Recensione de La cantatrice calva in scena al Teatro Vascello dal 31 marzo al 4 aprile
"Il silenzio del rumore
delle valvole a pressione
i cilindri del calore
serbatoi di produzione...
Anche il tuo spazio è su misura.
Non hai forza per tentare
di cambiare il tuo avvenire
per paura di scoprire
libertà che non vuoi avere...
Ti sei mai chiesto
quale funzione hai?"
(Il silenzio del rumore, Franco Battiato, 1972)
Ionesco torna nuovamente a Roma, stavolta sul palco del Teatro Vascello.
E' la volta de La cantatrice calva e come ogni volta è un riscoprire qualcosa di (spesso) obliato e d'improvviso ritrovato, che non solo fa (sor)ridere ma sopratutto riflettere.
Ionesco, cosa ormai risaputa, lo riporta con precisione il libro di testo universitario come (l'opinabile) Wikipedia, mise in scena questa sua commedia per la prima volta nel 1950 con l'intenzione di criticare la classe borghese attraverso le due anonime famiglie inglesi, gli Smith e i Martin, e il loro parlare senza comunicare in un susseguirsi di luoghi comuni, frasi banali e discorsi che concernono il nulla in un ambiente/gabbia che li rende istante dopo istante sempre più prigionieri del conformismo di classe del quale sono gli emblematici rappresentanti.
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