Venerdì, 17 Maggio 2024
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Solenghi omaggia il teatro dialettale di Govi con “I Maneggi per maritare una figlia” al Quirino

Recensione dello spettacolo I Maneggi per maritare una figlia in scena al Teatro Quirino Vittorio Gassman dal 2 al 14 aprile 2024

 

Al centro della scena una vecchia radio, di quelle che funzionavano a valvola e dunque richiede il suo tempo per caricarsi e sintonizzarsi sull’onda giusta. Protagonista la vera voce di Gilberto Govi, quel suo amabile accento genovese, così ricco di musicalità, che delizia la platea del teatro Quirino con“Ma se ghe pensu”, e sembra quasi che gli attori, in silenzio sul palco, lo stiano evocando. Govi è per Genova (e la Liguria) ciò che Totò è per Napoli e Macario per Torino: una maschera, espressione diretta dell’identità peculiare della terra in cui è nata, che, proprio per questo, assurge a maschera nazionale, essendo, l’Italia, da sempre, un paese profondamente legato alle proprie culture locali, specie nel campo della comicità. Il suo non era un dialetto stretto, ma una lingua, almeno quando si rivolgeva alle platee “straniere”. 

Proprio per valorizzare il carattere nazionale della comicità di Govi, ad interpretare i due irresistibili protagonisti de I Maneggi per maritare una figlia di Nicolò Bacigalupo, Steva e la moglie Giggia, sono due attori nati a Genova, ma di carriera e fama nazionale: Tullio Solenghi (che cura anche la regia) ed Elisabetta Pozzi. 

Genova, anni ’50. Steva è un uomo semplice e mite, continuamente vessato dai rimbrotti dell’acida moglie Giggia. I due coniugi, non più giovanissimi, sono impegnati nella scrupolosa ricerca di un “buon partito” per maritare la loro unica figlia Metilde. La sgangherata selezione ha inizio, in un continuo andirivieni di candidati più o meno papabili che genera un crescente vortice di intrighi, malintesi, gag, battibecchi e risate. 

Ci si diverte ad ascoltare i due bravissimi attori in un dialetto che non si conosce, ma che si fa subito amare. La Giggia è pronta a fare “carte false” per garantire all’erede e a tutta la famiglia un futuro di agi e ricchezze. Ma si sa le cose non vanno mai come si vuole soprattutto quando si ricorre agli intrighi e tutto finirà come aveva previsto il bonario, ma non certo stupido, Sveva. Se la moglie – una bravissima Elisabetta Pozzi, che ben tiene testa a tutti quanti – osserva che gli uomini non capiscono “niente, ma proprio niente!”, eccolo commentare sbattendo le folte ciglia “per questo poi si sposano”.

Per entrare nel personaggio Solenghi si sottopone ogni sera a lunghe sessioni di trucco e il risultato è davvero sorprendente: appena entra in scena sembra proprio di rivedere il grande Gilberto. Del resto l’attore stesso scherzando ha parlato di clonazione necessaria per riportare quel personaggio esattamente così com’era, e grazie al meraviglioso trucco e parrucco di Bruna Calvaresi il risultato è dirompente. E in effetti Solenghi è fedele in tutto, drammaturgia di scena, battute, gestualità, ammiccare, camminata. In ogni passaggio sembra di essere catapultati nel video Rai registrato nel 1959 con la regia di Vittorio Brignole. 

Colpisce di Solenghi la mimica, innanzitutto. Con gli occhi appuntiti che si accendono come una lanterna e le sopracciglia mobili che indirizzano lo sguardo di sguincio, per un ammicco, uno sberleffo o un’espressione di stupore. E poi il trucco con il cerone o le matite grasse spalmate sul viso, parrucche e baffi posticci: un lavoro d’artista. Sul palcoscenico, ritmi comici sempre perfetti, dosati da pause e movimenti del corpo ad effetto. Mugugni e sussurri quanto basta, mai una ricerca forzata della battuta e nemmeno un eccessivo gesticolare. Un Solenghi che si innamorò del teatro proprio grazie a Govi, “ne parla lui stesso” quando d’estate veniva ad esibirsi a Nervi, un Solenghi che ha ammesso di aver sempre sognato di poter impersonare un grande personaggio genovese della 'sua' Liguria. 

Quello di Govi/Solenghi/Steva è un umorismo per nulla sofisticato, popolare quanto efficace, una semplice frase un tormentone irresistibile grazie alla gamma di intonazioni e di smorfie che il protagonista riesce a sfoggiare. Tra moglie e marito, chi ci mette brillantemente il dito è la governante Stefania Pepe, la quale ben conosce le due mascherine: non perde mai la sua flemma e quando occorre alza quella crestina che non sa indossare per ribattere a tono. Interrotti a più riprese dagli applausi a scena aperta da un pubblico partecipe e divertito, tutti gli interpreti (vanno aggiunti Laura Repetto, Isabella Loi, Federico Pasquali, Pier Luigi Pasino, Riccardo Livemore e Roberto Alinghieri) si riuniscono per scoprire finalmente non solo chi sposerà chi, ma pure quale regalo ha inviato loro un tale zio Gilberto. E così lo spettatore si trova davanti la stessa tappezzeria, gli stessi arredi, gli stessi particolari, compresa la stampa del porto di Genova nel Settecento. Livermore per la scenografia ha scelto di usare colori tra il grigio e il viola pallido, per restituire la suggestione delle immagini tv di quei tempi. 

Solenghi, affiancato da un ottimo cast, si “impossessa” di Govi come se fosse una delle maschere della storia del teatro comico: un Arlecchino o uno Charlot. Un’operazione che poteva essere rischiosa temendo il confronto ed invece si è dimostrata vincente, anche a Roma. 

Tutta l’Italia ama ancora Govi e ama Tullio Solenghi, ora più che mai.

 

Alessandra Perrone Fodaro

5 aprile 2024

 

Informazioni

Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma

I MANEGGI PER MARITARE UNA FIGLIA di Nicolò Bacigalupo

con Tullio Solenghi, Elisabetta Pozzi, Stefania PepeLaura RepettoIsabella LoiFederico Pasquali, Pier Luigi Pasino, Riccardo Livermore, Roberto Alinghieri

Scene e costumi Davide Livermore

Trucco e parrucco Bruna Calvaresi

Regia Tullio Solenghi 

Regista assistente Roberto Alinghieri

Scenografa e costumista assistente Anna Varaldo

Prodotto dal Teatro Sociale Camogli, Teatro Nazionale di Genova, Centro Teatrale Bresciano

In scena dal 02 al 14 aprile 2024

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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