Lunedì, 17 Novembre 2025
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Il Kenya, "Una mano per un sorriso" e la Logoteatroterapia

 “Una mano per un sorriso – For children” è una ODV che opera a livello nazionale e internazionale con l’intento di sviluppare progetti umanitari volti alla difesa dei diritti dell’infanzia del mondo e alla lotta alla marginalità. Attualmente è operativa in Africa, Medioriente e Italia. Opera su diversi fronti: dall’intervento nelle emergenze umanitarie di paesi in guerra o in luoghi di migrazioni all’attuazione di progetti sanitari, didattici e formativi in diverse scuole e centri per lo sviluppo e la difesa di bambini e ragazzi nel mondo. In particolare, a Nairobi, sta sviluppando una scuola nel cuore della baraccopoli di Korogocho: la prima Smiling School. A essa si affiancherà presto una seconda che si sta realizzando di fronte al centro polifunzionale per la scoperta e lo sviluppo dei talenti, lo Smiling Center, situato proprio a ridosso della discarica di Dandora.

Numerosi sono i volontari che da tutta Italia offrono il loro tempo e le loro competenze per i bambini e gli adolescenti che frequentano la scuola. Nello scorso mese di luglio, in particolare, sono giunti fin lì alcuni terapisti del Centro di Audiofonologopedia di Roma per portare avanti un progetto in collaborazione con l’Università Sapienza e con l’Università dell’Aquila, con la sapiente guida e supervisione della prof.ssa Maria Lauriello.

In esso la Logoteatroterapia e il potenziamento cognitivo hanno operato per l’importanza della comprensione sociale, l’uso funzionale del corpo nello spazio, la pragmatica, la comprensione e rappresentazione delle emozioni, il concetto delle proporzioni e tanto altro ancora. L’obiettivo primario era ampliare il livello cognitivo di bambini che vivono in condizioni di privazione sociale e povertà estrema.

Il progetto, iniziato grazie a Roberta Cernicchiaro (logopedista) e Ilaria Mulieri (psicologa) ha spaziato da un’analisi del livello cognitivo iniziale dei bambini alla verifica delle loro competenze propriocettive, spaziali e motorie. Non senza prendersi il lusso di trascorrere qualche pomeriggio giocando a basket, sport insegnato loro sempre da Cernicchiaro.

L’arrivo di Cecilia Panunzi, Alessia Leonardi (laureande in Logopedia) e Giorgia Salemi (logopedista), affiancate poco dopo da Michele Abate (logopedista) ha visto l’effettivo svolgersi del laboratorio di Logoteatroterapia, culminato addirittura con uno spettacolo che ha reso i ragazzi protagonisti, personaggi della bellissima storia The upright revolution (che avevamo precedentemente tradotto dall’inglese in quanto non ne esiste una versione italiana, per poterne realizzare la drammaturgia) di Ngugi wa Thiong’o, noto anche come James Ngugi, scrittore keniota appena scomparso. Considerato uno dei principali autori della letteratura africana, è stato candidato più volte al Nobel per la letteratura. La vicenda narra le avventure delle parti del corpo che bisticciano credendosi le une più importanti delle altre, fino allo scoprire che solo nella collaborazione e condivisione fra tutti risiede l’estrema funzionalità dell’essere umano. Semplice ma al tempo stesso potentissimo messaggio di pace.

Spesso abbiamo parlato di Logoteatroterapia nelle pagine della nostra autorevole rivista illustrando, con esempi e vicende realmente accadute, quanto essa possa operare sull’armonioso sviluppo dell’essere umano, soprattutto in situazioni di fragilità linguistica e comunicativa. La disciplina ha travalicato i confini di Roma grazie a professionisti illuminati che la portano avanti anche in città quali Foligno o Monterotondo. Ma la sfida di realizzare un percorso con bambini e ragazzi kenioti, che vivono realtà diversissime dalla nostra e con i quali è possibile comunicare solo in inglese, è stata davvero grande.

Panunzi, con la collaborazione dei sunnominati Leonardi, Salemi e Abate, ha portato avanti il progetto sperimentando con oltre quaranta ragazzi le attività proprie della Logoteatroterapia, che avevamo accuratamente selezionato nelle settimane che precedevano la sua partenza. Gli imprevisti non sono mancati: dal maltempo a disordini politico/sociali, da violenti malesseri ad assenze improvvise dei partecipanti. Eppure, Panunzi e gli altri volontari non si sono mai lasciati scoraggiare o sottrarre la felicità e la fiducia in quel che stavano facendo.

A me, rimasta nell’assolata e afosa capitale italiana, giungevano foto, video, racconti ma soprattutto tanto entusiasmo e la consapevolezza di star facendo qualcosa di grande.

Anche questo sanno fare gli esseri umani, ho sempre pensato in questi giorni. Non solo distruggere e conquistare. Ma credere di poter costruire, lanciarsi a chilometri e chilometri di distanza con alle spalle un faticoso anno lavorativo, (dopo il quale l’unica cosa sensata sarebbe stata andare in vacanza) con un pizzico di sana incoscienza per contribuire, anche se in piccola parte, a risanare le ferite del mondo.   

 

Cecilia Moreschi

11 agosto 2025

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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