Intervista al tenore presto protagonista de La Boheme di Puccini al teatro Verdi di Trieste
Una piacevole chiacchierata con Alessandro Scotto di Luzio, un tenore che si sta ritagliando uno spazio sempre più rilevante fra le nuove voci italiane e che sarà Rodolfo in ‘La Boheme’ di Puccini presto in scena al Verdi di Trieste.
Cantante brillante e versatile, con una voce ricca di colori e sfumature, una tecnica sicura ed un modo elegante di muoversi in scena. Un attore, che non cade in gigionerie, non cerca il facile effetto e riesce a costruire in scena personaggi veri. Ma soprattutto, alla fine dell’intervista emerge una persona gentile, cortese, disponibile, che ha accettato di rispondere alle domande di questa lunga intervista e che ha chiari i valori della famiglia, del senso del dovere, della riconoscenza, del sacrificio.
In realtà lei, nonostante la giovane età, vanta un lungo curriculum, perché ha iniziato giovanissimo. Come ha scoperto la sua passione per l’opera?
Mi sono avvicinato all’opera grazie a mio nonno, che era un amante dell’opera e della canzone napoletana. Conosceva anche delle arie, come ‘Che Gelida Manina’ e ‘E Lucean le stelle’ , che canticchiava spesso con voce da appassionato, non da cantante, dedicandole alla nonna. Ne usciva una atmosfera di grande bellezza e sicuramente questo contribuì significativamente per trasmettermi la passione per il belcanto.
Mi accorsi presto di avere una bella voce: ad otto anni cantavo ‘O Sole mio’, ‘Torna a Surriento’, insomma il repertorio classico napoletano ed i parenti alle feste mi chiedevano di esibirmi per loro. Così poi inizi a studiare, studiare, studiare e ti rendi conto che una vita non basta per imparare tutto quello che vorresti sapere.
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