Giovedì, 18 Aprile 2024
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Le Braci al piccolo Eliseo: l'inesauribile fuoco sotto la cenere

Recensione dello spettacolo Le braci, in scena al Teatro Piccolo Eliseo dal 23 gennaio al 9 febbraio 2020

 

Si può vivere ibernati, appartandosi dal mondo che più non ci appartiene. Si può fare, se a scaldarci è sufficiente il soffuso calore delle braci di una stufa. Si può resistere, se nel fondo dell'anima gelata covano roventi le braci di una ferita, che si è deciso di sanare con la vendetta. È quello che ha scelto il Generale Henrik (Renato Carpentieri), ritirandosi in una solitudine, dove anche gli arredi sono immobili, attendendo per 40 anni il ritorno dell’amico Konrad.

Si può vivere fuggendo, da tutto e da sé stessi, cambiando continuamente lo scenario attorno a sé, per non avere una terraferma dove le radici di una qualche identità possano attecchire. È quello che Konrad (Stefano Jotti) fa per tutta la sua esistenza. Ma una ferita occultata e mai curata continua a bruciare come brace.

E Konrad ritorna da Henrik. Fra di loro una storia antica, che ha al centro una donna che non c'è più, come momento culminante una partita di caccia nel bosco, come strumento un fucile. Ma quale vendetta potrebbe dare soddisfazione o pace a due uomini che attendono solo di morire? Entrambi hanno vissuto ciecamente ligi loro credo. Entrambi hanno trascurato ciò che la loro mente non era capace di concepire. Entrambi non hanno contemplato ciò che avrebbe potuto salvarli: abbracciare la passione. La presa di coscienza di questo peccato capitale è la punizione che li accompagnerà verso il loro ormai breve destino.

Le braci (nel titolo originale Le candele bruciano fino in fondo), romanzo del 1942 edito in Italia solo nel 1998, è l’opera più nota dello scrittore ungherese Sándor Márai, perla nascosta e tardivamente scoperta della letteratura del ‘900. L’adattamento di Fulvio Calise e la trasposizione drammaturgica di Laura Angiulli, anche regista, sfrondano radicalmente vicende e personaggi, centrando lo svolgimento della pièce sui due protagonisti e sul loro incontro. Ma, grazie al loro efficace lavoro, nei 60 minuti in cui si dipana la conversazione fra Henrik e Konrad, nulla manca. I fatti e le domande irrisolte che hanno accompagnato tragicamente le esistenze dei due sono tutti lì, vivi, ardenti, alla mercé del pubblico, che assorto, se ne fa carico. Come tutto è rinchiuso nel libricino di memorie della donna contesa che da 40 anni attende, proprio in quella sera, di essere ridotto in cenere.

Asciugare, scarnire di tutto la rappresentazione è una scelta felice, perché ogni cosa avrebbe distratto della pregnanza del testo e dall’urgenza degli interrogativi che pone. Perché due grandi attori non hanno bisogno di nulla, nessun orpello, nessun artificio, per far vibrare chi siede loro davanti. Solo l’ineffabile magia della loro arte. E Renato Carpentieri, che sostiene la maggior parte del testo, è magistrale. Ogni altro commento, ogni altra aggettivazione sarebbe ridondante, verso una interpretazione che va solamente vissuta. Perché le braci, senza espandersi – ed esaurirsi - nel rosso bagliore della fiamma, sanno scaldare. A lungo.

 

Valter Chiappa

9 febbraio 2020

 

informazioni

LE BRACI

dall’opera di Sándor Márai

con

Renato Carpentieri

Stefano Jotti

Adattamento Fulvio Calise

Drammaturgia e regia Laura Angiulli

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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