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Gennaro D’Avanzo e i 100 anni del Teatro Villoresi di Monza: chi va a teatro chiede di emozionarsi dal vivo
Parla l’impresario e direttore artistico Gennaro D’Avanzo: quarantadue anni di vita di teatro ed attualmente direttore artistico del Teatro Villoresi di Monza, dopo un sofferto epilogo del trentennale rapporto con il San Babila di Milano. Ma dalle sfide difficili D’Avanzo ricava idee concrete figlie dela sua immutata passione.
Ripercorrendo il suo itinerario artistico emerge una grande vitalità, che sembra alimentata proprio dall’esser sempre rimasto in gioco...
Sono sempre stato fedele al motto, ereditato dai miei genitori, "se non fai niente è inutile campare". Sono in pensione da quattordici anni e potrei scegliere una vita diversa ma, come diceva Chechov, il teatro non ti manda mai in pensione, altrimenti non avremmo avuto Franca Valeri e Gianrico Tedeschi che ha lavorato fino a novantotto anni. Le sfide caricano sempre e il Teatro Villoresi, che era chiuso da due anni, festeggia il centenario quest’anno. Su questo teatro sono passati i più grandi attori italiani, come Vittorio Gassman, Mariangela Melato, Enrico Maria Salerno, che, prima di approdare alla grande città passavano da Monza. Se ho accettato di dirigere il Villoresi, dopo le vicissitudini del San Babila, è perchè ho voluto mettermi alla prova: il teatro ha bisogno, oltre che di giovani, anche di idee e di esperienza. Sono l’unico in Italia ad allestire programmi a percentuale: molti teatri non stanno aprendo perchè non rientrano dei costi del cartellone culturale che vorrebbero allestire. Io propongo Sul Lago Dorato e faccio comunque cultura, perchè la trama è imperniata sul rapporto genitori- figli. Non è necessario arrivare a Brecht per compiere un’operazione di spessore. Il teatro pubblico quando si approccia alla programmazione riesce rapidamente ad allestire un cartellone: questo sarà il risultato tra il budget disponibile e la spesa per le singole compagnie. Ma quando si segue un modello a percentuale, la pianificazione diviene più articolata e richiede particolare attenzione nella scelta della direzione che si vuol prendere. Dopo quarantadue anni di esperienza, le compagnie che aderiscono alla mia proposta lo fanno per fiducia sapendo che, anche quando non ci guadagneranno, non andranno comunque a perdere. Io ho fatto sempre teatro privato costruendo da zero: ci chiamano privati perché ci siamo “privati” di tutto.
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