Venerdì, 01 Novembre 2024
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Rovine del Tempo. L'incontro di Anna Banti con Artemisia Gentileschi

Recensione le Rovine del Tempo in scena al Teatro Hamlet dal 27 novembre al 6 dicembre 2015

La vita di Anna Banti che fu prima critica d'arte e, dopo il matrimonio col critico Roberto Longhi, scrittrice di romanzi s'intreccia su tutti i piani, sia reali sia irreali, con la vita di Artemisia Gentileschi, pittrice romana di scuola caravaggesca vissuta durante la prima metà del 1600.

Una conferenza messa in scena da una confusionaria donna perennemente in ritardo diviene il pretesto per dare vita a una smagliatura dove per poco meno do un'ora il tempo va fuori di sesto perdendo consequenzialità e lo spazio si annulla, ripiegandosi su se stesso e dando vita ad infiniti paradossi surreali.

La Firenze del 1944 si sovrappone allo stesso tempo alla Firenze e alla Roma del primo 1600, il bombardamento del '44 dove Anna Banti perderà la prima stesura del manoscritto sulla Gentileschi si sovrapporrà allo stupro della pittrice e al susseguente processo, Artemisia Gentileschi si sovrappone ad Anna Banti e viceversa.
Realtà e finzione perdono ogni connotazione ordinaria per far rivivere tra le rovine del tempo fantasmi del passato e del presente attraverso diapositive, musica, frammenti ricordi e documenti che perdono ogni valore di testimonianza per divenire agli occhi di chi assiste oggetti privi di significato soggettivo quanto oggettivo
Le esistenze di tre donne in tre punti distinti e separati della storia sulla linea tracciata dal fluire inarrestabile del tempo diventano il ponte di contatto e comprensione di se sesse e delle altre tra sensibilità artistiche e animi femminili differenti
Una visione notturna nel dormiveglia collettivo del pubblico in sala che viene trascinato in un turbinoso muoversi muoversi su e giù sul palco, salire e scendere da podi e scrivanie davanti ad una diafana pendola che si forza nonostante tutto di scandire ancora il tempo e che inesorabilmente,in ultimo, vedrà prendere forma della sua fine per mano di un affilata lama di coltello.

Spettacolo senza dubbio interessante ma a tratti un po' troppo vorticoso e ahimè disorientante e dispersivo per il pubblico che fa fatica a stare dietro alla scansione delle parole ripetute troppe volte di seguito tipiche della drammaturgia e della recitazione della Varley e che in questa messa in scena Teresa Ruggeri assimila al proprio stile recitativo.
Geniali diverse trovate prima tra tutte l'autosufficienza tecnica dello spettacolo in se e senza svelare più del dovuto il surreal macabro risvolto finale.

 

Fabio Montemurro
6 dicembre 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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