Lunedì, 13 Gennaio 2025
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Intervista a Laura Sicignano regista di Antigone, spettacolo che apre la stagione 2019/2020 del teatro Stabile di Catania.

 

Da cosa è partita per mettere in scena questo spettacolo?

Sono partita dalla traduzione del testo originario di Sofocle e poi ho cercato di creare un adattamento del testo insieme ad Alessandra Vannucci. 

 

Quindi come ha proceduto per trovare un adattamento adeguato?

Ho attuato un passaggio preliminare attraverso la scrittura. L’ho tradotto in un linguaggio contemporaneamente rapido. Ho asciugato tutto ciò che non era adeguato ad un pubblico contemporaneo rispettando i diversi personaggi e il più possibile i loro diversi modi di esprimersi.  La tragedia di Sofocle era rappresentata in un contesto diverso, pochi personaggi, coro numeroso. 2500 anni dopo qualcosa è cambiato ovviamente, marea mia premura essere il più fedele possibile a quel contesto. 

Abbiamo incontrato, dopo la fine della prima, Silvio Giordani, regista dello spettacolo : Gente di facili costumi in scena al Teatro Roma dal 15 ottobre al 23 ottobre 2019. Attraverso l’analisi dello spettacolo, Giordani ci ha illustrato il ruolo che il teatro deve sempre possedere, differenziandosi da altre forme recitative.

 

La commedia dietro una patina comica racconta, di fatto, un incontro tra solitudini. Nella pesantezza della situazione sociale attuale, la chiave comica è l’unico strumento rimasto per parlare di noi? 

Il Teatro è un mestiere antichissimo e già i Greci avevano capito che nei momenti di difficoltà della società era importante lavorare sulla parte comica. La grande commedia di Aristofane, ad esempio, era più fruibile nei momenti di difficoltà, mentre in quelli meno impegnativi si era in grado di affrontare tematiche più dure, come la tragedia. Riportando il discorso al presente, in una società attuale, schiacciata da diversi problemi, è necessario un tappeto comico per inserire considerazioni più profonde. 

Il regista dello spettacolo Parlami d’amore, in scena al teatro degli Audaci fino al 20 ottobre, Francesco Branchetti ci ha parlato della pièce della quale è anche interprete insieme a Nathalie Caldonazzo. Lo abbiamo incontrato per condividere la vibrazione delle sue emozioni pochi istanti dopo la fine dello spettacolo, su un testo che racconta l’implicito dei rapporti di coppia stritolati dai falsi miti della contemporaneità.

 

Una recitazione intensa...

Si, priva di pause, ed anche il testo stesso di Philippe Claudel segue un crescendo in cui racconta la perdita della serenità per seguire cose che in realtà non ci appartengono e che non ci rendono felici. C’è bisogno invece di recuperare semplicità: mi piacerebbe conoscere il momento esatto in cui l’abbiamo perduta e capire cosa sia successo.

In scena con Shake Fools fino al 13 ottobre, Manuela Tempesta e Giovanni Maria Buzzatti parlano del loro ultimo spettacolo che vede in scena lo stesso Buzzatti, Enrico Franchi, Mavina Graziani, Giglia Marra ed Emanuele Guzzardi

 

Il testo che avete portato in scena è particolarmente crudo e impegnativo, qual è stato il processo di scrittura che avete seguito?

M. T. “È vero, si tratta di un testo impegnativo ed è stato difficile scriverlo. Io vengo già da altri lavori che hanno affrontato temi di scottante attualità, ma questa volta volevamo cimentarci con qualcosa di nuovo e che già aveva attirato la nostra attenzione, ovvero la storia dei manicomi, anzi degli ex-manicomi oggi definite ‘case di cura’, ma che nel ‘900 ospitavano non solo persone che avevano problemi mentali ma anche indigenti o persone etichettate come ‘diverse’, tipo gli zingari che erano considerati la feccia della società ma che, in realtà, ieri come oggi sono portatori di un mondo e di una cultura diversi dai nostri ma sempre tali.

Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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