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Milano Off Fringe Festival, come uscire dai “non luoghi”, utilizzando le arti performative
#recensione Milano Off Fringe Festival, dal 25 settembre all’8 ottobre 2023
Nel 2009 esce il romanzo “Regno a venire” di James Graham Ballard, un testo crudo e polemico su una classe borghese che alla fine non riesce a risolversi in ciò che ha creduto. L’analisi critica di Ballard trova come stratagemma narrativo, la critica dei “non luoghi” già teorizzati da Augè e che in questo caso vengono demoliti come precetti di luoghi in cui manifestarsi nella propria individualità e inevitabilmente nel senso comune.
Citare Ballard per raccontare l’esperienza vissuta da chi vi scrive in un fine settimana lungo attraverso i luoghi del Milano Off Fringe Festival, che si è tenuto dal 25 settembre all’8 ottobre 2023, è una piccola iperbole stilistica per manifestare quella che a nostro parere rimane l’idea principe che anima i Fringe, soprattutto negli ultimi anni; uscire dai “non luoghi”, utilizzando le arti performative e riappropriarsi di territori periferici e spesso lontani dal centro città in cui esibire esperimenti di teatro indipendente.
Il Fringe Festival nasce a Edimburgo nel 1947, quando otto compagnie teatrali scartate dalla prima edizione del Festival Internazionale di Edimburgo decidono di avviare un festival indipendente, il nome del festival Fringe (“ai margini” appunto) sospende questo tipo di kermesse su un filo di variabili che non possono necessariamente appartenere a quello che abitualmente dichiariamo il linguaggio del teatro. Ecco perché nei Fringe, a nostro parere, bisogna sempre attraversare i luoghi e ciò che vi si rappresenta non staccando mai lo sguardo dal perimetro sociale e storico che ne vede la messa in scena.
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