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FIGLIE D’EGITTO ovvero LE SUPPLICI: a Segesta il tramonto di Oriente e Occidente
Recensione dello spettacolo FIGLIE D’EGITTO ovvero LE SUPPLICI in scena il 3 agosto al Teatro Antico di Segesta
Superato con gli occhi il Tempio Grande di Segesta, uno dei meglio conservati del mondo greco, arrivo finalmente sulla cima del Monte Barbaro dove sorge l’antico teatro. Mi ritrovo a calcare le gradinate della cavea domandandomi quanti, prima di me, han compiuto gli stessi passi per ammirare spettacoli simili: i suggestivi effetti del crepuscolo, lo sfondo naturale di un mare che finisce per risultare indistinguibile dal cielo infinito, la calura estiva che si arrende misericordiosamente al vento. Per presenziare al debutto nazionale di FIGLIE D’EGITTO ovvero LE SUPPLICI - nuovo lavoro della compagnia bologninicosta, insignito del Premio Cendic Segesta 2016, ispirato a Eschilo e inserito all’interno del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2017 – ho percorso 350 chilometri. Ce ne vorranno altrettanti per tornare a casa ma dopo aver assistito alla presentazione del testo presso il Teatro Argentina di Roma, essere stato invitato da Sofia Bolognini e Dario Costa a seguire le prove all’interno del Villino Corsini e aver conosciuto l’intero cast non avrei potuto trovarmi da nessun’altra parte questo 3 agosto: perché l’opera di cui avevo sentito soltanto qualche passaggio a febbraio e che avevo visto iniziare a incarnarsi a metà luglio doveva venire alla luce, quella irripetibile di un angolo ancora intatto di Magna Grecia.
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