Venerdì, 26 Aprile 2024
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#intervista a Geppy Gleijeses, direttore responsabile del teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma

 

All’interno di un clima culturale e umano che ancora risente in modo preponderante del dramma causato dal Covid e dell’inquietante incertezza sul futuro prossimo che solo un nemico invisibile può instillare, riaprire un teatro non è solo un’operazione culturale ma un inno alla vita, un gesto rivoluzionario. Tale azione, infatti, condensa, all’interno della propria intenzionalità, coraggio, follia, romanticismo e quell'inarrestabile desiderio di non mollare.  Incontrando Geppy Gleijeses, il direttore artistico del Teatro Quirino Vittorio Gassman, a tal proposito, abbiamo analizzato la situazione spinosa dei teatri privati in questo particolare momento storico, che ci ha risposto così:

La situazione dei teatri privati si può definire a dir poco grottesca in questo preciso momento storico. Nonostante essi fatturino metà degli introiti dei teatri di tutta Italia, manca l’attenzione delle Istituzioni che non intervengono per supportarli economicamente. I finanziamenti pubblici ai teatri privati come il Teatro Quirino, sono minimi e non permettono, con la cifra elargita a noi di 56.000 euro, di pagare neanche il salario di un mese a tutti i nostri dipendenti. A fronte di questa crisi generalizzata, fanno rabbia le recenti dichiarazioni del direttore artistico dell’Eliseo. Ci assumiamo la responsabilità di affermare che Luca Barbareschi, dopo aver ricevuto 5 milioni di euro di finanziamenti pubblici, somma ricevuta senza un’apparente giustificazione su cui sta indagando la magistratura, non può lamentare m ilioni di debiti. Troviamo non accettabile questa gestione economica che ha portato sull’orlo del fallimento uno dei teatri simboli di Roma, il nostro “j’accuse” è rivolto alla modalità sconsiderata con cui è amministrato, a nostro avviso, l’Eliseo. Riteniamo quindi incomprensibili le richieste di aiuto economico del teatro in oggetto.

 

Alla conferenza stampa di presentazione della prossima stagione teatrale si percepiva l’emozione di un nuovo inizio. In questo momento siete tra i pochi ad avere delle date certe per gli spettacoli in programmazione.

Nonostante le criticità di questo frangente storico, il Teatro Quirino si differenzia dagli altri teatri storici di Roma per le sue posizioni. Dal nostro punto di vista, bisogna avere il coraggio di rischiare. Noi abbiamo azzardato lanciando la campagna abbonamenti adesso e siamo stati premiati da un elevato numero di abbonati già a luglio e senza certezze per il futuro. Il nostro pubblico ci ha rinnovato la sua fedeltà. La riuscita della nostra iniziativa dimostra che gli appassionati hanno veramente desiderio di ritornare a teatro. A nostro avviso, il segreto del nostro successo si può ravvisare in un’efficiente gestione economica, in dipendenti che amano il proprio lavoro, in un pubblico affezionato che si fida delle nostre proposte e nel rispetto per la tradizione insita nel Teatro Quirino. Inoltre vogliamo aggiungere che al nostro teatro si percepisce un’atmosfera di familiarità e di calore non solo verso gli spettatori, ma anche verso gli attori che ospitiamo durante la stagione che per noi sono degli amici, fanno parte della grande famiglia del Quirino. 

 

Ci vuole parlare del cartellone 2020/21?

Posso anticipare la presenza di qualche nome come Gabriele Lavia, Paola Paoli, Alessandro Haber, Paola Quattrini che interpretano testi d’autore. Riproporremo alcuni spettacoli non andati in scena per la repentina interruzione a causa del Covid, ma ce ne sono 12 nuovi in programmazione. I lettori possono trovare le informazioni di cui necessitano sul nostro sito.

 

In base a quali criteri sono stati selezionati gli appuntamenti in cartellone?

Abbiamo selezionato una drammaturgia non uniforme dal punto di vista tematico all’interno della stagione, secondo noi il cartellone deve essere variegato diversificando i generi e i soggetti. Abbiamo operato una scelta per far emozionare, divertire, sussultare il pubblico. Lo spettatore per noi è prioritario, vogliamo proporgli un titolo che conosce, un attore che richiama, un autore di spessore e una regia di qualità. 

 

 

Mena Zarrelli

31 luglio 2020

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#Intervista a Laura Sicignano direttrice del teatro Stabile di Catania che ci parla delle iniziative per la prossima stagione e della vittoria del premio Franco Enriquez 2020 per la sua interpretazione dell'Antigone di Sofocle.

 

Il lavoro svolto con la tua Antigone, che ha aperto la stagione al teatro stabile di Catania, ti ha permesso di vincere il premio Franco Enriquez 2020 della città di Sirolo, nella motivazione si legge che a convincere la giuria è stata la tua recitazione “molto accattivante, non accademica e di maniera, ma una prova d’attore maiuscola che svela una recitazione moderna e rivelatrice”… come commenti queste parole, volevi fosse questo trasparire?

Fin dall’inizio delle prove abbiamo lavorato con gli attori su alcuni principi per me fondamentali: la concretezza, la relazione e l’ascolto, a partire anche dal linguaggio, che nel tradurre il testo con Alessandra Vannucci, abbiamo voluto adattare ad ogni personaggio, nel rispetto dell’originale, ma pensando ad un discorso politico e ad un pubblico contemporaneo. La parola era pensata per essere detta dagli attori, non letta su una pagina. Pur cercando di conservare il mistero e la cerimonia, elementi che contraddistinguono la tragedia, abbiamo lavorato con gli attori a togliere ogni enfasi, compiacimento, astrazione. Questo percorso ha condotto la giuria del prestigioso premio a definire la recitazione “una prova d’attore maiuscola che svela una recitazione moderna e rivelatrice” che per noi è un grandissimo risultato.

 

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#intervista a Michele Gentile presidente ISP - Imprese Stabili di Produzione - che ci parla della riapertura dei teatri prevista per il 15 giugno e della petizione lanciata per chiedere sostegno ai privati. 

 

Cristina Comencini, Ferzan Ozpetek, Maurizio De Giovanni, Maurizio Costanzo, Carlo Conti, Glauco Mauri, Stefano Accorsi, Ale & Franz, Raoul Bova, Nancy Brilly Sergio Castellitto, Pierfrancesco Favino… sono solo alcuni dei volti dello spettacolo che hanno firmato la petizione lanciata da ANET - Associazione Nazionale Esercizi Teatrali - e dall’ISP - Imprese Stabili di Produzione - sulla piattaforma change.org diretta al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini dal titolo: “Il teatro privato non può riaprire”. 

Come molti di voi sapranno dal 15 giugno i teatri potranno riaprire, ma secondo Michele Gentile le limitazioni degli ingressi non permetteranno ai teatri privati di avere il minimo di entrate economiche per andare avanti.

 

La vostra petizione “Il teatro privato non può riaprire”  fa riflettere su come la limitazione degli ingressi potrebbe dimostrarsi una vera e propria cesoia per molte realtà teatrali. Il problema in realtà va ben oltre le limitazioni negli ingressi, perché è presumibile che gli spettatori non tornerebbero subito a teatro numerosi. Quali sono gli aiuti che chiedete?

Vero, non ci aspettiamo subito un ritorno numeroso degli spettatori, è normale visto il momento e forse sarà così anche per i mesi a venire. Per questo sostanzialmente quello che chiediamo è di avere un programma più dettagliato, che permetta ai gestori dei teatri, alle compagnie ed ai produttori di poter ricominciare a pensare a dei possibili cartelloni, facendosi magari un’idea di massima di quando sarà possibile poter tornare ad avere una piena capienza nei teatri. Il tutto sempre tenendo conto degli accorgimenti del caso, come l’uso di mascherine, sanificazioni, e distanziamento. Chiediamo in sostanza un calendario in grado di darci più dettagli su come potrebbe riprende l’attività teatrale da qui ad ottobre, quando in teoria potrebbe, dovrebbe, partire la prossima stagione. 

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Periodo di sospensione per il teatro, tra incertezze del presente e speranze per il futuro. È di questo che abbiamo parlato con Gianluigi Fogacci, attore e regista, che propone il suo punto di vista sulle decisioni prese dalle istituzioni verso il settore spettacolo e analizza le possibilità, anche nuove, che possono offrirsi per mantenere viva una delle attività che oggi sta soffrendo maggiormente.

 

Come commenta, leggendo i recenti provvedimenti emergenziali, l’attenzione rivolta dalle istituzioni verso gli operatori dello spettacolo e in particolare del settore teatrale?

Nessuno discute i provvedimenti. Anche se sarebbe lecito chiedersi perché ci si adoperi a trovare misure per aprire i ristoranti, mentre la riapertura dei teatri viene considerata un problema da non trattare nemmeno? Ma questa scarsa attenzione non nasce con l’epidemia, viene da lontano. Il peccato è originale: considerare il teatro un settore non essenziale e la cultura un orpello. Benno Besson diceva: ”Il teatro è il giocattolo della società”. Come per il bambino, il giocattolo non è un semplice mezzo di svago, ma è lo strumento della crescita e rispecchia il suo stesso modo di crescere.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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