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“Ora che l’Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri”: la storia dei I Vicerè al Teatro Quirino di Roma
Recensione de I Vicerè in scena al Teatro Quirino dal 29 novembre al 5 dicembre 2022
Siamo nell’Italia risorgimentale, nel periodo a cavallo tra le ultime luci del regno borbonico e la nascita dello stato unitario. Precisamente ci troviamo in Sicilia, a Catania, e assistiamo a questo fondamentale momento evolutivo della storia italiana, attraverso le vicende che coinvolgono tre generazioni appartenenti alla famiglia Uzeda di Frascalanza, discendente dei Vicerè spagnoli da cui l’opera trae il titolo. La mente di Federico De Roberto, l’autore del romanzo da cui è stato partorito l’adattamento teatrale, ci immette in un spaccato di vita sociale la cui narrazione si dipana attraverso dinamiche di potere, denaro e ipocrisia sociale. Al pari di Tomaso da Lampedusa per i contenuti e di Verga per il potente impianto narrativo naturalistico, i Vicerè risultano un ritratto realistico e agghiacciante di un’Italia meridionale conservatrice e reazionaria, attaccata allo status quo e intenzionata a perpetuare le disuguaglianze sociali tra le classi privilegiate e quelle subalterne, nonostante si proclamino gli ideali risorgimentali e gli ideali di libertà e democrazia. All’interno di un ambiente familiare anaffettivo e votato solo alla ricerca del potere, alcuni personaggi provano ad essere autentici e a scardinare le dinamiche familiari, come nel caso della zia Lucrezia che, contro tutti, sposerà Giulente, un rivoluzionario seguace di Cavour, o come nel caso di Consalvo, che incarna il modello del ribelle che passerà tutta la vita in opposizione col padre. Entrambi però subiranno una metamorfosi che li porterà ad assimilarsi al resto della famiglia sul finale.