Recensione di Favole a Plettro al teatro ‘Luigi Bon’ di Colugna di Tavagnacco
Una gemma preziosa in un matinèe di una piccola sala di provincia: ‘Favole a Plettro’ al teatro di Colugna, alla periferia di Udine
Ma andiamo con ordine.
La Fondazione ‘Luigi Bon’ è un ente che da molti anni si dedica, con successo, alla formazione di giovani talenti musicali
Si tratta di una di quelle realtà importantissime, una sorta di risposta etica al qualunquismo ed al malcostume che popolano troppe situazioni che immeritatamente s’ammantano del titolo di ‘culturale’.
Qui ci sono la sostanza, la passione, l’impegno, la dedizione.
Assieme alle difficoltà pratiche, ai finanziamenti mai troppo generosi, ai cavilli ed agli intoppi.
Il teatro ‘Luigi Bon’ è la sede di questo ente benemerito ed ha ospitato ‘Favole a Plettro’, un concerto dedicato ad un musicista di grande talento, ma purtroppo oggi quasi sconosciuto: Silvio Negri, autore di brani di successo e di un canto, ‘Lassè pur’, che divenne una sorta di bandiera nelle vicende irredentiste di Trieste, ed affermatosi negli Anni Trenta in mezzo mondo per la favola radiofonica in tre atti ‘Il reuccio e il suo cruccio’.
Inserito nel progetto ‘Io c’ero!- Memorie triestine del 1953”, sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia, questo spettacolo è stato un successo. Per l’amplissima partecipazione, nonostante l’inizio alle 11.00 e la conclusione ben oltre le 13.00; per l’interesse artistico della proposta; per lo spessore dell’esecuzione, in particolare per quel che riguarda gli aspetti orchestrali.
Dopo la presentazione di Massimo Favento e di Marco Zanettovich, peraltro discendente del Maestro Negri, l’incontro si è aperto con quattro brani dell’autore eseguiti dall’Orchestra a Plettro ‘Tita Marzuttini’, che è la più antica orchestra di mandolini ancora in attività al mondo, diretta da Luca Zuliani, che ha guidato gli strumentisti con grande sicurezza, riuscendo ad ottenere un suono sontuosamente compatto, ricchissimo di sfumature e di colori.
Il primo pezzo è ‘Nennella’, canzone napoletana composta nel 1899, che consente al gruppo un gioco di raffinate articolazioni sonore che mettono in luce le tante sfaccettature del brano, dal folclorico all’ironico, dall’evocativo al romantico.
Segue una elegia : ‘Lagrime solitarie’. L’atmosfera è ricchissima, con un suono ampio, poetico e pregno di suggestioni melanconiche.
‘Al chiaro di luna’, una serenata del 1897 è un riuscito dialogo fra rigorismo e lirismo, in un gioco di atmosfere che consente al gruppo momenti di vero virtuosismo espressivo.
A chiudere la prima parte un valzer raffinatissimo, composto nel 1899: ‘Fuoco fatuo’. Nonostante il titolo un po’ di maniera, si tratta di un pezzo interessante, decisamente originale, nel quale il tempo di valzer sembra apparire e scomparire su una struttura armonica di ampio respiro e grande modernità.
Tanti gli applausi per questa prima riuscitissima parte, cui segue la prima mondiale in versione semiscenica e riduzione orchestrale di ‘Il reuccio ed il suo cruccio’.
Diciamo subito che è una operazione molto ardita, non solo per le oggettive difficoltà tecniche, ma perché la strada scelta è quella della raffinata qualità.
L’orchestrazione, realizzata per lo Stravinskij Ensemble, è del Maestro Daniele Zanettovich, una delle colonne della musica del Secondo Novecento in Friuli Venezia Giulia e non solo.
Potendo contare su un gruppo di strumentisti così preparati, ma soprattutto tanto appassionati ed intellettualmente vivaci, Zanettovich ha potuto ‘osare’ un’orchestrazione elegante, pulitissima, di grande complessità, con tempi serrati ma anche momenti di ampio respiro. Tanti i colori, i passaggi d’atmosfera, le sensazioni evocate, i cambi di ritmica.
Ogni difficoltà viene superata con bravura, certamente per il valore degli strumentisti, ma soprattutto grazie alla carismatica direzione di Giulia D’Andrea, musicista eclettica, intellettuale longimirante ed artista nel senso più autentico del termine. Con un curriculum ingemmato di collaborazioni prestigiose potrebbe essere nell’organico di qualunque grande istituzione musicale internazionale, ma ha ostinatamente scelto di rimanere nell’area del Triveneto, per seminare in quelle terre, con caparbietà, semi di passione e di arte, convinta che quello dell’artista non sia un mestiere ma una passione ingovernabile.
Ha in mano lo spettacolo come raramente succede di vedere. Severa ed ironica, sorridente e risoluta, guida le quasi due ore di musica senza cali di tensione, sempre attentissima a tutto, quasi respirasse dalla partitura.
Riesce a guidare con pazienza i ragazzi che cantano, a passare ad atmosfere di autentico lirismo con l’orchestra, ad intervenire con ironia quando il clima si fa troppo coinvolgente emotivamente, a cogliere le sfumature impreviste ed a trasformarle in occasione di crescita.
Gioca con i volumi orchestrali con grande attenzione, rendendo la musica dominante in alcuni passaggi narrativi più fragili e rarefacendola quando invece vuole far emergere le potenzialità dei giovani interpreti.
I solisti ed il coro facevano parte della Corte dei Miracoli Soundgroup, diretta da Francesca Bidut.
Certamente i ragazzi sono stati molto collaborativi, partecipi, volenterosi ed impegnati. Diversi solisti hanno messo in luce interessanti potenzialità. Sarebbe ingiusto, però, non dire che la sensazione è che una simile partitura avrebbe guadagnato, nella resa ,complessiva, con un gruppo di voci più mature musicalmente, che avrebbero potuto valorizzare meglio il testo ed alcuni passaggi, in particolare negli insieme, nei quali la mancanza, inevitabile, di esperienza si è fatta sentire.
Non una nota di demerito, anzi: semplicemente una considerazione sulla base della bellezza e della complessità della composizione.
Fondamentale per la buonissima riuscita del lavoro è stato il contributo di Massimo Somaglino, attore, regista, scrittore. Figura eclettica, di grande prestigio, è sempre disponibile ad affiancare la D’Andrea nelle sue invenzioni musicali. Recita con bravura tutto il testo, sottoponendosi ad un lavoro durissimo di tempi, sfumature, toni, volumi. Certamente diversi passaggi avrebbero potuto essere a più voci, alleggerendo l’onere all’interprete ed articolando in modo più eterogeneo la narrazione, ma una serie di considerazioni tecniche, pensiamo, ha spinto nella direzione del lungo monologo, con ritmi serratissimi, cambi di registro continui, uno studio prezioso sulla parola, che spesso evoca paradossi che profumano di futurismo, giochi linguistici che sarebbero piaciuti a Sergio Tofano, immagini divertenti e considerazioni drammaticamente profetiche.
Alla fine applausi copiosissimi per tutti, con acclamazioni per i giovani cantanti ed un bis di una aria dai passaggi virtuosistici.
Certo un successo per tutti. Per gli organizzatori illuminati, per i musicisti meritatamente festeggiati, per gli studiosi intervenuti.
Resta però una domanda angosciante: perché questo momento così interessante, tanto ben eseguito, ha trovato posto in un magnifico piccolo teatro di un paese alla periferia di Udine, invece che in un teatro di uno dei capoluoghi friulani? Veramente le istituzioni sono così sorde alla qualità delle proposte culturali? La valorizzazione del territorio non dovrebbe voler dire saper dare spazio e sostegno ai talenti che vi operano?
Insomma ‘Il Cruccio’, verrebbe da dire, è passato ‘dal Reuccio’ al pubblico entusiasta.
Gianluca Macovez
6 maggio 2025
informazioni
TEATRO LUIGI BON COLUGNA DI TAVAGNACCO
FAVOLE A PLETTRO
Orchestra a Plettro ‘Tita Marzuttini’
Direzione Luca Zuliani
IL REUCCIO & IL SUO CRUCCIO
Favola in versi in tre atti
Orchestrazione : DANIELE ZANETTOVICH
Progetto e Direzione: GIULIA D’ANDREA
Voce recitante: MASSIMO SOMAGLINO
Coro e solisti: CORTE DEI MIRACOLI SOUNDGROUP
Maestra del Coro: FRANCESCA BIDUT
Mandolino: Andrea Miola
Musici STRAVINSKIJ ENSEMBLE :
Mariangela Lontani
Paola Fundarò
Elena Paroni
Dario Braidotti
Cristiano Zampar
Laura Pandolfo
Nicola Mansutti
Elena Allegretto
Federica Tavano
Luca Zuliani
Teatro Luigi Bon, Colugna di Tavagnacco (Ud), 4 maggio 2025