Giovedì, 05 Dicembre 2024
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Recensione della mostra Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada presso il Museo di Roma in Trastevere dal 22 gennaio al 15 marzo 2020

 

Di fronte alla statuaria antica, greca o romana che sia, anche all’osservatore meno esperto la prima parola che viene in mente è “perfezione”. Non bisogna necessariamente conoscere le regole che governano canoni o proporzioni per percepirne l’armoniosa compiutezza. Un valore talmente intrinseco a questo tipo di opera d’arte da restare intatto persino quando il tempo o le vicende storiche ne hanno ferito la superficie.

La mostra Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada non fa che ribadire tale caratteristica, aggiungendovi un aspetto personalissimo: la relazione della pietra con la luce. Appassionato di fotografia già a 12 anni, l’autore lavora per molto tempo come fotoreporter in ambito marino: il suo è chiaramente un legame di lunga data con lo strumento che gli permette di catturare le immagini. Questa relazione trova la sua espressione più personale quando, riscoperto l’amore per l’archeologia, il fotografo inizia un’indagine su alcune statue. Non le sceglie per tipo o genere, basta che gli parlino.

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Da anni protagonista della scena musicale italiana e internazionale come pianista e direttore d’orchestra, particolarmente attento agli sviluppi più recenti dell’arte dei suoni, Antonio Ballista dalla metà degli anni Settanta affianca all’attività musicale quella di artista visivo.
Martedì 21 gennaio alle 18.30 si inaugura al MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza (a cui si accede dallo stesso ingresso dell’Aula Magna) la mostra “Antonio Ballista. Atmosfere sospese. Opere grafiche 1976-2020”. Sono una sessantina tra incisioni e disegni stampati digitalmente. La mostra resterà aperta fino a sabato 1 febbraio e sarà visitabile tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 15 alle 19, con ingresso libero.

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Recensione della mostra Impressionisti segreti presso Palazzo Bonaparte dal 6 ottobre 2019 al 8 marzo 2020

 

La bellezza pura lascia sempre negli occhi di chi la contempla la sensazione di sete inappagata che si traduce nel desiderio di voler continuare a prendere ad oltranza senza mai essere sazi. Non ci si abitua mai, soprattutto quando il nutrimento proviene da opere impressioniste “segrete”, ossia poco conosciute dal grande pubblico perché appartenenti a collezioni private, a cui l’occhio è quindi poco avvezzo. Nell’eccezionale occasione dell’inaugurazione di Palazzo Bonaparte, come nuovo spazio museale romano, sono state raccolte alcune produzioni impressioniste dei più noti nomi del movimento, quali Monet, Pissarro, Renoir, Sisley, Caillebotte, Morisot, Cross, ma, in misura minore, sono presenti anche opere di Manet, Cézanne, Gauguin, Signac, Laugè, solo per citarne alcuni.

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Più di sessanta tra artisti italiani e israeliani esplorano la dimensione intima e immaginifica dell’infanzia. Dopo Matera, Ravenna, Tel Aviv, Bologna e Torino la mostra Unforgettable Childhood – L’Infanzia indimenticabile arriva dal 13 dicembre 2019 al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese di Roma per proseguire fino al 16 febbraio 2020.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, curata da Ermanno Tedeschi, la collettiva è prodotta dall’Associazione Culturale Acribia con il patrocinio dell’Ufficio Cultura dell’Ambasciata d’Israele in Italia e con il sostegno di Banca Patrimoni Sella & C.

Nelle oltre ottanta opere esposte vengono fissate esperienze, sensazioni e stati emotivi dell’infanzia, intesa come fase dell’esistenza «in cui tutto è possibile – afferma Ermanno Tedeschi – quando le azioni del bambino sono continue sperimentazioni in cui si esercita ad essere, con semplicità e naturalezza, l’adulto di domani».

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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