Venerdì, 26 Aprile 2024
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HEISENBERG in streaming per la rassegna TREND: l’indeterminazione dell’essere

Recensione dello spettacolo “Heisenberg” in scena in streaming dal teatro Belli per la rassegna "Trend - nuove frontiere della scena britannica" dal 26 al 29 novembre 2020

 

Buio in scena: solo una panchina è illuminata da una luce di taglio. I rumori di una stazione affollata ingombrano lo spazio. Due sconosciuti si incontrano per sbaglio ed inizia un dialogo che racconta la loro vita. E’ possibile conoscere a fondo qualcuno senza sminuire la sua identità? Questa domanda è la matrice dello spettacolo.

Con ‘Heisenberg’ continua in streaming la diciannovesima edizione della rassegna di drammaturgia Britannica. Lo spettacolo, scritto da Simon Stephens nel 2015, ha visto la prima europea proprio nella quattordicesima edizione del TREND. Anche se pensata per il teatro, l’opera si presta bene alla visione in streaming, coinvolgendo lo spettatore nell’originalità della storia.

Il titolo della rappresentazione omaggia Werner Heisenberg alludendo al suo ‘Principio di indeterminazione’, ovvero l’idea che non possiamo misurare contemporaneamente sia la velocità che la posizione di una particella subatomica con precisione. Simon Stephens traspone questo concetto nello spettacolo: è possibile conoscere profondamente la personalità di una persona quando questa è in continua evoluzione? Con questa intenzione il drammaturgo unisce due estranei, di diverse età ed estrazioni sociali, portandoli a raccontarsi in una serie di incontri stravaganti. L’effetto che produce è di non riuscire veramente a identificare i personaggi, nel continuo mutamento e nella continua riscoperta di loro stessi.

In scena Antonio Salines (direttore artistico del Teatro Belli) e Francesca Bianco mostrano l’intesa di una collaborazione più che ventennale. Le battute sono scandite con la precisione di un metronomo, ogni intenzione è netta e accurata. Carlo Emilio Lerici (direttore organizzativo ed amministrativo del Teatro Belli), traduttore e regista dell’opera, sceglie di annullare la scenografia per dare più importanza alla parola. Solo tramite il dialogo, infatti, siamo capaci di conoscere i protagonisti, che sono liberi di confidarsi o di raccontare bugie. E solo tramite la parola, senza il supporto di fatti, non sapremo mai davvero quale sia la verità.

Lerici sfrutta la sua consolidata esperienza nella messa in scena di drammaturgia moderna e britannica: ogni parola e ogni azione è un rimando a un’altra parola e un’altra intenzione, in un gioco di continuo disequilibrio che produce l’effetto di  ‘indeterminazione’. L’opera si dispiega tramite una serie di richiami e concatenazioni ai discorsi precedenti, sostenuti dalla bravura e dall’affiatamento dei due attori. Ogni personaggio si deve confrontare con il proprio mutamento, indifferentemente che sia lento o veloce.

Lo spettacolo interroga sulla possibilità di conoscersi e raccontarsi, sulla difficoltà di definirsi come un individuo netto, pur nel continuo cambiamento. La stazione, il luogo d’incontro dei personaggi, rappresenta la tappa di un viaggio che non ha mai fine.  Un vagabondaggio che vorremmo circoscrivere, ma che nonostante tutto è intrinsecamente indeterminato.

 

Luca Monari

28 novembre 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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