Intervista al bass baritone veneto che alterna con successo ruoli principali e parti da comprimario, in nome della passione per l’opera ed il canto.
Quando viene allestita un’opera lirica, la principale visibilità viene data ai protagonisti, al regista, al direttore d’orchestra.
Ma perché uno spettacolo riesca è fondamentale il contributo dei comprimari, cantanti spesso di grande valore, chiamati ad interpretare ruoli brevi ma importanti per la narrazione, come Monterone di ‘Rigoletto’; oppure camei comici, tipo il Sacrestano di ‘Tosca’.
Fare il comprimario significa studiare, lavorare sulla voce e sull’interpretazione, seguire tutte le prove, ma anche doversi assicurare un calendario fitto di repliche, per garantirsi le adeguate risorse economiche.
Molti grandi cantanti del passato hanno iniziato come comprimari.
Forse il caso più clamoroso è Giulietta Simionato, che ha svolto una lunghissima gavetta prima di accedere ai ruoli protagonistici.
Troppo spesso a questi cantanti così eclettici, pronti passare in poche settimane da Rossini a Stravinsky, da Gluck a Puccini, viene prestata pochissima attenzione, nonostante le grandi esperienze; gli incontri che possono vantare; gli spettacoli cui hanno partecipato; i capricci delle primedonne, tenori e soprano, che hanno dovuto sopportare; i successi e gli applausi.
Ci piaceva molto l’idea di raccontare questi talenti, che vivono d’arte e di passione, di coerenza e determinazione, che accettano una vita faticosa pur di continuare ad inseguire i loro sogni.
Per questo abbiamo intervistato un apprezzato bass baritone : Dario Giorgolè, artista dalla lunga carriera, con una voce dal colore interessante, ricca di sfumature, con un centro solido, acuti potenti ed una capacità brillante di stare in scena. Effervescente e generoso, apprezzato dai colleghi e dal pubblico, alterna una carriera soprattutto da comprimario[anche se ci sono state eccellenti prove da protagonista], nelle grandi fondazioni, ad una da protagonista nei teatri di provincia e di tradizione.