Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il nuovo spettacolo, scritto, diretto e interpretato dalla regista bresciana Mariaelena Masetti Zannini in collaborazione con Emanuela Bolco, è un viaggio nell’universo dannunziano, un “concerto d’anime”, un’alternanza di parole auliche e grottesca decadenza.

Un’indagine erotica che aspira a ricordare i rapporti d’amore del poeta, che fece alla maniera wildiana della vita un’opera d’arte, con accento particolare su un misterioso mondo femminile intriso di intimità ed esoterismo.

Lo spettacolo tesse le lodi di tutte le donne importanti della vita del Vate, dalla madre il cui ruolo è affidato a Kyrahm, a Eleonora Duse rappresentata da una misteriosa statua velata fino alla sofisticata interpretazione della stessa Zannini nel ruolo della Marchesa Luisa Casati Stampa, collezionista, musa di numerosi artisti e anticipatrice della performance e della Body-Art. Memorabili le sue incursioni, avvolta tra serpenti e leoni, le spettacolari feste mondane e le sue eccentriche frequentazioni con Jean Cocteau e i Futuristi.

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Due corpi vicini, molto vicini, non sono necessariamente due corpi uniti.

Fusioni e allontanamenti raccontano una storia senza storia, in una stanza, in una casa, in un luogo da lasciare o in un luogo in cui arrivare, un luogo con poca luce eppure luminoso. Nulla è spiegato davvero. I due corpi in scena si incontrano, si cercano, eppure rimangono corpi soli. L’acrobatica aerea è un linguaggio ed un luogo, un modo di guardare un racconto, un modo di respirare.

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E’ la storia del pittore Chagall e di sua moglie Bella Rosenfeld, nati e cresciuti a Vitebsk, una cittadina bielorussa divisa da un ponte: al di qua abitano i ricchi come Bella, al di là i poveri come Marc. Entrambi ebrei, impregnati di un Dio che su quel ponte li fa incontrare.  E’ amore all’istante.

Inizia così la loro vita insieme, sullo sfondo delle due Guerre Mondiali, in un continuo peregrinare tra la tanto amata Russia, la bella Francia che li adottò, e gli Stati Uniti dove trovarono rifugio dal Nazismo. 

Una vita, quella di Marc e Bella, che oscilla tra il bisogno di sognare un mondo in cui gli uomini fanno le cose con amore, e la realtà cruda “di gente che si scanna e non sa nemmeno il perché”.

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Dal 19 al 24 maggio va in scena, in anteprima mondiale, al Teatro Agorà di Roma Et in Arcadia ego, spettacolo-inchiesta tratto dal testo Cui prodest di Alessandro Bartolomeoli, che lega la strategia della tensione, i delitti del mostro di Firenze, esoterismo a un “potere” ben più grande e forte.

Uno spettacolo (un libro) scomodo, che riapre grandi ferite del nostro Paese, mai veramente risolte e di cui ancora oggi si sa molto poco.

Il libro di Bartolomeoli –che presto diventerà un film- indaga ampiamente sugli episodi criminosi legati al mostro di Firenze, e non solo; emergono simbologie comuni, personaggi ed episodi che hanno riempito le pagine dei giornali diventano il fil rouge che si collega a poteri occulti, il tutto regolato da un’unica, probabile, mente. Partendo da ciò la sceneggiatura dello spettacolo Et in Arcadia ego viene riscritta a quattro mani e messa in scena con la regia di Alex Pascoli, che ne diventa anche protagonista insieme ad Alessio Caruso.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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