmi ora, mi sto divertendo così tanto
mi sto divertendo un mondo, non fermarmi ora
se vuoi divertirti devi solo chiamarmi
non fermarmi ora (perché mi sto divertendo)
non fermarmi ora (sì mi sto divertendo)
non mi voglio assolutamente fermare".
Con Nancy Brilli sul palco troviamo Matteo Cremon, Federico Pacifici, Gianluigi Igi Meggiorin, Gennaro Di Biase, Anna Vinci, Dario Merlini, Brenda Lodigiani, Stefano Annoni e, nel ruolo del Dr. Jolly, Valerio Santoro. La regia è di Cristina Pezzoli, traduzione e drammaturgia sono di Stefania Bertola, i costumi di Nicoletta Ercole realizzati da Sartoria Tirelli, le musiche di Alessandro Nidi e le luci di Massimo Consoli.
Fra tutte è da segnalare l’eccellente interpretazione di Matteo Cremon che rende, nonostante tutto, il suo perfido Petruccio il personaggio più amato della commedia. Toccante invece l’interpretazione di Gianluigi Igi Meggiorin interprete di Grumio, schiavo di Petruccio, vera anima conservatrice che più delle altre ricorda l’importanza di non discostarsi troppo dall’originale e che allo stesso tempo è attore di una compagnia che poco lo apprezza e che non sa’ quanta fatica questi debba fare per far quadrare i conti a fine mese.
La scenografia, curata da Giacomo Andranico, è essenziale ma gradevole. Se ci convince poco l’idea delle scritte in stile pop art che vanno a far immaginare i vari luoghi nei quali si ambienta la storia (Piazza, Padova, Strada), al contrario nella scena finale, quella del triplice banchetto nuziale, troviamo un bell’affresco che ben si intona con il messaggio che Sheakespeare voleva dare. Si tratta di una cruda riflessione sul ruolo della donna nella sua epoca e sul modo in cui un marito dovrebbe agire per farsi rispettare dalla sua consorte. Tema certo oggi forse lontano dai meccanismi che regolano i rapporti matrimoniali del duemila. C’è forse bisogno di cambiare il finale? La compagnia si interroga se Caterina debba o meno rimanere fedele al monologo originale, quello che va a chiudere la commedia. Ma l’ormai ex bisbetica Caterina non può che rimanere fedele a sua marito e a Shakespeare, siamo veramente sicuri che ci troviamo davanti a tematiche così superate e lontane da noi?
“Non e' bella a vedersi una donna piena di rabbia, simile ad una fonte torbida, piena di fango, repellente e viscida, senza alcuna attrazione ne fascino; una sorgente da cui nessun uomo, per quanto possa essere assetato, avra' il coraggio di bere anche solo una goccia.
Colui che è tuo marito è anche il tuo signore, custode, vita, capo e sovrano; colui che per provvedere al tuo mantenimento sopporta le fatiche del lavoro, in mare ed in terra, in mezzo agli uragani ed in mezzo al gelo, per far si che tu possa stare al sicuro nel tepore della tua casa, senza volere niente in cambio se non un poco d'amore, un sorriso sincero e la tua devozione sincera: una paga cosi' modesta per un così grande sacrificio. Ogni donna dovrebbe ossequiare il proprio marito cosi' come un suddito fa con il suo principe” (dal monologo finale de La Bisbetica domata).
Enrico Ferdinandi
6 dicembre 2015