Venerdì, 13 Dicembre 2024
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Un ricco ‘Testimone d’accusa’ incorona Vanessa Gravina

La protagonista di ‘Il Paradiso delle Signore’ supera senza difficoltà le difficoltà del testo della  Christie

 

‘Testimone d’accusa’ è lo spettacolo di Agatha Christie, proposto nella traduzione di Edoardo Erba, che l’ERT FVG ha inserito in ben quattro delle sue stagioni. 

Un lavoro importante, che testimonia ancora una volta l’impegno dell’Ente regionale teatrale ad assicurare al suo pubblico spettacoli di qualità.

Certamente sontuoso l’allestimento, con le belle scenografie di Roberto Crea, che alternano un essenziale interno londinese con un ricco tribunale.

Agile la soluzione scenica, piacevole il gusto per i dettagli.

Appropriati i costumi di Chiara Donato, che rimandano a riferimenti cinematografici, cui lo spettacolo non poteva sottrarsi.

Certo il rischio di una operazione di questo tipo è di cadere nell’oleografico, ma da tempo le regie di Geppy Gleijeses cavalcano, con successo e, diciamolo, con coraggio, la via della tradizione, di un teatro che non si affanni a cercare cervellotiche trasposizioni, ma confezioni spettacoli eleganti, rispettosi, sia del testo che del pubblico, attenti al particolare e che guardano con convinzione alla tradizione.

Il rischio di queste operazione,  come secondo noi era accaduto con il pur magnifico  ‘Arsenico e Vecchi Merletti’, sono i tempi scenici. 

Uno testo nato molti anni fa, prima dell’avvento massiccio dei ritmi televisivi, ma ancor più delle dinamiche informatiche, ha dei tempi che oggi risultano molto dilatati. Basti dire che in questo caso abbiamo un atto unico di due ore ed un quarto.

Che gli attori reggono con bravura, ma che a noi  appare dispersivo. Forse qualche adattamento avrebbe aiutato una fruizione differente, avrebbe evitato dei siparietti godibili ma tutto sommato irrilevanti, come l’interrogatorio del medico  o dell’ispettore, che offrono momenti di bozzettismo ma non un reale contributo alla narrazione. Avrebbe permesso di concentrarsi di più sul valore delle prove attoriali ed avrebbe tenuto i ritmi più serrati.

Alla fine, la sensazione è di un gruppo di bravi interpreti, che offrono un pezzo di teatro classico, più documentario che coinvolgente.

Efficaci le musiche di Matteo D’Amico, con una funzione sostanzialmente di sfondo e molto suggestive le luci di Luigi Ascione.

A confermare l’indiscutibile  bellezza visiva dello spettacolo e la cura nelle  scelte.

Tanti gli attori, cui si son aggiunti  sei giudici popolari scelti fra il pubblico, che da un lato immaginiamo sia il tentativo di coinvolgere il territorio, dall’altro introduce degli abiti contemporanei in un ambiente di mezzo secolo fa. Il risultato è stridente e sottolinea la sensazione di finzione scenica, che allontana dall’autentico coinvolgimento.

Passando agli interpreti, sottolineiamo la grande bravura tecnica di  tutti gli attori che hanno scelto di non ricorrere ad amplificazioni, nonostante la durata dello spettacolo ed i ritmi della tournee, che incassa un sold out dietro l’altro.

Lorenzo Vanità sa porsi con garbo in un ruolo che, al di là delle battute,  prevede una presenza importante sul palcoscenico, che viene resa senza cali di attenzione ed in modo credibile. Erika Puddu ci regala due fanciulle ben caricaturate: Miss Plimsoll, infermiera segretaria decisamente sopra le righe e Diana,  amante tutta curve.  Volutamente forzata, lascia interessanti spunti per una riflessione di come una donna, la Christie, descrivesse le altre donne, senza riuscire a sfuggire dallo stereotipo. Francesco Laruffa offre la sua esperienza per cesellare, anche con un uso attendo della voce,  delle godibili caratterizzazioni di alcune tipologie molto ‘british’. Gloria Sapio è una divertente governante, che per il suo monologo dell’interrogatorio viene premiata dal primo applauso a scena aperta dello spettacolo. Bruno Crucitti è artista dalla lunga storia , che declina la sua esperienza raffinata riuscendo a tratteggiare un personaggio godibile, attento alla misura, di grande piacevolezza. Sergio Mancinelli sa essere appropriato e smagliante nei tempi. Antonio Tallura cavalca con bravura un ruolo di primo piano, quello dell’avvocato Brogan-Moore, evitando forzature e gigionerie, ma trovando una garbata ironia quanto mai apprezzata dal pubblico, consegnandoci una credibile figura di un professionista dalla lunga esperienza.

Michele De Maria rappresenta l’accusa. Decisamente divertente, mette in evidenza tempi comici infallibili, un uso abile della voce, un gioco di movimenti  e pose spassosissimo.

Si diverte a metterlo in difficoltà, nella trama, un re del foro: sir Wilfrid Robarts, interpretato da Paolo Triestino, una vera colonna del teatro contemporaneo italiano, che anche in questa occasione dimostra misura, impiego sapiente dello strumento vocale, tempi comici perfetti ed una mimica facciale di grandissima efficacia.

Certamente figura centrale è Giulio Corso, che con la Gravina ha l’esperienza maturata all’interno della fiction ‘Il Paradiso delle Signore’. Adattissimo  fisicamente al ruolo, forte di una innegabile bellezza, si impegna molto per rendere credibile un ruolo di enorme complessità. Alle volte, per esempio all’inizio, appare un po’ sopra le righe negli atteggiamenti superficiali, oppure sembra non cogliere il peso delle parole che dice. Potrebbe essere una scelta registica, ma sicuramente la recitazione ha il sopravvento sulla immedesimazione. La voce  viene utilizzata principalmente nell’ottava superiore, a suggerire  una voluta forzatura, è il grande mentitore in fin dei conti, ma questo va a limitare la tavolozza espressiva, che sarebbe potuta essere di maggior ampiezza.

Vanessa Gravina è certamente la primadonna dello spettacolo. Figura elegantissima quando interpreta la Helm, sciatta e schemba quando recita la parte della donna sconosciuta, ha nell’ uso della voce uno dei suoi punti d forza, con un colore ambrato che viene esaltato quando la recitazione scivola nell’ottava inferiore. Gioca con sapienza con la dizione sia per entrare ed uscire dal suo essere straniera quando è glaciale e misteriosa, sia quando deve raccontare di bassifondi e violenze.

Certamente il momento più intenso è quello finale, quando le parti si mescolano in un caleidoscopio narrativo che evidenza le grandi potenzialità di una attrice di spessore  che gode meritatamente della fama guadagnata dalla televisione.

Alla fine molti applausi per tutti, da parte di un pubblico soddisfatto e molto numeroso che premia le scelte dell’Ert.

 

Gianluca Macovez

29 novembre 2024

 

informazioni 

Teatro Sociale, Gemona del Friuli, 28 novembre 2024

 

TESTIMONE D’ACCUSA

di Agatha Christie
traduzione di Edoardo Erba

con Vanessa Gravina, Giulio Corso

con la partecipazione di Paolo Triestino

regia di Geppy Gleijeses

e con Michele Demaria, Antonio Tallura, Sergio Mancinelli, Bruno Crucitti, Gloria Sapio, Francesco Laruffa, Erika Puddu, Lorenzo Vanità

scene di Roberto Crea

costumi di Chiara Donato

luci di Luigi Ascione

musiche di Matteo D’Amico

 

produzione: Gitiesse Artisti Riuniti, Teatro Stabile del Veneto, United Artists

 

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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