Venerdì, 02 Maggio 2025
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Recensione dello spettacolo Diamoci del tu, di Norm Foster. Con Pietro Longhi e Gaia De Laurentiis. Regia di Enrico Maria Lamanna. In scena al Teatro Roma dal 20 ottobre al 1 novembre 2020

 

Succede che la solitudine diviene scelta ed abitudine e a volte rimane la sola a fare compagnia. Ma anche nella più estrema indifferenza verso il mondo, implacabile ed inaspettato sarà “quel” momento che come una voce interiore griderà il bisogno di contatto, tanto vibrante e tormentato quanto piatta e asettica la nostra noncuranza fino ad allora. Ciò che era abitudine e tranquillità diviene paura ed urgenza. Nelle emergenze, infatti, non si cerca mai una persona bensì la persona: quella a cui affidare per la prima volta le nostre emozioni e custodire le sue. 

Recensione dello spettacolo “Glory Wall” in scena al teatro Vascello dal 13 al 18 ottobre 2020

 

In principio era La Parola: Censura. Questa è la genesi dello spettacolo di Leonardo Manzan (autore e regista) e Rocco Placidi. Cos’è la censura? Come può uno spettacolo sulla censura non essere censurato? E soprattutto: perché qualcuno dovrebbe censurarlo? Karl Kraus disse: “La libertà di pensiero c’è, il problema è che manca il pensiero”. Manzan traspone questo aforisma in una verità più provocatoria: “Se nessuno ci censura è perché nessuno si interessa del teatro”. Un cortocircuito che costringe il regista ad unica scelta: autocensurarsi. 

Appena lo spettatore entra in sala deve confrontarsi con una prima provocazione: un muro divide palco e platea. La parete, però, presenta dei fori, i cosiddetti Glory Hole (con l'espressione glory hole si intende un buco praticato in una parete attraverso il quale è possibile svolgere attività sessuali, mantenendo tuttavia l’anonimato). Da questi escono braccia, parti del corpo e oggetti che animano lo spettacolo. In “Glory Wall” Manzan capovolge le convenzioni teatrali: alla platea viene chiesto di agire, di rompere le regole. La rappresentazione non procede finchè qualcuno nel pubblico non accende una sigaretta che spunta dal muro, o finchè non vengono lette battute proiettate sulla parete. Così lo spettatore diventa attore, la platea diventa parte della messa in scena e la censura incontra un altro cortocircuito: non può agire sul pubblico stesso. Nello spettacolo tutti si ribalta: il muro non nasconde gli attori al pubblico, ma nasconde il pubblico (che diventa attore) agli attori, che diventano spettatori.

Recensione dello spettacolo: Maurizio IV un Pirandello pulp, di Edoardo Erba. Con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia. Regia di Gianluca Guidi. In scena al Teatro Sala Umberto dal 9 al 25 ottobre 2020

 

Il gioco delle parti ci impone una maschera che, distogliendoci dalla nostra identità, ci plasma sull’aspettativa altrui. Arduo diventa, quindi, riconoscere la nostra anima dietro un velo sociale con cui l’abbiamo coperta e nascosta. Ma sorprendentemente a volte è ancora possibile contattare la nostra essenza dismettendo o invertendo i ruoli a quei personaggi che la vita ci ha assegnato. Tuttavia, quando per vendetta si smette di giocare per tacitare un passato che non vuol passare, brusco sarà il passaggio che dalla perfezione della maschera conduce alla drammatica imperfezione dell’essere umano.  

Recensione di Cascando della compagnia DoveComeQuando in scena alle Carrozzerie n.o.t . nell'ambito del Festival Inventaria, andato in scena il 9 e il 10 ottobre 2020
 
 

Bisogna mettere un punto. Bisogna che le cose finiscano. Si chiama coraggio.”

Il teatro off non si ferma: lo spazio dalle atmosfere vintage e alternative di Carrozzerie n.o.t, sfida con coraggio e in sicurezza il clima di sfiducia e di paura dei contagi da Covid-19 rompendo la tensione avvertita nel settore della cultura, con la nuova edizione del festival Inventaria. Il primo spettacolo in scena dal titolo Cascando, è stato scritto e diretto di Pietro Dattola, direttore artistico della stessa manifestazione. Come titolo, già la scelta di questo verbo coniugato poi al gerundio, rimanda al senso di precarietà, d’inconsistenza, alla paura, prolungati nel tempo di un’intera esistenza. La protagonista, Anna è al centro della scena vuota dal buio della quale si intravede la presenza un unico oggetto: una sedia trasparente interpretabile come una metafora dell’inconsistenza di tutti i punti di riferimento personali, sociali e culturali che circondano la vita della protagonista, quindi una mancanza di sostegni.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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