Recensione della mostra Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada presso il Museo di Roma in Trastevere dal 22 gennaio al 15 marzo 2020
Di fronte alla statuaria antica, greca o romana che sia, anche all’osservatore meno esperto la prima parola che viene in mente è “perfezione”. Non bisogna necessariamente conoscere le regole che governano canoni o proporzioni per percepirne l’armoniosa compiutezza. Un valore talmente intrinseco a questo tipo di opera d’arte da restare intatto persino quando il tempo o le vicende storiche ne hanno ferito la superficie.
La mostra Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada non fa che ribadire tale caratteristica, aggiungendovi un aspetto personalissimo: la relazione della pietra con la luce. Appassionato di fotografia già a 12 anni, l’autore lavora per molto tempo come fotoreporter in ambito marino: il suo è chiaramente un legame di lunga data con lo strumento che gli permette di catturare le immagini. Questa relazione trova la sua espressione più personale quando, riscoperto l’amore per l’archeologia, il fotografo inizia un’indagine su alcune statue. Non le sceglie per tipo o genere, basta che gli parlino.
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