Martedì, 21 Gennaio 2025
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Incontriamo una delle grandi protagoniste del teatro dell’opera del Secondo Novecento, la signora Bruna Baglioni.

 

Mezzosoprano autentico, dalla voce ricchissima di colori, con un centro solido e possente, bassi suadenti ed acuti come lame,  capace di non cadere nella tentazione  di aprirsi ai ruoli di soprano e lavorare con tenacia e costanza, consegnandoci ruoli di grande valore musicale e di forte impatto scenico, grazie alla capacità di dare sempre una interpretazione personale dei vari personaggi. 

Il suo repertorio è ricco di titoli di grande impegno: da ‘La Favorita’ a ‘Don Carlo’;  da ‘ Cavalleria Rusticana’ a ‘La Gioconda’; da ‘Il Trovatore’ ad ‘Aida’ e di lei si è sempre parlato come di una professionista seria, appassionata, affidabile. 

Una donna determinata, diretta, schietta, capace di essere se stessa e di non vivere la popolarità  in chiave divistica e superficiale, ma di porsi al servizio del canto con umiltà e dedizione. 

Da quando ha lasciato il palcoscenico, peraltro con una voce ancora prodigiosamente integra, la signora si è dedicata all’insegnamento.

Questo  nostro incontro è l’occasione per conoscere meglio questa artista, così acclamata dagli amanti dell’opera e così schiva  ad apparire su giornali e riviste, ma anche per compiere un viaggio nella sua carriera, conoscere gli esordi, capire l’importanza che hanno avuto  i suoi Maestri, che le sono stati affianco fino a pochi anni fa; cogliere  il suo atteggiamento verso una professione che lei ha saputo sublimare,, ma che prima di tutto è impegno, lavoro, fatica, studio.

Sicuramente una donna tutta d’un pezzo, che fra le righe manifesta la stima per la figlia, apprezzata agente teatrale, ma  che sente il bisogno di  chiarire l’assoluta distanza dalla sua carriera, perché nel mondo dell’arte si va avanti per i propri meriti, ci si deve guadagnare tutto in prima persona e non ci devono essere facilitazioni od ostacoli smussati.

Così è stato per lei e questo le ha permesso una carriera lunghissima, senza cedimenti, che l’ha portata sui principali palcoscenici del mondo, consacrandola una vera regina dell’Arena, decisamente teatro non facile per la voce; amata primadonna del Metropolitan; trionfatrice di una delle serate più tese della storia della Scala; ma anche sempre disponibile ad esibirsi nella cosiddetta ‘provincia’, perché l’Arte vera non ha categorie preconcette, gerarchie e pregiudizi.

Nonostante il successo internazionale, quello che emerge non è una cantante autoreferenziale, ma una donna preoccupata per il futuro del teatro,  che non perde tempo in faziosità, ma chiede con determinazione  che la politica abbia il coraggio di scendere in campo in difesa dei giovani cantanti, che non celebra i tanti applausi ricevuti, ma l’importanza delle tante audizioni fatta, il valore dello studio e della fatica, il coraggio dei Direttori Artistici capaci di puntare sui nomi emergenti, l’etica dei grandi Maestri che riconoscevano il valore degli sconosciuti.

Un incontro che è una lezione di eleganza e di modestia, di competenza e di coerenza.

Cominciamo questa intervista proprio con una domanda che riguarda questa seconda fase della sua carriera.

 

Che consigli si sente di dare  ai giovani che vorrebbero diventare cantanti lirici? Quali sono secondo lei le doti principali che devono avere?

La prima cosa da avere è la testa, poi la voce e da ultimo ma non per minore importanza, la voglia di studiare assiduamente che dovrà accompagnare il cantante fino all’ultimo giorno della carriera. Studio, studio, studio senza cercare scappatoie e raccomandazioni, senza pensare di essere il primo della classe, perché questo devono dirglielo gli altri che lo ascoltano.

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In questi giorni è in scena al Teatro Verdi ‘Orfeo ed Euridice’, spettacolo che segna il ritorno sulle scene triestine del mezzosoprano Daniela Barcellona, sicuramente una delle artiste più apprezzate nella scena lirica mondiale  e massima interprete attuale del  ‘Rossini serio’.

I suoi ruoli en traversi hanno scritto la storia dell’opera di questi anni, grazie ad una tecnica inossidabile, costruita grazie al marito , il Maestro Alessandro Vitiello; ad una capacità interpretativa fuori dal comune e da un carisma che riesce a magnetizzare il pubblico, a trascinarlo in una dimensione metafisica, magica e poetica.

Siamo davanti ad una artista vera, che ha saputo costruire la carriera con dedizione, studio appassionato, responsabilità.  Una cantante che non ha forzato le tappe, che ha saputo rispettare il suo prezioso strumento vovale, ma anche il pubblico, al quale ha consegnato sempre prove di grande spessore. Impossibile elencare i trionfi, i premi vinti, i colleghi con cui si è esibita. Ha avuto il coraggio di mettersi in gioco in allestimenti complessi, ha lavorato con tutti i più grandi registi, si è esibita nei maggiori teatri , dalla Scala al Metropolitan, dalla Royal Opera House al teatro Real di Madrid, passando per Parigi, Salisburgo, Vienna, Chicago, Barcellona, l’Australia, il Giappone , ma esibendosi anche in moltissimi teatri italiani, dando prova di sensibilità e disponibilità.

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«Questo progetto sta dando i suoi frutti, non solo rispetto ai primi gruppi di giovani affezionati che stanno cominciando a seguirci, ma anche per la possibilità offerta ad attori e cantanti talentuosi, tutti under 35, di mettersi in gioco in un ambiente dinamico, stimolante e al tempo stesso sperimentale, nel quale coltivare proprie capacità artistiche e muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo». Queste le parole di Filippo Rotondo quando spiega in cosa consiste il progetto della compagnia operistica FILRŌ.  

 

Sabato al teatro del Vigentino di Milano portate in scena una versione della Tosca di Puccini decisamente inedita. Sul comunicato stampa leggiamo "90 minuti con un ritmo cinematografico" spiegaci come è nato lo spettacolo come lo avete pensato…

Il pubblico assisterà ad un’opera lirica fatta e finita. Non mancheranno scene e costumi, ma sarà ridotta a 90 min, inserendo i punti salienti della trama esaltando la musica di Puccini. Il pubblico sarà parte integrante dello spettacolo e verrà catapultato nel dramma di Tosca.

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Intervista ad un vocal coach italiano richiesto in tutto il mondo, per cercare  di conoscere una professione quasi sconosciuta ai non addetti ai lavori

 

Nel mondo dell’opera lirica esistono alcune figure  importantissime,  poco note per i non addetti ai lavori, dato che operano dietro le quinte, ma che sono determinanti per la formazione dei giovani interpreti: i vocal coach. 

Fra questi si sta distinguendo un tenore italiano: Massimo Iannone,  impegnatissimo  in audizioni e masterclass in mezzo mondo, dagli Stati Uniti al Giappone,  da Londra  a Parigi, da Barcellona a Berlino; in giuria di diversi premi, come per  esempio  il prossimo ‘Concorso lirico Davide Gaetano’; coinvolto da anni, nella cornice prestigiosa di Torre del Lago, alla Puccini Festival Accademy,; protagonista per ‘Fondazione Incanto’  di una interessante masterclass in Nicaragua.  

Pluripremiato,  fra gli altri ricordiamo il ‘Premio Caruso’ ed ’Una vita per la Musica’ dell’Associazione Mattia Battistini, che fra qualche mese lo vedrà in giuria all’omonimo concorso, ha un pubblico di fedelissimi giovani cantanti che, nell’impossibilità di incontrarlo di persona, lo segue via web, dove elargisce ascolti e consigli  a coloro  che lo contattano.

Un vero ‘vocal coach globe trotter’, come gli piace definirsi,  della musica, fra audizioni, giurie di concorsi e corsi di perfezionamento.

Di rientro da una masterclass ad Orlando, negli Stati Uniti ed in procinto di partire per la sua prima esperienza  in Giappone, con anche un appuntamento alla Suntary Hall Accademy a Tokjo, lo incontriamo e cerchiamo di conoscere meglio lui e la sua professione, mentre sta preparando un concerto dedicato a Stravinskij.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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