Recensione dello spettacolo Don Chisciotte in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 15 al 27 marzo 2022
“Su, non faccia il pigro, si alzi da questo letto, e andiamocene in campagna vestiti da pastori come s’è fissato, e chi sa che dietro a qualche siepe non si trovi la signora Dulcinea disincantata, che sia una meraviglia a vedersi”.
Don Chisciotte della Mancia, Miguel de Cervantes Saavedra
Alessio Boni e il suo Don Chisciotte illuminano la platea dell’Ambra Jovinelli. “Suo” perché è frutto di una regia collettiva, insieme a Roberto Aldorasi e Marcello Prayer. Sul cavallo Ronzinante, una mirabolante macchina costruita in maniera sorprendente tanto da affezionarsi ai gesti del cavallo e a cui il bravissimo “ippoattore” Biagio Iacovelli dà vita, entra in scena il baldanzoso protagonista, Don Alonso Quijano, nobile della Mancia: l’hidalgo è un appassionato lettore di romanzi cavallereschi, che divora al punto da non saper più distinguere la realtà dalla finzione. La storia di Miguel de Cervantes è ampiamente conosciuta: Don Alonzo si convince di essere un cavaliere errante con il compito di proteggere gli oppressi: diventa così Don Chisciotte e, immaginando di poter ottenere, grazie alle sue imprese, la corona di Imperatore di Trebisonda, muove all’avventura con il suo malconcio cavallo, accompagnato dal fido scudiero Sancho Panza. Secondo i canoni della cavalleria, che, pur pazzo, Don Chisciotte segue meticolosamente, egli necessita di una dama da servire e del cui amore essere degno: don Chisciotte crea così la principessa Dulcinea del Toboso, a cui anela in modo romantico e che rappresenta il fil rouge dell’intera avventura in scena.
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