Martedì, 14 Maggio 2024
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Hereditary - le radici del male: è giusto definirlo l’esorcista dei giorni nostri?

#recensione Hereditary - le radici del male, regia di Ari Aster

 

La famiglia Graham sta vivendo un periodo molto difficile: purtoppo hanno perso Helen, la matriarca nonché nonna dell’adorabile nipotina Charlie e del suo protettivo fratello Peter. La figlia di Helen, Annie, pronuncia un elogio funebre in cui espone il loro rapporto complicato.

Tornati a casa, nel laboratorio dove costruisce dei plastici, Annie crede di vedere il fantasma di sua madre mentre il marito, Steve, riceve una telefonata dal cimitero durante la quale viene informato della profanazione della tomba di Helen. Annie inizia a frequentare un gruppo di ascolto per tentare di superare il lutto e fa amicizia con una donna di nome Joan. L’unico vero problema è che il destino ha molte carte da giocare contro la famiglia Graham e, i segreti della matriarca, minacciano di distruggere il nucleo famigliare dall’interno.

Per quanto riguarda il panorama dei film horror, bisogna sempre calarsi nella mente del regista e, per nostra opinione, ne esistono due tipi: il regista che vuole fare sodi facili puntando su nomi mediamente altisonanti e quello che ha la voglia, i mezzi e l’ispirazione necessaria per raccontare una storia utilizzando l’horror come pretesto. Il film in questione sta nel mezzo.

Infatti, Hereditary, parte con delle ottime premesse e, nonostante degli evidenti, gravi difetti, che analizzeremo a breve, è un horror diretto abbastanza bene, con delle proprie idee ed una storia da raccontare intrigante ma, purtroppo, parzialmente riuscita.

Il lato tecnico della pellicola si avvale di una regia molto interessante, ad opera dell’esordiente Ari Aster che, davanti alla macchina da presa, sembra avere delle idee piuttosto chiare su come dirigere un film. È presente una colonna sonora di alto livello ed una fotografia intrigante. Il cast rappresenta, senza dubbio, il vero punto forte di Hereditary.

A partire dalla protagonista, Toni Collette, che ha dimostrato una bravura incredibile ed ha, effettivamente, rappresentato un valore aggiunto al prodotto finito. Il film, inoltre, fa leva sul nome di Alex Wolff, visto di recente nel già trattato Jumanji – benvenuti nella giungla (potete leggere la nostra recensione qui), Ann Dowd di “Handmaid’s Tale” e “The Leftovers”. Molto bravo anche Gabriel Byrne nei panni di Steve, marito di Annie. Ma ora arriviamo a lei, l’interprete migliore del film, Milly Shapiro nei panni di Charlie.

La sua interpretazione ha fatto sì che Charlie fosse un personaggio perfetto nonché una delle bambine più inquietanti della storia del cinema, regalando dei momenti davvero angoscianti per un film horror. Inoltre, in Hereditary, sono presenti alcuni colpi di scena che rappresentano croce e delizia del film, ma ci torneremo tra poco.

Infatti, alcuni momenti sono effettivamente inaspettati e, in un paio di occasioni, scioccanti. Essendo, la pellicola in questione, sia un horror che un film di mistero, abbiamo ritenuto molto coerente tutta la parte riguardante il sovrannaturale. Curioso, poi, il fatto che Hereditary può essere paragonato ad un altro film ad altissima tensione, trattato su questa stessa rubrica.

Parliamo de “Il sacrificio del cervo sacro” (potrete leggere la nostra recensione qui). Il nostro paragone risiede nel fatto che entrambi, Lanthimos e Aster, abbiano usato come modello, più o meno dichiarato, l’Ifigenia di Euripide.

Questa parte però non la analizzeremo perché rappresenta un grande punto a favore di Hereditary. Per ultimo siamo rimasti meravigliati da un fattore che, non sempre nei film horror ha rappresentato un punto di forza: le reazioni umane.

In questo film, le reazioni umane dei vari personaggi, sono semplicemente perfette. Un paio di sequenze in particolare hanno avuto una carica emotiva talmente forte da commuoverci, cosa molto inusuale in un film horror.

Come annunciato prima, il film presenta non pochi difetti. In primis il finale: esso infatti si rivela inutilmente criptico e non fornisce alcuna risposta a molte, giustissime domande, che uno spettatore casuale potrebbe porsi nel corso del film. Per questo motivo avremmo preferito un’estensione della durata del film, anche solo di dieci minuti o un quarto d’ora, per tentare di dare una spiegazione del perché siano avvenute certe cose.

Il ritmo, poi, è molto discordante: si passa da scene veloci, confusionarie e concluse in maniera troppo frettolosa ad alcuni frangenti riempitivi atti a far arrivare il film alla durata ideale di un’ora e mezza. Alcuni colpi di scena, poi, sviano completamente lo spettatore che potrebbe rimanere, giustamente, perplesso sulla risoluzione di alcune dinamiche che si presenteranno nei minuti successivi.

La sceneggiatura, firmata dallo stesso regista Ari Aster, non è sempre chiara e, il più delle volte, confonde lo spettatore.

 Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival, raccogliendo un elevatissimo numero di consensi. Ciò non ci sorprende dal momento in cui, seppur incostante e confusionario, “Hereditary – le radici del male” riesce ad inquietare e, al tempo stesso, raccontare una storia che si sviluppa intorno ad un nucleo famigliare indebolito e nel pieno di una crisi. Impossibile paragonarlo all’esorcista perché sarebbe un insulto all’immortale opera di Friedkin.

Per noi, però, Hereditary, raggiunge una sufficienza risicata. L’unica cosa di cui siamo certi è che, l’esordio alla regia di Ari Aster, diventerà un vero e proprio cult del genere horror anche se, nel corso delle ultime settimane, sta dividendo nettamente critica e pubblico tra chi lo demolisce e chi lo reputa un capolavoro assoluto.

 

VOTO 6

 

Nicolò Ferdinandi

9 agosto 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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