Venerdì, 29 Marzo 2024
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Lucio incontra Lucio: l'eternità delle emozioni al teatro Ghione

Recensione dello spettacolo Lucio incontra Lucio di Liberato Santarpino con  Sebastiano Somma e con Sandro Deidda (sassofono) Guglielmo Guglielmi (pianoforte) Aldo Vigorito (contrabbasso) Giuseppe La Pusata (batteria) Lorenzo Guastaferro (vibrafono), Alfina Scorza, Elsa Baldini, Paola Forleo, Francesco Curcio (voci) regia di Sebastiano Somma in scena al teatro Ghione dal 21 al 24 febbraio 2019

 

Come un’opera d’arte che, contemplata negli anni, riesce a stupirci ogni volta che torniamo da lei rinnovandoci lo stupore della prima volta, alcune canzoni che pensiamo di conoscere a memoria ci sorprendono per le risonanze che perpetuano in ognuno di noi. Come se dentro quelle parole, dietro quella melodia, si schiudessero nuovi mondi inarrivabili quelli che.. capire tu non puoi... .ma  che, sfuggendo alle leggi dell’intellegibile, volano sopra di noi divenendo veramente musica... leggera. 

Entrambi Lucio, entrambi nati nello stesso anno a distanza di un giorno, forse non per caso, Lucio Dalla e Lucio Battisti, con le loro opere che sanno di eterno, ci costringono ad alzare la testa nella speranza di vederle passare e afferrarne per un attimo la magia. Sebastiano Somma, nell’omaggiare i due artisti al teatro Ghione, prova per un momento a riportare sulla terra le loro canzoni avvalendosi di un’orchestra jazz di cinque elementi e di quattro voci che ad ogni canzone di Dalla ne contrappunta una di Battisti.

Dove inevitabilmente è la musica ad essere attrice protagonista, Sebastiano Somma, con elegante discrezione, diviene voce narrante impersonando i due artisti nell’espressione del loro pensiero, mentre sullo sfondo si materializzano, da chissà quale mondo altro, le loro immagini come se volessero supervisionare la proposta artistica dell’attore.  Questi, con delicati e preziosi interventi, individua e racconta alcuni passaggi significativi della vita dei due Lucio, non per spiegare le loro canzoni, bensì i vissuti ad esse sottostanti e le intime esigenze che hanno portato i due a determinate scelte artistiche. La forza creativa di Lucio Dalla riverberava e si alimentava del contatto dell’artista con la gente, come testimoniano i numerosi concerti e la sua continua ricerca di collaborazioni stimolanti.

Il suo bisogno di raccontare se stesso, non solo con la musica ma anche con le parole, associato ad un’esigenza di indipendenza artistica, lo rese ben presto autonomo dagli autori dei testi delle sue prime canzoni. Era giunto il momento di cantare la sua vita e non quella degli altri, di raccontare di cani randagi, di anime perse e storie di mare. Come è profondo il mare concepito alle isole Tremiti, storico e caro rifugio creativo e spirituale del cantautore bolognese, è l’album che segna il debutto di Dalla come autore di testi. Il suo capolavoro musicale, Caruso, datato 1986, nasce durante un suo soggiorno estemporaneo a Sorrento per un’avaria alla sua barca. Il direttore dell’albergo gli assegnerà la stessa stanza in cui alloggiò Enrico Caruso, la cui essenza e la sua storia sembravano ancora riecheggiare in quella camera, dove un ispirato Lucio Dalla lega e fotografa nelle sue note gli ultimi momenti della vita del tenore. Al bisogno di Dalla di essere tra la gente, si contrappone una ricerca della solitudine portata all’esasperazione dal carattere introverso, timido e scostante di Lucio Battisti, complice un’infanzia difficile da cui eredita le tante insicurezze sfocianti in rabbia e desiderio di rivalsa. Le sue giornate passate in solitudine in alloggi di fortuna a Milano, a cercare melodie sulla chitarra, contribuirono a formare la creatività musicale di quello che, a breve, sarebbe stato il più grande e geniale innovatore della musica leggera italiana.

L’incontro con Mogol fu un miracolo artistico: quest’ultimo, trasformò in poesia eterna quello che Lucio sentiva in musica, raccontando storie di vita comune, spesso autobiografiche. Nonostante molte canzoni della coppia artistica siano state affidate anche ad altri artisti, da Patty Pravo a Mina passando per l’Equipe 84 e i Dik Dik, la voce di Battisti, per alcuni sgraziata, a volte stonata, fu l’unica a trasmettere emozioni vere. Battisiti infatti, da sempre allergico al bel canto e alla voce impostata, capì che una canzone doveva soprattutto emozionare ed arrivare diretta alla pancia della gente; per questo in molti cantano meglio di lui ma nessuno sa emozionare come lui. Tra il modo di cantare degli altri ed il mio c’è la stessa differenza che esiste tra un bacio dato per cartolina e un bacio vero. L’ album Anima Latina del 1974, in cui l’ esplorazione di nuovi orizzonti musicali battistiani raggiunge uno dei suoi massimi apici, e dove la parola cantata viene compressa e sostituita da quella suonata, contiene già i prodromi della separazione artistica della coppia Mogol - Battisti concretizzatasi sei anni dopo. L’ album Una giornata uggiosa sarà l’ultimo capitolo di una magica alchimia voluta dagli dei. 

Sebastiano Somma, che dello spettacolo cura anche la regia, riesce a distribuire ed armonizzare molto bene le diverse fasi della rappresentazione, dove la parte musicale e quella raccontata trovano il loro punto d’equilibrio alimentandosi vicendevolmente. Originale l’idea di giustificare la nascita dei due artisti come una volontà esplicita delle divinità, in particolare Zeus, per farsi perdonare gli orrori della guerra, regalando all’Italia poesia e bellezza. Puntuale la partitura scritta di Liberato Santarpino, recitata e letta dallo stesso Somma, che si fa apprezzare per la ricercatezza e profondità delle informazioni sui due artisti, oltrepassando il già noto, anche a fronte di alcuni passaggi oltremodo romanzati e qualche imprecisione nella correlazione tra il periodo esaminato e la relativa canzone. Il testo di Santarpino diviene assolutamente prezioso anche per la citazione di alcune figure decisive nel percorso artistico di Battisti e Dalla, troppo frettolosamente dimenticate: Paola Pallottino autrice dei testi dei primi capolavori di Lucio Dalla come 4 marzo 1943 e Roberto Matano, il primo e vero scopritore del talento di Battisti. La partecipazione emotiva di Sebastiano Somma e la sua delicatezza espositiva avvicinano la parte narrativa ad un testo di canzone che armoniosamente si adagia sul sottofondo orchestrale. 

L’ orchestra colora di eleganti note Jazz le canzoni di Battisti e Dalla, senza mai perdere di vista gli arrangiamenti originali, pur personalizzandoli impeccabilmente, riportandoli ad in registro unitario: compito riuscito molto bene anche se non facile. Infatti, mentre le canzoni di Dalla già nascevano con spiccate venature jazzistiche, quelle di Battisti richiamavano il rhythm &blues ed hanno presumibilmente necessitato di un impegno maggiore, in termini di adattamenti in chiave jazz, senza snaturarne l’intelaiatura originale. Molto elegante ed emotivamente coinvolgente la coda orchestrale “ad libitum” di E penso a te, che richiama la versione battistiana del disco, e ha coinvolto spontaneamente il pubblico nel coro e nella scansione del tempo con le mani.

Meritato sold out al teatro Ghione con il pubblico che, mentre defluiva e ormai fuori dal teatro, ancora cantava i motivi dei due artisti, commentando le loro canzoni come se le avesse ascoltate per la prima volta quella sera. Magia delle opere d’arte. 

 

Simone Marcari

24 febbraio 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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