Giovedì, 05 Dicembre 2024
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Diari d’Amore al teatro Argentina. Il dramma moderno di un amore perfetto

Recensione dello spettacolo Diari d’amore di Nanni Moretti in scena al Teatro Argentina dal 23 maggio al 02 giugno 2024

 

Che cosa ci sarà di brutto a Soriano del Cimino se lo chiedono gli spettatori nel corso della piéce teatrale in scena al teatro Argentina. Si scherza ovviamente. 

La prima opera drammaturgica firmata e diretta da Nanni Moretti, fedele alla sua cifra stilistica cinematografica, ci introduce a un’intimità familiare su cui pesa qualcosa di profondamente tragico che apre uno squarcio sull’incoerenza e la feroce ironia della condizione umana, sulla parte oscura che si trova in ognuno di noi e che può venir fuori, soprattutto con i legami familiari. 

Due atti unici di Natalia Ginzburg, Dialogo e Fragola e Panna, che vengono messi in scena senza interruzione. Il primo, Dialogo, vede gli attori su un letto sfatto, dove si tenta di mettere in piedi una filodrammatica con personaggi vivaci, anche se dentro una camera da letto, con una identità capace di spezzare il guscio in cui sono nascosti gli stereotipi nelle stesse "felicissime" famiglie. 

La vita, invece, li ha portati in una triste casa dalle tinte pastello e in Marta, (Alessia Giuliani) trovandosi in una situazione inaspettata, qualcosa si incrina. La donna vede oltre quelle tinte pastello. Si accorge dell’illusione che hanno costruito, e ne è disgustata. Della loro vita, ma soprattutto dell’uomo che le sta accanto, Francesco (Valerio Binasco). La loro vita inizia così a franare. Per fermarla, lei decide parlare, di dare una svolta alla loro vita. Così matura quel piano di trasferirsi con l’amante. Ma qualcosa va storto. E nonostante la consapevolezza, si decide di rimanere nell’abitudine, nel buio che conclude il dialogo e che dà spazio al nuovo atto. 

Lo stile di Moretti è molto diretto. Soprattutto per come sono gestiti i dialoghi, calati direttamente nei pensieri dei personaggi. Talvolta immaginati, talvolta reali. Il regista ci consente di fare incursione nei loro pensieri in maniera diretta, spiegandoci i loro punti di vista. Il punto di vista di Marta rimane pressoché sempre esterno, conferendole una personalità di difficile definizione, quasi sfuggevole, apparendo talvolta forte e talvolta fragile, probabilmente proprio in funzione delle sensazioni che suscita a Francesco.

Racconta una storia di coppia senza tempo, che, tolti i dettagli degli abiti o delle procedure lavorative, potrebbe essere stata scritta ieri, non nel 1961; una storia di incomprensioni e compromessi, di disagi e disperazione, di rabbia e di amore (ma i due si sono mai amati veramente?), scrivendo dialoghi e situazioni in cui può capitare di immedesimarsi. Gli uomini e le donne sono talmente veri e vivi che risultano svuotati di falsità e ipocrisia letterarie, possono sembrare, dolorosamente, noi stessi in una qualsiasi fase della nostra vita. Per questa ragione non si può non amare Natalia Ginzburg: il dittico lo scrisse nel 1966, ancora non c’è stata la rivoluzione del Sessantotto, le donne non possono divorziare dai mariti e stanno per lo più a casa ad annoiarsi che a svolgere le faccende domestiche, anche perché le donne di cui parla Ginzburg sono quasi sempre signore borghesi.

Fragole e panna è l’altro micro-atto, senza nessun apparente legame con l’altro, se non negli attori che li interpretano e nella descrizione di una vita che si trascina portando alla deriva i loro protagonisti, non attori, ma spettatori di sé stessi; si svolge in un salotto, non più in una stanza da letto. Lo si evince da una porta centrale e da due divani di velluto verde smeraldo, posti lateralmente rispetto al centro del palco perché di nuovo non è importante dove si svolge la scena, ma le parole che vengono pronunciate. Moretti sceglie una scena statica, con una visione centrale, quasi una telecamera fissa, più sui dialoghi che sui movimenti, come se l’ambiente non servisse, ma fosse più un contenitore di parole. Quasi una scelta Hopperiana, anche nei contrasti cromatici del disegno luci, in cui si intravede la solitudine del genere umano. 

Nella casa di campagna dove abitano Cesare (Valerio Binasco) e Flaminia (Alessia Giuliani) durante una nevicata irrompe una disperata Barbara, amante del marito, senza un soldo e con un bambino (Arianna Pozzoli). Le apre la domestica Tosca (una splendida Daria Deflorian) che, soffrendo di solitudine in quella grande casa nella quale la “Signora” vuole sempre stare da sola e il “Signore” è spesso fuori per lavoro, e non potendo quindi parlare con nessuno, la investe letteralmente di parole. Binasco riesce in entrambi i ruoli: il primo Francesco, debole ma pronto a sminuire la moglie in ogni occasione (sempre meno magra, meno bella meno interessante di quella dell’amico) per poi impazzire all’idea di perdere il proprio punto fermo, riesce a instillare nel pubblico sia tenerezza che odio. Tenerezza o compatimento per la descrizione di uomo solo che non sapendo se ha qualità o non sapendo metterle in mostra, pensa che sminuendo quelle altrui possano risaltare. Cesare, che appare solo nel finale, è invece superbo, manipolatore, indifferente. Alla moglie, all’amante, alla domestica. Vive per sé stesso e non tenta di dissimularlo. Ma seppur sia Barbara una vittima tanto quanto Flaminia, non si riesce ad empatizzare con loro – Alessia Giuliani è molto brava nel rendere i due personaggi del dittico - ma piuttosto con Tosca, forse anche per la performance eccellente che ruba la scena agli altri della compagine.

Né Fragola e panna né Dialogo sono due commedie per come siamo soliti intenderle. Non fanno quasi mai ridere, sono taglienti, caustiche. Il pubblico è attento e non ha il tempo di applaudire, alla fine, però. si scioglie in un lungo e meritato applauso.

 

 

Alessandra Perrone Fodaro

2 giugno 2024

 

Informazioni

Teatro Argentina 

DIARI D’AMORE
Dialogo
 | Fragola e panna
due commedie di Natalia Ginzburg
regia Nanni Moretti
con Valerio Binasco, Alessia Giuliani, 

e con Daria Deflorian, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi
scene Sergio Tramonti
luci Pasquale Mari
costumi Silvia Segoloni

assistente alla regia Martina Badiluzzi
direzione di produzione: Gaia Silvestrini
produzione: Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Carnezzeria Srls, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Châteauvallon-Liberté scène nationale, TNP Théâtre National Populaire à Villeurbanne, La Criée – Théâtre National de Marseille, Maison de la Culture d’Amiens, in collaborazione con Carrozzerie n.o.t, coordinamento Aldo Miguel Grompone.

In scena dal 23 maggio al 2 giugno 2024

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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