Martedì, 08 Ottobre 2024
$ £

#intervista a Michele Gentile presidente ISP - Imprese Stabili di Produzione - che ci parla della riapertura dei teatri prevista per il 15 giugno e della petizione lanciata per chiedere sostegno ai privati. 

 

Cristina Comencini, Ferzan Ozpetek, Maurizio De Giovanni, Maurizio Costanzo, Carlo Conti, Glauco Mauri, Stefano Accorsi, Ale & Franz, Raoul Bova, Nancy Brilly Sergio Castellitto, Pierfrancesco Favino… sono solo alcuni dei volti dello spettacolo che hanno firmato la petizione lanciata da ANET - Associazione Nazionale Esercizi Teatrali - e dall’ISP - Imprese Stabili di Produzione - sulla piattaforma change.org diretta al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini dal titolo: “Il teatro privato non può riaprire”. 

Come molti di voi sapranno dal 15 giugno i teatri potranno riaprire, ma secondo Michele Gentile le limitazioni degli ingressi non permetteranno ai teatri privati di avere il minimo di entrate economiche per andare avanti.

 

La vostra petizione “Il teatro privato non può riaprire”  fa riflettere su come la limitazione degli ingressi potrebbe dimostrarsi una vera e propria cesoia per molte realtà teatrali. Il problema in realtà va ben oltre le limitazioni negli ingressi, perché è presumibile che gli spettatori non tornerebbero subito a teatro numerosi. Quali sono gli aiuti che chiedete?

Vero, non ci aspettiamo subito un ritorno numeroso degli spettatori, è normale visto il momento e forse sarà così anche per i mesi a venire. Per questo sostanzialmente quello che chiediamo è di avere un programma più dettagliato, che permetta ai gestori dei teatri, alle compagnie ed ai produttori di poter ricominciare a pensare a dei possibili cartelloni, facendosi magari un’idea di massima di quando sarà possibile poter tornare ad avere una piena capienza nei teatri. Il tutto sempre tenendo conto degli accorgimenti del caso, come l’uso di mascherine, sanificazioni, e distanziamento. Chiediamo in sostanza un calendario in grado di darci più dettagli su come potrebbe riprende l’attività teatrale da qui ad ottobre, quando in teoria potrebbe, dovrebbe, partire la prossima stagione. 

Periodo di sospensione per il teatro, tra incertezze del presente e speranze per il futuro. È di questo che abbiamo parlato con Gianluigi Fogacci, attore e regista, che propone il suo punto di vista sulle decisioni prese dalle istituzioni verso il settore spettacolo e analizza le possibilità, anche nuove, che possono offrirsi per mantenere viva una delle attività che oggi sta soffrendo maggiormente.

 

Come commenta, leggendo i recenti provvedimenti emergenziali, l’attenzione rivolta dalle istituzioni verso gli operatori dello spettacolo e in particolare del settore teatrale?

Nessuno discute i provvedimenti. Anche se sarebbe lecito chiedersi perché ci si adoperi a trovare misure per aprire i ristoranti, mentre la riapertura dei teatri viene considerata un problema da non trattare nemmeno? Ma questa scarsa attenzione non nasce con l’epidemia, viene da lontano. Il peccato è originale: considerare il teatro un settore non essenziale e la cultura un orpello. Benno Besson diceva: ”Il teatro è il giocattolo della società”. Come per il bambino, il giocattolo non è un semplice mezzo di svago, ma è lo strumento della crescita e rispecchia il suo stesso modo di crescere.

Questa intervista nasce dal dibattito scaturito dall’articolo “Che senso ha il teatro in televisione o sui social?”. Monica Guerritore negli scorsi giorni ha scritto una lettera aperta indirizzata al primo ministro Giuseppe Conte nella quale ha chiesto di dare più spazio in Rai al teatro e di permettere alle compagnie di portare in scena gli spettacoli, che erano già pronti, negli studi televisivi. Può essere una soluzione per aiutare teatro e teatranti? Si può parlare ancora di rappresentazione teatrale? Cosa può fare veramente la Rai, la televisione ed il mondo del web per aiutare il teatro in questi mesi di inattività? 

Con Monica Guerritore abbiamo provato a fare chiarezza su tutti questi interrogativi.

 

Il teatro è fermo e lo sarà ancora per molti mesi. Sono in molti a domandarsi cosa poter fare per evitare il tracollo finanziario di molte realtà e professionisti. Con una lettera rivolta al primo ministro Giuseppe Conte ha lanciato una sua proposta, di cosa si tratta?

E' una lettera aperta che da voce a un intero settore muto, bloccato a metà di una recita a Marzo e che vedrà forse riaprire magazzini, camerini, sale, palchi a gennaio '21. Un mondo fatto da centinaia di migliaia di persone che si chiamano pubblico e altrettante che sono i lavoratori del teatro:  artisti, tecnici, maestranze, service. Un mondo scomparso dai radar della discussione pubblica  e che  attraverso la mia proposta cerca una strada che non incida sulle finanze dello Stato già impegnato su tanti fronti, ma conti su fondi a disposizione della Rai: chiedo alla televisione pubblica di  aprire  le porte, darci degli spazi , farci  allestire, mettere in scena riprendere, montare e mettere in onda per offrire al pubblico che non può andare a teatro il Teatro.

 

In occasione del debutto dello spettacolo Di mare e di vento – Viaggio nella musica di Gianmaria Testa che sarà in scena al teatro La Fenice di Senigallia il 14 marzo 2020 intervistiamo Neri Marcorè che ci parla anche dell’attuale situazione teatrale “soffocata” dall’emergenza Coronavirus.

 

In questi giorni si parla solo di Coronavirus. I numeri, per il teatro, parlano chiaro: oltre 7mila spettacoli rinviati (numero destinato a crescere questa settimana) per un danno complessivo di oltre dieci milioni di euro… qual è la sua opinione?

Credo che ci sia stato un eccesso di allarmismo, anche perché sono stati annullati spettacoli in teatri dove siamo stati fino al giorno prima. A contribuire c'è stato sicuramente il fatto che oggi ognuno si sente libero di pubblicare su internet tutto quello che gli passa per la testa, in questo modo ogni paura viene amplificata. Vent’anni fa non sarebbe successo quanto abbiamo visto in questi giorni. Basti pensare alla Sars che non ha avuto questo impatto e forse era anche più complicata del Coronavirus. Ciò ha portato a trasmettere talmente tanta paura a chi deve decidere che nel dubbio preferisce annullare gli spettacoli o spostarli a data da destinarsi per tutelarsi da ogni rischio. Queste chiusure causano molti danni sia agli addetti al settore che agli spettatori. Non riguarda solo il teatro ma tutti i luoghi d’incontro. Ho molti amici che hanno dovuto rimandare l’uscita dei film ad esempio. Credo che ci sia un eccesso di allarmismo che va placato. Certo, ci sono persone più a rischio, che hanno altre patologie e per loro è giusto seguire delle giuste profilassi, ma quanto stiamo vedendo è eccessivo. Comunque quello che auspico è che si torni ad una normalità quanto prima.

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori