Martedì, 08 Ottobre 2024
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"A che servono questi quattrini?" al teatro Sala Umberto di Roma: quando il denaro è solo fumo negli occhi

Recensione dello spettacolo “A che servono questi quattrini?” in scena al Teatro Sala Umberto di Roma dal 16 novembre al 4 dicembre 2022

 

Quando Armando Curcio ha scritto questa commedia non avrebbe mai immaginato che a distanza di più di 80 anni sarebbe stata ancora attuale, eppure mai come oggi bisognerebbe rivivere a teatro le emozioni e i pensieri che questa commedia dolce-amara suscita per poterli esorcizzare. 

Sul palco del Sala Umberto rivive la vicenda del marchese Eduardo Parascandolo, detto il Professore che, dopo aver dilapidato tutti i suoi averi, si diletta nel dolce far niente: secondo la sua filosofia di vita il denaro è inutile ed è come una malattia tanto che, per evitarla, prescrive ai suoi discepoli solo contemplazione e riposo. Il lavoro per accumulare ricchezze è una perdita di tempo. E di questo ha convinto anche Vincenzino, un povero spiantato che vive insieme alla zia, e che ha lasciato il lavoro da quando conosce il professore per rincorrere il suo sogno di sposare la bella Rachelina (Loredana Giordano), sorella di Ferdinando De Rosa, contrario a un’unione tra i due. Proprio per dimostrare la correttezza delle sue teorie, decisamente stravaganti e controcorrente, il professore architetta una messinscena paradossale con cui riesce a convincere tutti dell’inutilità del denaro.

Il marchese, infatti, dimostrerà come non sia importante essere realmente ricchi, ma farlo sembrare. È proprio facendo credere a Vincenzino di aver ereditato una fortuna, che il professore dimostra come le persone cambino immediatamente atteggiamento: lo spiantato Vincenzino acquisterà nuovo valore agli occhi dei suoi creditori come anche agli occhi di Rachelina, desiderosa di sposare un uomo che non conosce solo perché ricco. Il rapporto che cambia più palesemente è quello che Vincenzino ha con sé stesso: all’improvviso diventa più spavaldo, sceglie abiti migliori e, con il tocco magico del professore, diventa anche un impavido uomo d’affari. Quando la maschera dell’uomo ricco calerà, Vincenzino saprà tornare in sé con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto.

Nello spettacolo messo in scena dalla Pirandelliana, a calcare il palco del Sala Umberto è un cast prestigioso che dimostra di aver fatto proprio il testo di Curcio insieme allo spirito di Eduardo. Non si rimpiange, infatti, la versione più nota della commedia quando sul palco ci si trova di fronte a un marchese Parascandolo interpretato da un notevole Nello Mascia. Le vesti del professore sembrano calzargli perfettamente: riesce a catturare da subito l’attenzione dello spettatore, e non solo per la singolarità del suo ruolo. È lui che muove le redini della vicenda: sul palco si destreggia tra un personaggio e l’altro, la sua presenza si percepisce anche quando assente dal palco, ed esplica le sue intenzioni chiaramente con un cenno o un’alzata di sopracciglio. Il suo marchese rievoca quello di Eduardo ma, com’è giusto, con movenze e gestualità tutte proprie, e carico di un carisma che non mette in ombra gli altri attori, anzi. Ogni personaggio brilla di luce propria: Valerio Santoro e Salvatore Caruso sanno dar vita ai migliori battibecchi e alle più divertenti rincorse tra Vincenzino e zia Carmela, mentre Ivano Schiavi padroneggia bene l’arricchito Ferdinando De Rosa, diventando ora un temibile antagonista ora un buon amico di Vincenzino. Alla farsa imbastita dal professore dà il suo contributo nell’ombra anche Fabrizio La Marca, ovvero il fedele discepolo Michele. La scenografia di Luigi Ferrigno assume un ruolo di primo piano: si entra in scena con un tavolino e due sedie per raffigurare l’indigenza iniziale e si conclude lo spettacolo con l’elegante festa di fidanzamento dove viene rivelato l’imbroglio. Le scelte registiche di Andrea Renzi risultano molto efficaci nel sottolineare situazioni e personaggi. Particolarmente d’impatto la silenziosa introduzione alla commedia con il professore che apre il sipario così come lo richiude alla fine, mentre il cambio di scenografia a sipario aperto affidato agli attori stessi ha il pregio di conferire maggiore spontaneità allo spettacolo e di riportare il pubblico un po’ indietro nel tempo. Questi gli ingredienti, giusti e ben misurati, di uno spettacolo che vale la pena vedere, o rivedere, anche solo per ricordare a sé stessi che a volte per sfuggire alle tribolazioni del dio Denaro bisogna imparare a liberarsi dal suo potere.  

 

Diana Della Mura

21 novembre 2022

 

informazioni

A che servono questi quattrini

di Armando Curcio

scene Luigi Ferrigno

costumi Ortensia De Francesco

luci Antonio Molinaro

coproduzione La Pirandelliana

regia di ANDREA RENZI

con

NELLO MASCIA 

VALERIO SANTORO 

SALVATORE CARUSO 

LOREDANA GIORDANO 

FABRIZIO LA MARCA 

IVANO SCHIAVI

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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