Sabato, 27 Luglio 2024
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Recensione della mostra Raffaello. L’Accademia di San Luca e il mito dell’Urbinate dal 22 ottobre 2020 al 30 gennaio 2021 presso l’Accademia di San Luca

 

Che la prestigiosa Accademia di San Luca si unisse, con una mostra, alle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Raffaello appare inevitabile: la storia dell’istituzione che da secoli presiede le Belle Arti e quella del genio urbinate sono indissolubilmente intrecciate. Come dimostra la famosa pala d’altare San Luca dipinge la Vergine alla presenza di Raffaello, tradizionalmente attribuita al Sanzio e destinata alla chiesa di San Luca sull’Equilino. Questa fu, infatti, la prima sede di quell’università che sarebbe divenuta l’Accademia di San Luca. Un’opera talmente iconica da seguire evoluzione e cambiamenti dell’istituzione, tanto da ritrovarsi tutt’ora conservata presso Palazzo Carpegna: luogo dove l’accademia si è, ormai, stabilita definitivamente. 

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Recensione della mostra Monet e gli Impressionisti. Capolavori dal Musée Marmottan Monet presso Palazzo Albergati a Bologna dal 29 agosto 2020 al 14 febbraio 2021

 

Il 5 dicembre 1926 Monet si spegne all’età di 86 anni, non senza prima aver preso in mano il pennello e aver dipinto un mazzo di rose per accomiatarsi dai fiori che hanno suscitato in lui il desiderio di diventare pittore. Alla sua morte a ereditare le sue opere e quelle tele degli amici impressionisti che conservava a Giverny, fu il secondogenito e unico figlio rimasto, Michel, il quale rese il Musée Marmottan unico beneficiario delle opere dell’artista, tanto da renderlo la nuova casa del padre dell’Impressionismo.

Fin dalla prima tela di questa inedita esposizione, il visitatore viene catapultato sia nella storia del museo parigino sia in quella del movimento impressionista: in modo quasi didascalico, la mostra scandisce al pubblico i risvolti più interessanti, alcuni poco noti, della vita di Monet e dei suoi amici. Si ripercorrono, così, la vita, il lavoro e il pensiero artistico degli uomini e dell’unica donna che insieme hanno dato vita alla corrente pittorica che più di altre ha segnato la storia dell’arte mondiale. 

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Una grande mostra evento che è innanzitutto un atto col quale una comunità cerca di ritrovare la sua identità e la sua storia. Si intitola Il Minturnese l’esposizione che si terrà dal 2 all’11 ottobre 2020 nel Castello Baronale della cittadina laziale e con la quale quest’ultima rende omaggio alla figura di Cristoforo Sparagna. Pittore, scultore e poeta che ha intimamente legato la propria produzione artistica alla sua terra, quest’ultimo chiamava se stesso proprio il Minturnese, a indicare il suo rapporto intimo e profondo con la tradizione culturale locale. Come poeta, scultore pittore, infatti,  si è dedicato alla celebrazione amorevole della storia, del dialetto, dei risvolti popolari e del paesaggio di Minturno.

Scomparso nel dicembre del 1983, Sparagna è stato un grande intellettuale, anticonformista,  sperimentatore e ambientalista ante litteram, strenuo oppositore del nucleare, dei pesticidi e della plastica, nonché un cultore e un appassionato difensore dell’ambiente e della vita naturale.

 Il Minturnese è stato per molti aspetti un “solitario della pittura”, spesso emarginato e considerato pazzo dai suoi concittadini; ma la sua produzione artistica rivela il legame intimo col genere umano, anche nel segno di un nuovo francescanesimo. Prendono forma nei suoi lavori l’antica civiltà dei contadini e dei pescatori, ma anche i paesaggi, grazie ad un naturalismo pittorico fuori dal tempo, controcorrente rispetto agli sperimentalismi del Novecento, che aspira a una purezza non ideale, ma genuina e popolare.

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Recensione della mostra CRUOR di Renata Rampazzi presso il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese (Roma) dal 17 settembre 2020 al 10 gennaio 2021

 

Sin dai suoi esordi, negli anni Settanta, Renata Rampazzi ha espresso il suo punto di vista artistico riguardo la discriminazione di genere, la lotta per l’emancipazione delle donne e la parità tra i sessi attraverso un fidato complice: il rosso. Ed è questo colore, evocato attraverso la suggestione del sangue, al centro di un’importante mostra che copre un arco di tempo che va dal 1977 al 2020: CRUOR. Il latino classico possiede due termini per distinguere altrettanti tipi di sangue: il sanguis, che scorre all’interno del corpo umano, e il cruor. Con quest’ultimo si indica quello scaturito dalle ferite. Ma anche quello mestruale, della deflorazione e del parto. È questo lo scenario in cui si inseriscono le opere esibite all’interno del Museo Carlo Bilotti presso l’Aranciera di Villa Borghese a Roma: 14 dipinti, un video, 46 tele e i bellissimi studi preparatori per l’avvolgente installazione - già presentata nel 2018 nella sede della Fondazione Cini a Venezia - formata da 36 garze.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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