Martedì, 08 Ottobre 2024
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Il mio nome è Caino: viaggio nell’interiorità di un mafioso

Recensione de Il mio nome è Caino in scena al Teatro Brancaccino dal 30 gennaio al 9 febbraio 2020

 

Istintivamente siamo portati a tenerci lontani dal male soprattutto nelle sue manifestazioni più estreme come nel caso della spietatezza e della crudeltà insita nell’agire mafioso. Lo scrittore Claudio Fava nel suo romanzo degli anni ’90, Il mio nome è Caino, ha tentato di scandagliare questa forma di male estremo attraverso un’operazione coraggiosa: assumere il punto di vista di un crudele mafioso, un assassino seriale che considera uccidere, il suo mestiere. Ninni Bruschetta traendo nutrimento dal testo di Fava, con la regia di Laura Giacobbe, costruisce una pièce teatrale con un monologo di circa un’ora accompagnato dalle note al pianoforte di Cettina Donati. Il nostro Caino ci trasporta nel suo mondo interiore, raccontandoci la sua storia dalle origini e oscillando tra momenti in cui rilascia dichiarazioni ad un processo e storie di vita vissuta. Il luogo e il tempo del processo non è meglio specificato, sembrerebbe infatti un tribunale simbolico in cui il giudice è la propria coscienza.

Le vicende narrate riportano al momento dell’iniziazione, quando il protagonista sceglie di emanciparsi dalle consuetudini mafiose familiari che si limitano a comandare, a disporre i delitti. Caino vuole diventare “un amministratore della morte” e scegliere di essere l’esecutore materiale di importanti delitti eccellenti, perché lui ha bisogno di uccidere per sentirsi migliore davanti a se stesso e tra i potenti. Sente l’adrenalina salire quando punta la calibro 38 in testa al suo nemico, ama sentirsi una belva senza pietà verso i suoi nemici su cui sente di avere potere di vita o di morte, al pari di Dio.  Con lucidità e coerenza, Caino racconta di essersi fatto riconoscere in questo potente ruolo eliminando il suo migliore amico, di fatto un fratello, che gli è valso questo soprannome. Ha superato così la prova per essere ammesso al consesso degli spietati. L’analisi introspettiva lo porta a dipanare tutta l’intricata sfera emotiva che si cela dietro tali gesti. Incredibilmente si rintracciano punti fragili, moventi inaspettati che portano lo spettatore quasi ad empatizzare con il “mostro”, quasi a comprenderlo, diminuendo improvvisamente le distanze tra il male e il bene, tra il bianco e il nero, trascinandoci in una zona grigia che ci accomuna tutti. Come sottolinea più volte la drammaturgia, infatti, da una parte i buoni che si sentono ineccepibili e dall’alta i malvagi, perduti per sempre. E in mezzo? Forse uno degli scopi di questo spettacolo, è proprio avvicinare le due sfere agli antipodi, assottigliando la linea di demarcazione tra le due polarità di Bene e Male. Alla fine anche il più mostruoso dei mostri, ha lasciato emergere esitazioni e fragilità, sapendo che gli sarebbero costate a caro prezzo.

In una suggestiva scenografia in cui il pianoforte è parte integrante della pièce, un lampadario vintage sospeso sullo sfondo, le luci basse e l’abito nero, Ninni Bruschetta s’immerge completamente nel suo personaggio rendendolo autentico, realistico e straziante mentre ci conduce nel suo complesso mondo interiore. La narrazione della mentalità mafiosa a cui l’attore imprime un taglio fortemente emotivo, con il ruvido dialetto siciliano aggiunge un’ulteriore nota di credibilità alla performance attoriale, frammezzata dalle note di Cettina Donati e dalla voce dello stesso Bruschetta. Apprezzabile la scelta registica di creare un’atmosfera elegante e suggestiva, in penombra, evocativa della zona d’ombra in cui la luce e il buio s’incontrano. Pubblico in sala coinvolto e in atteggiamento riflessivo, lascia la sala portandosi addosso le emozioni dello spettacolo.

 

Mena Zarrelli

11 febbraio 2020

 

 

informazioni 

NINNI BRUSCHETTA

In IL MIO NOME È CAINO

DI CLAUDIO FAVA

CON CETTINA DONATO AL PIANOFORTE

ALLESTIMENTO MARIELLA BELLANTONE | COSTUMI CINZIA PREITANO | DISEGNO LUCI RENZO DI CHIO | DISEGNO SUONO PATRICK FISCHELLA | PROGETTO GRAFICO RICCARDO BONAVENTURA | ILLUSTRAZIONE ANTONELLA ARRIGO | COACH LUCA AMOROSINO

REGIA LAURA GIACOBBE

PRODUZIONE MAURIZIO PUGLISI PER NUTRIMENTI TERRESTRI

30 GENNAIO – 9 FEBBRAIO 2020

TEATRO BRANCACCINO

dal giovedì al sabato ore 20.00; domenica ore 18.45

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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