Martedì, 23 Aprile 2024
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Al teatro Quirino "Se devi dire una bugia dilla grossa", ricordando Pietro Garinei

Recensione dello spettacolo Se devi dire una bugia dilla grossa, due atti di Ray Cooney, versione italiana Iaia Fiastri. Con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e Paola Quattrini. Regia originale di Pietro Garinei. Nuova messa in scena: Luigi Russo. In scena al Teatro Quirino dal 15 al 27 marzo 2022

 

Imprevedibile. Come l’apertura incessante di porte, dove non sai mai se ad entrare è la persona che aspettavi o quella da cui fuggire.  Dinamico, come il cambiamento repentino di ruoli, identità e bugie per coprire altre bugie e altri ruoli. In un valzer di equivoci e  sotterfugi che, come porte irrequiete, dischiudono altri orizzonti e intrecci, si muove la commedia in due atti di Ray Cooney diretta in origine da Pietro Garinei nel 1986.

L’onorevole Riccardo  De Mitri ( Antonio Catania) alloggia con sua moglie Natalia (Paola Quattrini) all’interno del Palace Hotel. Il desiderio di intimità,  reclamato dalla moglie,  sembra proprio che Riccardo l’abbia destinato ad altre, avendo infatti predisposto un incontro segreto nello stesso albergo con la sua amante Susanna Rolandi (Paola Barale). Per realizzare il suo piano, egli chiede la collaborazione del suo collega di partito, Mario (Gianluca Ramazzotti), obbligandolo ad effettuare, con un nome fittizio, la prenotazione di una stanza matrimoniale, per poi cederla ai due adulteri. A sua volta anche Mario avrà qualcosa da nascondere all’onorevole De Mitri: infatti, suo malgrado,  per un equivoco accorso durante il tentativo di mascherare alla signora Natalia la verità,  sarà vittima dei bollenti desideri di questa. Un rigido direttore d’albergo (Ninì Salerno), un cameriere oltremodo intrusivo, un’antagonista politica moralmente ferrea e bacchettona sono solamente un frammento delle variabili impazzite che complicano e si oppongono all’intenzionalità iniziale, incarnandone di fatto il ruolo di antagonista. Per non parlare poi dell’improvviso arrivo del marito della Rolandi, (Sebastiano Colla) anch’egli capitato nell’albergo per un ennesimo equivoco.

Decisamente divertente, la commedia si avvale di un ritmo recitativo elevato e brioso che, per capacità attoriali  e scelta registica, rimane costante per l’intera durata della pièce, assecondando lo spirito della versione originale. Lo schema classico ambientato in due stanze attigue dello stesso albergo, che ha nella  continua apertura e chiusura di porte la metafora dell’incertezza e dell’equivoco, trova una sua originalità nella convincente prova attoriale degli interpreti principali. Le peculiarità dei loro personaggi, registicamente ben caratterizzati,  si esaltano  nella condivisione di una situazione più grande di loro che mette a nudo le loro nevrosi, friabilità e  bisogni troppo spesso mascherati. Antonio Catania nei panni dell’onorevole De Mitri “racconta” un personaggio apparentemente compassato, abituato a vivere nel torbido e alle meschinerie a questo associate, ma nel contempo simpaticamente “piccolo” come i suoi desideri. 

Gianluca Ramazzotti attraverso un’interpretazione policromatica  si contrappone all’onorevole De Mitri dando vita ad un personaggio ingenuo, goffo, quasi macchiettistico ma decisamente reale, invischiato e predato suo malgrado dalla turbolenza delle vicende di cui è la vera vittima. Lodevole l’interpretazione di Paola Quattrini presente già nella prima messa in scena del 1986: la sua simpatica Natalia De Mitri affronta gli inciampi della vita con ironia e ingenua leggerezza senza farsi trascinare in basso da questi. L’ impulsività del personaggio, a stento controllata, racconta, inoltre,  una storia matrimoniale da troppi anni priva di brividi.  Decisamente credibile è apparso Ninì Salerno nel vestire di austerità ed eleganza il suo personaggio dal quale trapela anche una malcelata curiosità per il turbinìo delle vicende che si svolgono nel suo albergo. Parimenti ben incarnata da Cristina Fondi l’inflessibile onorevole Merloni, mentre spassosa è la figura dell’ambiguo e indiscreto cameriere cinese moralmente rivedibile, interpretato da Marco Todisco.  Rappresentazione teatrale   registicamente ben curata da parte di Luigi Russo di cui si apprezza la dedizione nella definizione dei tratti dei personaggi e la ricerca di quella via mediana che passa tra la personalizzazione e salvaguardia della prima regia di Garinei. Tuttavia, la pièce è risultata oltremodo dilatata nel tempo denunciando la mancanza di uno snellimento della trama che ha rischiato di depauperare la bontà del costrutto divenendo ridondante e perdendo lo smalto iniziale. 

Decisamente elegante e ben rifinito  l’allestimento scenografico (Marco Pupin) che si avvale dell’originaria soluzione girevole, ideata in origine da Terry Parsons, in grado di rappresentare in contemporanea i diversi ambienti in cui la vicenda si sviluppa, imprimendo così dinamismo e credibilità alla stessa. 

Decisamente numeroso e divertito, il pubblico decreta la riuscita di uno spettacolo di indiscutibile fattura. 

 

Simone Marcari

26 marzo 2022

 

Informazioni 

Se devi dire una bugia dilla grossa

Due atti di Ray Cooney

Versione italiana di Iaia Fiastri

Regia originale di Pietro Garinei

Nuova messa in scena di Luigi Russo

Con:

Antonio Catania

Gianluca Ramazzotti

Paola Quattrini

E con:

Ninì Salerno, Sebastiano Colla, Cristina Fondi,

Marco Todisco, Sara Adami, Ilaria Canalini.

Con la partecipazione di Paola Barale

Scene originali di Terry Parsons riprese da Marco Pupin

Costumi: Silvia Morucci

Disegno luci: Giuseppe Filipponio

GINEVRA MEDIA PRODUCTION in ricordo di Pietro Garinei

E della ditta Garinei e Giovannini.

Un progetto artistico di Gianluca Ramazzotti

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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