Venerdì, 26 Aprile 2024
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Caravaggio il maledetto al Teatro Ghione: un’emozionante Caravaggio negli ultimi istanti della sua vita

Recensione di Caravaggio il maledetto in scena al Teatro Ghione dal 19 al 22 gennaio 2023. Regia e adattamento di Ferdinando Ceriani. In scena Primo Reggiani, Francesca Valtorta e Fabrizio Bordignon

 

Siamo sulla spiaggia di Porto Ercole nel 1610, dinanzi a noi Michelangelo Merisi detto Caravaggio negli ultimi istanti della sua vita, in condizione di delirio. A prendersi cura di lui una coppia di pescatori, ma ai suoi occhi, l’uomo e la donna acquisiscono il volto dei personaggi più significativi della sua vita. Inizia a dialogare con loro rivivendo i passaggi fondamentali di tutta un’esistenza vissuta all’insegna del binomio genio e sregolatezza. Ha divorato la vita con una ferocia insaziabile, l’ha amata disperatamente, pur trascorrendo gli intervalli di tempo tra un’opera e un’altra nella miseria, nella povertà, dedito al gioco, pestato nelle risse. A concedergli protezione e supporto c’è stato il cardinal Del Monte, con cui Caravaggio ha un rapporto conflittuale basato su affetto e riconoscenza, ma nel contempo di repulsione nel momento in cui l’ecclesiastico cerca di sedurlo per diventarne l’amante o quando critica aspramente il legame con la prostituta Lena. Durante le visioni di cui è preda nei frangenti precedenti alla morte, ci appare anche un'altra relazione tormentata del nostro artista: quella con il mercante d’arte, Valentino.

Questi gli chiede di adattare la sua arte alle richieste dei committenti che ricercano uno stile convenzionale, tradizionale, con soggetti principalmente religiosi. Caravaggio si scontra con lui rivendicando il diritto alla libera ispirazione, a creare una nuova versione della luce realizzata con criteri innovativi, il diritto a far partecipare ai suoi dipinti la vita vera, quella in cui i santi sono sporchi, sudici e sono persone normali. Le sue idee rivoluzionarie e contro ogni luogo comune della produzione artistica, lo collocano al di fuori del contesto storico di appartenenza, rendendolo incompreso dai contemporanei che lo screditano, lo disprezzano, lo considerano ai margini della società. Centrale nell’intelaiatura drammaturgica la figura di Lena che proietta sulla pescatrice accanto a lui negli ultimi istanti della sua vita. Lena è stata la prostituta che ha frequentato nel periodo romano e che avrebbe eletto a modella di alcune sue preziosissime tele. È riconoscibile il suo viso in quello della Madonna dei Pellegrini, della Madonna dei Palafrenieri e della Morte della Vergine, oltre ad averlo prestato per Giuditta e Oloferne e per il Suonatore di liuto. Nel ricordo degli accesi dialoghi con Lena, lei lo accusa per la sua condotta sregolata e pericolosa anche se a latere prova un senso di eccitazione per il ruolo di sua musa ispiratrice elevata alla dignità della Madonna, davanti alla cui immagine, persino il Papa si sarebbe inginocchiato. Indiscutibile la grandiosità di un artista che con la sua visione alternativa dell’arte, ha introdotto soggetti nell’arte fin a quel momento totalmente ignorati o disprezzati, forse per provocazione ai perbenisti benpensanti, forse per dare dignità ai soggetti emarginati e non contemplati dalla storia ufficiale, forse perché il sacro, nel senso più autentico del termine, abbraccia proprio gli esclusi dalla società.

La drammaturgia di Caravaggio, Il maledetto si alimenta delle vicende riportate da Franco Molè nel testo teatrale Caravaggio probabilmente. Gli episodi riportati fanno riferimento ad alcune ricerche storiche sul pittore effettuate dallo storico dell’arte Bassani ricostruite nel volume Caravaggio assassino, parzialmente ritrattate dallo stesso Bassani alcuni anni dopo nell’opera La donna del Caravaggio, Vita e peripezie di Maddalena Antognetti. Il vero nome di Lena, infatti sarebbe Maddalena Antognetti, nota cortigiana romana, ma sull’esistenza di una relazione tra lei e Caravaggio molti storici non sono d’accordo. È stato accertato il suo ruolo nelle vesti di modella per alcuni notevoli dipinti, ma la leggenda della storia d’amore tra i due ha alimentato l’immaginario collettivo di fantasie da estirpare alla luce delle prove documentarie. Ciononostante, la drammaturgia di Ferdinando Ceriani non perde in termini di fascino e d’intensità. Gli spettatori in sala sono attratti da un testo ben costruito in grado di suscitare coinvolgimento ed emotività. La regia, sempre di Ceriani, crea un ambiente scenico elegante e suggestivo: drappi dai contorni strappati si allungano sulla parete di fondo e fungono da schermo alle proiezioni dei dipinti menzionati durante la pièce. Ne derivano effetti scenici di raffinata bellezza sui volti dei protagonisti dei dipinti, come nel caso dell’intenso volto di Lena nella Madonna dei Palafrenieri o nella Morte della Vergine. Da sottolineare le interpretazioni ben riuscite e decisamente credibili degli attori in scena. Palpabile il pathos in scena suscitato da Primo Reggiani che veste i panni di Caravaggio: sia la corporeità, sia l’intensità dell’interpretazione si addicono perfettamente ad un ruolo così complesso e sfaccettato come quello di un artista che ha mutato il corso della storia dell’arte. Altrettanta bravura è ravvisabile nella recitazione di Francesca Valtorta nelle vesti della popolana Lena a cui conferisce tratti di indiscussa credibilità. Riuscita anche l’interpretazione di Fabrizio Bordignon nei molteplici ruoli di mercante d’arte, del cardinale e del frate dell’ospedale di Misericordia, oltre al pescatore che lo ha trovato.

 

Mena Zarrelli

22 gennaio 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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