Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coppia aperta, quasi spalancata: il capolavoro di Dario Fo e Franca Rame al Teatro Sala Umberto

Recensione dello spettacolo Coppia aperta, quasi spalancata di Franca Rame e Dario Fo, in scena al Teatro Sala Umberto dal giorno 8 al 13 marzo 2022. Con Chiara Francini e Alessandro Federico. Regia di Alessandro Tedeschi

 

“Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola, quella del maschio! Perché… se la coppia aperta è aperta da tutte e due le parti… ci sono le correnti d’aria!”.  In queste poche frasi chiave, si racchiude il significato essenziale di una delle opere teatrali più rappresentate al mondo. Il dibattito sulla possibilità della coppia aperta è aperto e insoluto da sempre, esistono molteplici tentativi di realizzarla, ma come ci indica il testo drammaturgico di Dario Fo e Franca Rame, l’esperimento funziona solo se le regole del gioco valgono per entrambi. Nel 1983, anno a cui risale la stesura della commedia, l’Italia è un paese fintamente emancipato in cui gli effetti della contestazione degli Sessanta e Settanta, influiscono solo parzialmente sulla cultura imperante. Una prova ne è la vicenda narrata di Antonia e dell’Ingegner Mambretti. Lui, uomo curato, narcisista, annoiato dalla ripetitiva vita coniugale, va alla ricerca di emozioni al di fuori del matrimonio. Lei, una donna vestita in modo trasandato, capelli in disordine, si sente invisibile, trascurata, non più desiderata dal marito con cui non ha più una vita sessuale da anni. Ma ciò che infiamma di più l’anima di Antonia, è la pretesa del coniuge che lei accetti con serenità questa condizione di moglie considerata come una madre che si stima e si rispetta. Per lui, efficace manipolatore, avere una vita sentimentale intensa al di fuori della coppia, può tranquillamente coesistere con la presenza della moglie in casa che vorrebbe addirittura come complice e consigliera nelle sue relazioni extraconiugali. A scuoterla dal suo dramma interiore, il figlio di 24 anni che la spinge a diventare indipendente, ad andare via da casa, a trovare un lavoro, a prendersi cura del suo corpo e del suo look: passa dal sopportare, al sottomettersi all’autonomia! Dopo tanti momenti di angoscia e di invisibilità, finalmente un uomo giovane, bello e stimolante entra nella vita di Antonia, ma le regole del gioco che valevano per lei, sembrano non valere anche per il marito che improvvisamente si sente spodestato, rivuole la sua donna, ritorna a desiderarla…

Il capolavoro tragicomico della Rame e di Fo, fotografa un’Italia sostanzialmente maschilista che relega la donna di quegli anni, al ruolo di custode del focolare domestico, concedendo la licenza al marito di poter esercitare il suo diritto di sentirsi attraente e interessante. Il graduale percorso di riappropriazione della propria autonomia, del proprio benessere fisico e psichico, portano la protagonista a non concepirsi più come un’appendice maschile, ma ad un essere soggetto attivo e ad autodeterminarsi. Inoltre viene ribadito il suo diritto a sentirsi amata, desiderata, attraente e a non accontentarsi di soddisfare le esigenze dell’uomo. Si ravvisa anche un sottile attacco ad un falso concetto di apertura ed emancipazione, rintracciabile nell’idea di coppia aperta: se si provano dei sentimenti, non si può prescindere dalla gelosia e non si può accettare di essere la confidente del proprio partner riguardo alle sue avventure sessuali e sentimentali. Frizzante e vivace l’interpretazione di Alessandro Federico e Chiara Francini che movimentano la scena con brio e dinamicità, in particolar modo la Francini che dà vita ad un personaggio esilarante che manifesta con la mimica, la gestualità e le movenze fisiche tutta la sua incontenibile energia. Apprezzabile la scelta registica di Alessandro Tedeschi, attualizzare la pièce inserendo alcuni passaggi sull’attualità, come il riferimento allo psicanalista Recalcati e alle consegne di Glovo. Il pubblico in sala partecipa divertito e risulta coinvolto dalla forza della recitazione che si sprigiona sul palcoscenico. Un pezzo del nostro teatro contemporaneo che non si può non conoscere, assolutamente consigliabile.

 

Mena Zarrelli

12 marzo 2022

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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