Giovedì, 19 Settembre 2024
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Intervista al bass baritone veneto che alterna con successo ruoli principali e parti da comprimario, in nome della passione per l’opera ed il canto.

 

Quando viene allestita un’opera lirica,  la principale visibilità viene data ai protagonisti, al regista, al direttore d’orchestra.

Ma perché uno spettacolo riesca è fondamentale il contributo dei comprimari, cantanti spesso di grande valore, chiamati ad interpretare ruoli brevi ma importanti per la narrazione, come Monterone  di ‘Rigoletto’; oppure camei comici, tipo  il  Sacrestano di ‘Tosca’.

Fare il comprimario significa studiare, lavorare sulla voce e sull’interpretazione, seguire tutte le prove, ma anche doversi assicurare un calendario fitto di repliche, per garantirsi le  adeguate risorse economiche.

Molti grandi cantanti del passato hanno iniziato come comprimari.

Forse il caso più clamoroso è Giulietta Simionato, che ha svolto una lunghissima  gavetta prima di accedere ai ruoli protagonistici.

Troppo spesso a questi cantanti così eclettici, pronti  passare  in poche settimane da Rossini a Stravinsky, da Gluck a Puccini, viene prestata pochissima attenzione, nonostante le grandi esperienze; gli incontri che possono vantare; gli spettacoli  cui hanno partecipato; i  capricci delle primedonne, tenori e soprano, che hanno dovuto sopportare; i successi e gli applausi.

Ci piaceva molto l’idea di raccontare questi talenti, che vivono d’arte e di passione, di coerenza e determinazione, che accettano una vita  faticosa pur di continuare ad inseguire i loro sogni.

Per questo abbiamo intervistato un apprezzato bass baritone : Dario Giorgolè, artista dalla lunga carriera, con una voce dal colore interessante, ricca di sfumature, con un centro solido, acuti potenti ed una capacità brillante di stare in scena. Effervescente e generoso, apprezzato dai colleghi e dal pubblico, alterna una carriera soprattutto da comprimario[anche se ci sono state eccellenti prove da protagonista], nelle grandi fondazioni,  ad una  da protagonista nei teatri di provincia e di tradizione.

Intervista a Eugenio Guarducci, direttore artistico del Todi Festival, in scena dal 24 agosto al 1 settembre 2024

 

Eugenio Guarducci alla sua ultima direzione del Festival, dopo ben nove anni ci illustra il programma di quest’anno e ci condivide riflessioni sul questi anni di direzione e sui progetti futuri. 

 

Come sarà il festival di quest’anno? Mi illustra brevemente il programma?

Il Festival per la prima serata, oramai come da tradizione, prevede sempre un debutto nazionale e quest’anno questo compito spetta allo spettacolo “Non si fa così”di Audrey Schebat, in scena sabato 24 agosto, con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, con la regia di Francesco Zecca. Uno spettacolo intenso che indaga tra i sentimenti di una coppia apparentemente non in crisi, ma che in una sola notte dovrà provare a fare i conti con un dolore inatteso, nel tentativo di ricostruirsi. Spettacolo forte, seppure ironico, portato in scena in Francia da Sophie Marceau, che promette belle emozioni. 

Domenica 25 agosto, il programma segue con un altro debutto, quello di “Cuore puro”, spettacolo tratto da un racconto di Roberto Saviano. Un tema forte in questo caso, la camorra che si intreccia alla vita degli adolescenti, assoldati per svolgere compiti pericolosi. Un testo che prevede una riflessione sull’incapacità di essere giovani in un luogo permeato da dinamiche che non danno via di uscita, se non l’affrancarsi alla criminalità organizzata. 

E ancora un debutto, lunedì 26 agosto, lo spettacolo “Corpo vuoto”, tratto dal romanzo di Emilia Costantini “Tu dentro di me”, con Vanessa Gravina e Laura Lattuada, uno spettacolo sul tema della maternità surrogata, di forte attualità. 

Mercoledì 28 agosto sarà il momento di “Faccia da cucchiaio”, un testo di Lee Hall, interpretato da Carolina Baglioni, monologo sulla difficoltà di combattere con il dolore della diversità. 

Ancora, giovedì 29 agosto sarà il momento di fare un’incursione a Parigi con Jacopo Veneziani, storico d’arte e divulgatore, che ci porterà negli anni della bella époque. 

Per poi il 30 agosto fare un bel viaggio nella danza (anche questa tradizione del Todi oramai assodata), in questo caso con il balletto “Coppelia Project”, un viaggio nel corpo meccanico e reale che ci farà sicuramente riflettere.

Il gran finale quest’anno è all’insegna della musica italiana cantautoriale con la presenza di Ron , domenica 1 settembre, che chiuderà la rassegna. 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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