Giovedì, 28 Marzo 2024
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Una semplicità commovente: Viviamoci!

Recensione dello spettacolo Viviamoci in scena al Teatro Studio Uno dal 22 al 24 gennaio 2016

Il Teatro Studio Uno, fra le numerose offerte, ospita nel suo suggestivo cantiere teatrale un eccellente monologo artistico, frutto della mente e dell’esperienza di una giovane attrice: Giorgia Mazzuccato, che tra uno spaccato comico e tragico porta in scena le sottili e apparenti coincidenze della vita in una recitazione semplice e profonda.
“Mostrarsi semplici e sorridenti è l’arte suprema del mondo” scriveva Esenin. Partecipando da spettatori alla messa in scena di Viviamoci, spettacolo della giovane e talentuosa Giorgia Mazzuccato, questa frase trova la sua conferma di esistere.

Una scrittura drammaturgica semplice, infatti, ma non semplicistica. Si intravede, anzi, l’impegno e l’affatto facile gioco di incastri di storie e parole che l’attrice/autrice del testo ha saggiamente partorito. Una narrazione che si articola su tre voci, che la Mazzuccato, unica protagonista in scena, alterna con sintonia, passando da un ruolo all’altro in un susseguirsi di luci morbide, voci comunicative ed efficaci e volti espressivi, empatici. Tre vissuti, tre prospettive di tre personaggi che hanno qualcosa in comune: una storia. Le singole vite di ognuno di loro si trovano incrociate, un momento in particolare del loro percorso di vita ha portato queste tre anime a conoscersi silenziosamente, poichè condividono in tre un’esperienza, legata ad un avvenimento tragico. Un giovane meccanico, “nato adulto” e caratterizzato dalla diffidenza e dall’introversione racconta la sua storia, parallela al racconto di una donna che, come in uno specchio, riflette i momenti della sua infanzia, della sua adolescenza, della consapevolezza di donna che va maturandosi, e poi una voce narrante, la voce di una bambina fantasiosa, figlia di quella stessa donna coraggiosa che raccontava la sua vita. L’attrice ne descrive le esistenze, con dettagli sottili e precisi, ne segue il sentiero, le scelte, le motivazioni, i gesti e le azioni che finiranno per incidere sulla vita di ognuno. Un qualunque nostro gesto, una qualunque nostro fare, può incidere, più o meno consapevolmente, nella vita di qualcun altro, questo è l’eco che rimanda la narrazione, e per questo lo spettacolo si muove delicatamente, prestando quasi attenzione, anche nei motti di spirito, perché ad entrare nelle vite altrui, nelle intimità più recondite bisogna fare piano. La trama indaga sui casi della vita, sulle coincidenze delle storie, coincidenze apparenti, perché tutto pare collegato da fili invisibili che sono matassa dello stesso gomitolo.
Digressioni, incontri, scontri, “lo spettacolo è un vero e proprio viaggio interno ed esterno ai tre diversi personaggi” e il tutto si muove in un’atmosfera sognante che si aggrappa alla purezza dell’immaginazione per salvarsi dalle dure realtà, dalle mancanze, dalle assenze con le quali tocca spesso confrontarsi. Un’umanità intatta e primogenita che richiama il ventre materno, una storia dove l’urto con la realtà è forte ma non abbatte l’istinto di resistenza e lo stimolo di lottare, dove si cerca di mantenere intatta la meraviglia e il senso sano del fanciullesco. Il tutto si muove come su di una linea circolare, senza forzature o atti mancati, tutto sapientemente calibrato, come la musica che accompagna l’intera esibizione, perfetta e intatta. Qui sta la riuscita dello spettacolo, calibrare gli attimi e i gesti, consegnandoci un lavoro di cucitura meraviglioso, dove apprezziamo la scelta della leggerezza e delle battute che strappano un sorriso, così come il tremolio dell’anima che potrebbe sciogliersi in una lacrima all’esposizione di quel dramma presentato in maniera tanto sentita e non banale. E vi sono poi i giochi di parole, le assonanze, i simpatici meccanismi e ingranaggi del linguaggio che con maestria da paroliera e moderna cantastorie l’attrice infila nel suo monologo arricchendolo di espressività, assieme alla sua stessa impronta stilistica che Dario Fo ha definito come “una recitazione con tempi puliti e chiari tipici di una professionista, con un testo paradossale e metafisico, una scrittura puntuale ed efficace”. Le si legge l’anima alla Mazzuccato quando recita, e noi ci auguriamo di poter assistere presto a nuove e originali creazioni.

 

Erika Cofone
24 gennaio 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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