Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il regista dello spettacolo Parlami d’amore, in scena al teatro degli Audaci fino al 20 ottobre, Francesco Branchetti ci ha parlato della pièce della quale è anche interprete insieme a Nathalie Caldonazzo. Lo abbiamo incontrato per condividere la vibrazione delle sue emozioni pochi istanti dopo la fine dello spettacolo, su un testo che racconta l’implicito dei rapporti di coppia stritolati dai falsi miti della contemporaneità.

 

Una recitazione intensa...

Si, priva di pause, ed anche il testo stesso di Philippe Claudel segue un crescendo in cui racconta la perdita della serenità per seguire cose che in realtà non ci appartengono e che non ci rendono felici. C’è bisogno invece di recuperare semplicità: mi piacerebbe conoscere il momento esatto in cui l’abbiamo perduta e capire cosa sia successo.

In scena con Shake Fools fino al 13 ottobre, Manuela Tempesta e Giovanni Maria Buzzatti parlano del loro ultimo spettacolo che vede in scena lo stesso Buzzatti, Enrico Franchi, Mavina Graziani, Giglia Marra ed Emanuele Guzzardi

 

Il testo che avete portato in scena è particolarmente crudo e impegnativo, qual è stato il processo di scrittura che avete seguito?

M. T. “È vero, si tratta di un testo impegnativo ed è stato difficile scriverlo. Io vengo già da altri lavori che hanno affrontato temi di scottante attualità, ma questa volta volevamo cimentarci con qualcosa di nuovo e che già aveva attirato la nostra attenzione, ovvero la storia dei manicomi, anzi degli ex-manicomi oggi definite ‘case di cura’, ma che nel ‘900 ospitavano non solo persone che avevano problemi mentali ma anche indigenti o persone etichettate come ‘diverse’, tipo gli zingari che erano considerati la feccia della società ma che, in realtà, ieri come oggi sono portatori di un mondo e di una cultura diversi dai nostri ma sempre tali.

Il duo Patti/De Liberato dopo Echoes – spettacolo vincitore del bando di residenza produttiva del Teatro Studio Uno – torna in scena sul palco di Spazio Diamante con Passando la notte sott’acqua al Festival InDivenire.

 

Quando è iniziata la collaborazione con Lorenzo De Liberato?

Noi ci siamo conosciuti all’ACT di Cinecittà. Lui faceva filmMaking, si specializzava in sceneggiatura e io seguivo il corso di recitazione. Poi abbiamo fondato la compagnia Marabutti insieme a Fabrizio Milano. In realtà la compagnia in questo momento è “diciamo” in stand by, ma noi continuiamo a collaborare insieme.  Lorenzo ha scritto Echoes che stiamo portando in scena da quattro anni, ha curato l’adattamento di Amleto che ho presentato alla Biennale College – Teatro di Venezia curato da Antonio Latella indirizzata a registi italiani under 30.  

Ugo Dighero sarà in scena con Mistero Buffo al Brancaccino dal 10 al 13 ottobre 2019

“Mistero Buffo è come una Ferrari: difficilissima da domare inizialmente, ma poi quando sai guidarla è uno spettacolo. Io porto a teatro l’opera di Fo mettendoci il mio stile, anche perché a fare il paragone con lui si esce per forza perdenti”

Ugo Dighero presenta così il suo “Mistero Buffo”, portando a teatro, al Brancaccino, il capolavoro di Dario Fo e si sofferma anche sul suo passato, sul futuro e sul momento culturale italiano.

Dighero, non è la prima volta che ti cimenti con “Mistero buffo”, cosa cambia ogni volta riportarlo in scena, riesci sempre a dare un tocco personale?

Porto in scena Mistero Buffo da più di 30 anni, è una cosa che ho studiato da ragazzo, dal momento in cui ho iniziato con la scuola, praticamente. Era il periodo in cui Dario Fo era rientrato da poco in tv con quest’opera, dopo la lunga assenza e io fui affascinato dal suo stile e dal suo modo di recitare, era un vero affabulatore. In pratica all’interno di una narrazione, con tempi e ritmi fantastici di fare più parti, riusciva a raccontare personaggi, atmosfere, scenografie e anche i profumi solo attraverso una tecnica espressiva impressionante.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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