Venerdì, 17 Maggio 2024
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Amara, con ‘Il coraggio dell’amore’, commuove una platea incantata

Recensione di ‘Il coraggio dell’amore’ con Amara, Franca Drioli e l’Accademia musicale Naonis, in scena dal 9 al 12 marzo 2024 nei teatri della rete ERT Friuli Venezia Giulia

 

L’ert  ha proposto, in tre dei teatri della sua rete, lo spettacolo ‘Il coraggio dell’ amore’, con Amara, di fatto la protagonista della serata, assieme a Franca Drioli  ed ai solisti dell’Accademia Musicale Naonis,diretti da Valter Sivilotti. 

Abbiamo assistito alla replica al Teatro Sociale di Gemona del Friuli, dove la cantautrice si era esibita lo scorso anno con Simone Cristicchi, nel concerto mistico ‘Torneremo ancora’.

Scelta coraggiosa e desueta quella di riproporre per due anni di seguito  lo stesso artista in un teatro di provincia, rinunciando all’effetto curiosità e rischiando di essere accusati di mancanza di fantasia.

Il risultato è stato  l’entusiasmo di un pubblico numerosissimo che ha accompagnato la serata con applausi convinti e lacrime di commozione a dimostrazione del fatto che, quando la proposta è di qualità, la semina della cultura porta frutti fecondi.

‘Il coraggio dell’amore’ è una forma di spettacolo che non è facile inserire in una precisa categoria: ci sono molta musica, tante canzoni, ma anche una profondissima componente poetica, testi incisivi, parole scolpite e ripulite da stereotipi  per brillare del  nitore delle sensazioni più vere.

A provare come, in certe occasioni, gli schemi e le classificazioni siano orpelli inutili: siamo davanti ad una magnifica performance, che travolge e commuove, con parole e suoni, poesia ed armonie.

Di fatto c’erano due percorsi musicali che dialogavano fra loro: un viaggio nelle Ninne Nanne di vari paesi, interpretate da Franca Drioli ed una serie di riflessioni, sia poetiche che musicali, proposte da Amara, artista di rara intensità, preziosa  poetessa, oltre che sapiente musicista.

Modi differenti di narrare materiali affini, in un incontro di personalità diverse che spesso si avvicinavano plasmando duetti di grande intensità, riuscendo ad affermare il bisogno di  abbattere ogni barriera,  di cancellare qualsiasi divisione, in nome della Sacralità della vita.

Forte l’intesa fra le cantanti ed il gruppo degli strumentisti, magnificamente diretto da Valter Sivilotti, artefice in questi anni di spettacoli di grandissimo valore artistico, che accompagnava al pianoforte la serata. 

Suoi anche gli arrangiamenti, quanto mai attenti  all’equilibrio, anche narrativo, delle proposte musicali: nessun autocompiacimento, nessuna prevaricazione, ma un racconto  pulitissimo, quasi metafisico, per parole e suoni, che ha affascinato lo spettatore.

Il trio di archi, composto da Lucia Clonfero ( violino), Igor Dario (viola) ed Alan Dario (violoncello) ha saputo interpretare le partiture con trasporto e  grande tecnica, esaltando la purezza delle trame sonore, senza indugiare su facili effetti e virtuosismi fuori luogo, affiancando le due interpreti e mantenendo per ciascuna una cifra stilistica distintiva.

Alla Drioli, come anticipato, spettava il racconto attraverso nenie provenienti  da paesi lontani, cantati il più delle volte in lingua originale, ad evocare il senso della Grande Madre, di una Terra generatrice,  della quale tutti, indistintamente, siamo figli.

Ad Amara, carismatica, elegante,  raffinata ,  toccava il compito di tessere la narrazione,  composta da considerazioni preziose, intensi versi poetici, canzoni.

La Drioli apre la serata con ‘Ani couni’, canzone dei pellerossa, in una suggestiva versione per voce solista, quasi a dire come in un tempo complesso come il nostro ci sia il bisogno anche di persone che prendano sulle proprie spalle le grandi battaglie etiche che un tempo eran affidate ad intere comunità.

Si inserisce Amara, che , dopo aver letto una riflessione, propone ‘Il peso del coraggio’, interpretato con grande intensità, accarezzando ogni singola parola ma anche aprendo ad una sorta di abbandono alle sonorità ad ampio respiro, costruite su frasi lunghe e notevoli fiati.

Si gioca sul tema dei ‘vuoti di felicità’, delle ‘assurde convinzioni’, in un crescendo interpretativo che giunge alla consapevolezza ‘che non c’è niente di sbagliato in un perdono’, che ‘ognuno ha la sua schiena per sopportare il peso di ogni scelta’.

Un inizio forte, che cattura subito la platea, cui segue ‘Credo’, brano  di ruvida dolcezza, costruito a stanze musicali, giocando con un’ introduzione essenziale, cui segue un crescendo musicale raffinatamente trattenuto, con la voce che riesce a salire senza crescere di volume, in modo da evitare che la bravura vocale offuschi il senso della narrazione.

Una grande prova d’artista, che regala momenti indimenticabili agli spettatori, conquistati dal magnetismo della cantautrice, dalla profondità delle parole, dalla ricchezza del suo canto.

Seguono due ninne nanne, che la Drioli canta con misura e preziosa musicalità, fra le quali si inseriscono dei versi recitati da Amara: si tratta del canto francese ‘Passez la dormette’ e della turca ‘Dandomi Dandini Dastana’, nella quale il soprano riesce a costruire atmosfere arabe da mille ed una notte, fino ad una chiusura nella quale un soffio pare  spegnere la canzone come fosse una fiammella.

I versi di Alda Marini introducono ‘Donna libera’, il brano che diede il titolo al primo album in studio della cantautrice, caratterizzato da un ritmo incalzante, che si alterna a momenti ariosi e ricchi di colori. L’attenzione è mirata alla parola, scolpita nel suono come se fossimo davanti ad un altorilievo, esaltando il valore dell’accompagnamento musicale attraverso la sua essenzialità, con la partitura che si fa  pennellata efficace e rarefatta.

‘Padroni di niente’ è uno dei brani di Amara portati al successo da Fiorella Mannoia. La versione dell’autrice è di grande presa, con la ricerca di suoni che trafiggono il cuore, il significato delle parole che pare plasmato nella poesia , ed un accompagnamento, in particolare di violino e pianoforte, che, più che supportarla,  pare duettino con  la cantante.

‘Duerme duerme negrito’ unisce le atmosfere suggestive della ninna nanna al racconto spaventato delle madri di quella zona del Sud America, compresa fra Colombia e Venezuela, costrette a lasciare da soli i figli per andare  a lavorare. Una narrazione forte, che descrive quanto il mondo sappia non guardare, si giri dall’altra parte incurante e cinico, davanti ai problemi degli altri.

‘Tente baba tente’ è un canto che, partito dall’ Ungheria, si è fatto universale e che la Drioli sa fare proprio con eleganza.

Un racconto sul senso del passato che fa crescere, plasma il presente e motiva al futuro,   introduce ‘Che sia benedetta’, che Amara interpreta con gigantesca personalità, cesellando ogni singola frase, asciugando il canto, rifuggendo dalla ricerca di armonici ad effetto, a favore di una voce graffiata dalla poesia.

Ogni passaggio è un’ emozione,  pennellata di lacrime e sorrisi; si fanno musica anche i respiri , con un crescendo narrativo fortissimo, che coinvolge una sala prima muta e poi, qualche attimo dopo la conclusione, pronta ad esplodere in un applauso entusiasta.

La Drioli fischiettando apre al brano successivo: ‘Ule le moliba makasi’, il canto dei pescatori del Congo. Al soprano friulano si affianca da subito Amara, seguita dalle voci dei musicisti e poi dell’intera sala, quasi un invito a farsi coraggiosamente pescatori di bene.

Ormai la sintonia con il pubblico  è totale  e la potenza delle parole di Amara viene condivisa con trasporto: gli applausi  accompagnano non solo i brani, ma le frasi, i versi , che non sono riempitivo ma sostanza della serata.

‘La terra è il pane’ è momento di grande  riflessione, con un testo profondo, intagliato nell’ottava più bassa nella prima parte, per passare ad un canto giocato sul salto d’ottava ed una tessitura molto alta ed incalzante nella seconda, per poi sprofondare in una conclusione dai suggestivi toni bronzei che ipnotizza la platea.

‘Sdrindulaile’ è una ninna nanna friulana, che la Drioli, incantando il pubblico che la canta con lei , interpreta con un accompagnamento asciutto, quasi a cappella, passando poi con altrettanta bravura alla siciliana ‘ Falaò’  .

Una musica serrata, un centro intenso, un testo audace e dirompente, sono le caratteristiche dell’ultimo brano proposto da Amara : ‘Grazie’, manifesto sul valore della vita, sulla bellezza delle salite, sul coraggio di ringraziare, sulla tenacia di apprezzare, sulla ‘voglia di ricominciare’. Sull’ostinazione a ‘crederci’.

A chiudere la serata, la nenia creola ‘Guè Guè solingaie’. Il palcoscenico è lasciato a Franca Drioli, che unisce atmosfere malinconiche a frasi di grande respiro, in un gioco di rimandi di grandissima suggestione che dipana con grande abilità.

Alla fine, applausi per tutti, con un’ autentica ovazione per Amara  ed un bis  molto intenso: ‘Pace’, in un arrangiamento carico di atmosfera, con un suggestivo inciso iniziale etnico, eseguito dalla  Drioli e la magnificenza dell’ interpretazione di Amara, che offre di questo brano, noto nella versione sanremese con Paolo Vallesi, una versione solistica   ancora più struggente , ammantata di significati e di drammatica attualità.

Ancora applausi ed acclamazioni a celebrare il successo di una grande serata, con il pubblico che non vuole lasciare il teatro senza ringraziare ancora una volta gli interpreti ed in particolare Amara, che poco dopo la chiusura del sipario scende in sala a salutare, a stringere le mani e raccogliere i ringraziamenti degli spettatori felici e commossi .

 

Gianluca Macovez

14 marzo 2024

 

informazioni

IL CORAGGIO DELL’AMORE

Ninne Nanne dal Mondo

con Amara e Franca Drioli


pianoforte, arrangiamenti e direzione musicale : Valter Sivilotti

e con I solisti dell’Accademia Musicale Naonis

Lucia Clonfero  violino

Igor Dario  viola

Alan Dario  violoncello

 

 

 

Gemona del Friuli, Teatro Sociale, 13 marzo 2024

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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