Domenica, 19 Maggio 2024
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Giorgio Marchesi in "Il fu Mattia Pascal" al teatro Ghione

Il dipartimento di italiano e storia dell’Istituto Alberghiero di Palombara Sabina, ha organizzato, per le classi quinte dell’Istituto, un’uscita didattica al teatro Ghione di Roma in occasione dello spettacolo “Il fu Mattia Pascal” di Giorgio Marchesi. Un’esperienza che ha avvicinato i ragazzi al teatro, grazie all’interpretazione vivace e moderna dell’attore, che ringraziamo per aver concesso anche una breve intervista ad una nostra “giovane redattrice”, Aurora Curci, studentessa dell’Istituto, che inaugura una finestra de La Platea dedicata al pubblico giovane a teatro e lo fa con matura esperienza. Questa la sua recensione:

 

“Or che cos'ero io se non un uomo inventato?”

 

Il classico letterario “Il fu Mattia Pascal”, scritto da Pirandello nel 1904, va in scena al Teatro Ghione di Roma, con protagonista Giorgio Marchesi, che ne ha curato l’adattamento in chiave moderna e la regia.

[Mattia Pascal vive in un paesino della Liguria, intrappolato tra un matrimonio che non lo soddisfa e condizioni economiche precarie. Ad un certo punto gli si palesa la possibilità di cambiare completamente vita, la coglie senza battere ciglio, cambiando addirittura il suo nome in Adriano Meis. Tuttavia si renderà presto conto dell’impossibilità di essere qualcuno che non esiste.]

Sul palco del teatro Ghione, incorniciati dalle tende rosse da palcoscenico, figuravano Giorgio Marchesi e il compositore e musicista Raffale Toninelli al contrabbasso, entrambi vestiti in smoking bianco e anfibi ai piedi.

Marchesi riesce a portare in scena una versione dove bolle poetiche e tematiche profonde trattate da Pirandello (quali dramma esistenziale, la crisi di identità, la morte e la rinascita), vengono narrate attraverso un monologo, in modo leggero e divertente, e contornate da passi di danza e musica contemporanea.

Marchesi, con eleganza ed ironia, ha ipnotizzato ogni singolo spettatore in sala, trasportandolo dalla propria poltrona, al fianco di Mattia Pascal. L’attore ha spogliato il protagonista del romanzo dell’aurea novecentesca, vestendolo (letteralmente, visti i cambi abito) da uomo dei nostri tempi. Anche la musica e le luci che cambiano, non solo con il variare delle ambientazioni, ma anche con il mutare dello stato d’animo del protagonista, contribuendo a rendere impeccabile lo spettacolo.

 

Dopo lo spettacolo ho avuto modo di fare qualche domanda a Giorgio Marchesi, che si è prestato on generosità al mio invito.

 

Ha curato lei l’adattamento in chiave moderna? Se sì come ha avuto l’idea?

Sì ho fatto l’adattamento, un po’ come uno scultore con la roccia ho dovuto togliere delle parti che mi dispiaceva togliere (parti del testo originale), per raggiungere la giusta durata, ho cercato di tenere delle bolle poetiche come quello delle anime, l’oggetto e il lanternino.

 

Aveva intenzione (con questo adattamento) di riavvicinare noi giovani a teatro?

Assolutamente sì! È pensato per voi, anche quando c’era la musica house, e voi partecipavate, io ero contento! Perché negli spettacoli della sera (dove partecipano per la maggior parte persone adulte) non partecipano così, arriva magari la signora che rimane un po’ … non dico scioccata, ma mi guarda pensando “cosa sta facendo?

Invece il mio desiderio era proprio di avvicinarlo ad un pubblico giovane, voi siete molto giovani, ma comunque ad un pubblico al di là della solita versione del 1904 dalla quale sono passati centoventi anni.»

 

Volevo chiedere anche quale fosse la sua formazione

«Io ho cominciato a fare teatro tardi, a 23 anni, presso un’associazione, ed ho cominciato subito a girare con il furgone, montare, smontare, fare spettacolo… e poi sono arrivato a Roma, tardi, però ho sempre continuato a cercare e provare, ed ecco!»

 

Posso chiederle se preferisce lavorare per il teatro per la televisione?

È difficile dirti in realtà, sono due cose diverse, ovviamente il teatro è una risposta immediata, se fai una cosa che ti piace ti diverti molto, come in questo caso, ma hai tutto in mano te; mentre in televisione fai delle cose, ma non sai quello che monteranno o non monteranno. Anche lì ci sono dei bei momenti, poi se il risultato che vedi è buono, anche quello è bello! Insomma, lavori in modo leggermente diverso, con la sorpresa di vedere cosa hanno montato.

 

Le piace rivedere i suoi film? Li rivede con piacere?

No! No, no. Adesso un po’ meglio, ma prima li rivedevo dopo mesi, non riuscivo a vedermi… adesso sono un po’ più sereno perché sono più vecchio!

 

 

Uno spettacolo riuscito che ha catalizzato l’attenzione di tutti noi giovani spettatori. Non è questo che dovrebbe fare il teatro?

 

 

Aurora Curci

4 febbraio 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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