Giovedì, 01 Maggio 2025
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Recensione di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti in scena alla Scala di Milano dal 13 aprile al 5 maggio 2023

 

‘Lucia di Lammermoor’ avrebbe dovuto inaugurare la Scala nel 2020, l’anno del Covid. Chiusure ed emergenza portarono alla cancellazione dello spettacolo, che viene ripreso oggi, con i protagonisti originariamente previsti: Lisette Oropesa e Juan Diego Florez. Si tratta di un allestimento  che ha attirato l’attenzione di appassionati e studiosi, vuoi per il prestigioso cast, vuoi per l’interessante scelta di proporre la partitura nella sua interezza secondo l’edizione critica di Gabriele Dotto e Roger Parker, vuoi per il ritorno alla Scala di un regista interessante come Kokkos . Peraltro la prima dello spettacolo è stata trasmessa da Rai 5 in leggera differita e questo ha reso ancora più interessante la visione dal vivo, decisamente differente da quanto visto ed ascoltato in televisione.

Siamo davanti, finalmente, ad uno spettacolo nato per il teatro. Dopo tanti lavori magnificamente telegenici, più riusciti in televisione che in teatro, primo fra tutti il ‘Macbeth’ che inaugurò il massimo teatro italiano due stagioni fa, questa ‘Lucia’ vive il suo massimo splendore nella sala del Piermarini, dove le sculture che popolano la scena non sono prevaricanti, la grande foresta suscita suggestioni intense,  il gioco dei volumi appare equilibrato e le masse si muovono con misura  e raffinatezza. Dove le voci corrono, incuranti di microfoni e post produzioni.

Recensione dello spettacolo Il tango delle capinere, in scena al Teatro Argentina dal 2 al 14 al maggio 2023

 

Se la  recensione dello spettacolo "Il tango delle capinere" di Emma Dante,  potesse avere come incipit un dialogo, forse sarebbe questo: "Cos'è l'amore?";  "Una danza!";  un paio di battute, una manciata di parole che rappresentino senza troppi fronzoli il sentimento da sempre più raccontato. Una danza a ritroso, che esordisce con le ultime battute della vita di una coppia, quando canuti e stanchi ci si sorregge l'un l'altro aspettando la fine. Una danza che all'inizio sono solo gesti e movimento, accompagnati da due bauli sul palco, in cui gli attori nascondono tutti i cambi di scena dello spettacolo; uno stratagemma non nuovo, se non fosse che a ringiovanire questa trovata scenica ci pensa il cammino a ritroso. Il tempo che viaggia all'incontrario veste i due personaggi dei corpi consunti e li veste di una maturità prima e di una gioventù poi, che rendono tutto lo spettacolo estremamente poetico.

Recensione dello spettacolo Il piacere dell’onestà in scena al Teatro de’Servi il 29 e 30 aprile 2023

 

Siamo agli inizi del Novecento in una società in cui le convenzioni sociali e il perbenismo sono una regola di vita. In una delle tante famiglie borghesi del tempo in cui è accaduto un evento imprevisto: la giovane figlia Agata è rimasta incinta del marchese Fabio, un uomo già sposato. Un vero scandalo per l’epoca, la reputazione di entrambe le famiglie coinvolte è seriamente a rischio, se si scopre l’accaduto non ci si potrà più presentare in società in vesti rispettabili. La madre della ragazza e il cugino del suo amante sposato trovano una soluzione: un certo Angelo Baldovino, dalla condotta non sempre ineccepibile, può fingersi il padre del bambino e sposare Agata, così da mettere a tacere tutti benpensanti, nel contempo i due amanti avrebbero continuato la loro relazione segretamente. L’uomo accetta la proposta, ma sin dal primo momento mette un’unica condizione: vorrà rispettare e far rispettare da tutti i soggetti coinvolto, fino allo scrupolo estremo, tutte le apparenze e le regole della vita sociale sino a diventare un tiranno dell’onestà. Queste parole ambigue dal significato incerto, si chiariranno successivamente quando Baldovino avrà una condotta irreprensibile e si sottrarrà ai tranelli di Fabio tesi per eliminarlo dalla vita di Agata di cui è diventato geloso. Alla fine la vita prorompe in tutta la sua forza incontrollabile e rompe le maschere assunte per la rispettabilità e Baldovino e Agata si innamorano veramente mettendo all’angolo Fabio. 

Recensione dello spettacolo Il Dio bambino in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 26 al 30 aprile 2023

 

Siamo di fronte a uno dei testi drammaturgici meno noti del felice sodalizio artistico di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, che in realtà ci lascia subito sorpresi: non ritroviamo la consueta sagace satira sociale e politica dei due geni fustigatori del conformismo e del banale qualunquismo di massa, ma un tema inedito per la loro produzione. Si tratta di una storia di un amore che sopravvive alle intemperie dell’esistenza, una storia reale fatta di egoismo, di tradimenti, di ripicche, d’immaturità, ma che alla fine porta ad una riscoperta dell’uno verso l’altro e ad una crescita di entrambi. La cifra stilistica dei due autori rimane però inalterata: sarcasmo e ironia pungente conditi da una spruzzata di cinismo, minimo, ma immancabile. È narrata dal punto di vista di lui a cui fa da contraltare una lei, spesso speculare nei comportamenti, per cui non esiste una vittima o un carnefice, esiste un incontro tra un uomo e una donna declinato in tutte le sue implicazioni e complicazioni. Nel monologo è Fabio Troiano a dare voce a tutti i protagonisti presenti in scena, interpretando svariati personaggi senza allentare mai l’attenzione del pubblico presente in sala. Il tono di voce è perfettamente modulato sull’emotività del momento e sulle riflessioni estemporanee.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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