Mercoledì, 09 Ottobre 2024
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Romeo e Giulietta secondo Gigi Proietti: sogno o realtà di un destino tragico?

Recensione di Romeo e Giulietta, regia di Gigi Proietti al Teatro Quirino in scena dal 14 al 19 novembre 2023

 

Anche se sono passati tre anni dalla sua scomparsa, il genio di Gigi Proietti continua a stupirci ancora. In Romeo e Giulietta in scena al Teatro Quirino questa settimana, le sue scelte registiche, coadiuvate da Loredana Scaramella, hanno conferito un’impronta originale alla versione immaginata dall’artista poco prima di lasciarci. L’ambientazione iniziale ci riporta nella realtà contemporanea, con ragazzi vestiti in abiti attuali che cantano il genere rap, per poi essere ricatapultati nel contesto del 1600 al momento dell’incontro tra i due innamorati.

I protagonisti sembrano così improvvisamente rapiti da un’atmosfera di sogno in cui assumono gli abiti d’epoca e il linguaggio diventa fedele all’opera del Bardo. Nell’epilogo finale invece, ritornano nella società odierna, instillandoci il dubbio che tutti gli eventi a cui abbiamo assistito fino a quel momento, sono il frutto di un sogno, dell’immaginazione del delirante amore adolescenziale. Mimosa Campironi presta il volto ad una Giulietta con una voce vivace e squillante, dinamica nei gesti e nei movimenti. Esprime la parte vitale del rapporto che non vuole arrendersi ad un destino segnato. Romeo interpretato da Matteo Vignati è invece un personaggio tragico, come connotano anche la voce, i gesti e le movenze. A lui il compito di rappresentare l’aspetto drammatico di un fato che non lascia via d’uscita. Tutta la coralità dei personaggi che contornano i due protagonisti risulta ben diretta e ben delineata: gli interpreti non si appiattiscono su un registro tragico altisonante ma virano nel contempo verso sfumature ironiche. Riescono con disinvoltura e naturalezza a vestire sia panni drammatici che comici, in un mirabile e armonioso equilibrio. L’introduzione di battute comiche e fortemente allusive estranee alla drammaturgia originaria, rendono l’opera più divertente, leggera e di agevole fruizione per un pubblico diversificato. L’attualizzazione di alcune parti della storia, come il ricorso in alcuni punti ad un linguaggio, alle musiche e a costumi contemporanei contribuisce a rendere universali i sospiri e le sofferenze d’amore di due giovani che ambiscono a vivere liberamente il loro ostacolatissimo amore e a rendere ancora più forte il messaggio conclusivo dell’opera: l’odio fine a se stesso lascia solo stragi sulla sua strada e ora le due famiglie pagano con la morte dei propri figli il loro rancore insensato. La scenografia rievoca quella del teatro ligneo tipicamente shakeasperiano. I personaggi si muovono in modo dinamico su due livelli e spesso entrano in scena dalla platea, creando un evidente effetto di dinamismo che rompe i limiti spaziale tradizionali del palcoscenico. Il pubblico in sala mostra forte partecipazione per le trovate esilaranti della regia e un alto gradimento per l’allestimento dello spettacolo in tutte le sue parti. 

 

Mena Zarrelli

19 novembre 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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