Recensione dello spettacolo “Buonanotte, Mamma”, in scena al teatro Sala Umberto dal 15 al 25 febbraio 2024
Jessica (Mariangela D’Abbraccio) ha deciso di tirare una linea: a fine serata si suiciderà. Il ticchettio di un orologio segna lo scandire del tempo verso l’ineluttabile scadenza. Con lei, come da sempre, sua madre (Marina Confalone), che all'annuncio emerge da una vita fatta di televisione e di insignificanti piaceri.
Il dramma di Marsha Norman, Premio Pulitzer nel 1983, in scena alla Sala Umberto fino al 25 Febbraio nell’allestimento diretto da Francesco Tavassi, è una inesorabile resa dei conti.
Tutto il testo, nel fluire della conversazione con il suo inevitabile crescendo drammatico, è il doloroso bilancio del rapporto tra madre e figlia. Dallo svelarsi della vicenda si apprenderà come nel sofferto vissuto di quest’ultima, gravato dalla tara della malattia, costellato da fallimenti e da eventi avversi, il ruolo della madre sia stato sempre influente in maniera decisiva. Azioni, omissioni, imposizioni, che hanno segnato il destino della protagonista e che emergono dall’oblio del non-detto solo dopo il tragico annuncio che apre la rappresentazione e dà la stura a tutto. Quello fra le due donne è un rapporto simbiotico, viscerale, vincolante, in cui la più debole finisce avviluppata e condotta inconsapevolmente a un destino di quotidiana infelicità. Ma Jessica non lo rinnega, né maledice la madre e il suo passato. Nella vita da cui si sta allontanando vuole lasciare tutto a posto. Le ultime ore vengono trascorse con calma rassegnata e forse con inedita serenità. A nulla valgono i tentativi della madre di dissuaderla, riproponendo i gesti con cui è stata costruita la loro quotidianità. Il titolo racconta tutto: un commiato definitivo, ma affettuoso. “Buonanotte, mamma” è il saluto al mondo di una donna che finalmente ha trovato la forza di decidere da sola, anche se l'unica opzione che rimane nel suo futuro è quella più estrema. Perché abbandonare la madre è per lei abbandonare la vita.