Giovedì, 01 Maggio 2025
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Bros si configura come un’opera di immagini, suggestioni e suoni che si può riassumere in una parola: disturbante. Lo spettacolo di Romeo Castellucci si impone sulla platea, fin dai primi minuti, in maniera netta. Una dittatura, quella a cui è sottoposto il pubblico in sala, che non ammette momenti di pausa. Dopo aver “rintronato” gli spettatori con un totem sonoro che scandagliando l’etere mette subito lo spartito della messa in scena su toni cupi e abissali, il monologo iniziale fa scendere un religioso silenzio fra le poltrone. 

Un potente Valer Dellakeza nei panni del profeta, prima martorizzato poi venerato, getta le basi sulle azioni, che caratterizzeranno i quasi novanti minuti di pièce, usando le parole bibliche di Geremia: “Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”.

Gli spettatori, muniti all’ingresso del “Codice comportamentale consegnato a ignari partecipanti”, cominciano a capire il senso della banalità del male alla quale stanno per assistere. Sul comunicato stampa si legge: “A pochi minuti dall’inizio dello spettacolo a ciascuno “attore” è consegnata una divisa da poliziotto e un dispositivo auricolare. All’apertura del sipario gli “attori” devono scrupolosamente eseguire gli ordini impartiti loro per via auricolare. I comandi sono ricevuti individualmente. Ciascun poliziotto apprende in tempo reale i comandi. Ciascuna azione è compiuta nel tempo determinato dall’ordine. La matrice dei comandi rimane fuori scena, invisibile agli spettatori”. 

Il secondo cast del capolavoro belliniano al Verdi, fra conferme e perplessità

Recensione di ‘I Capuleti e i Montecchi’ di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 24 febbraio al 5 marzo 2023

 

Lo spettacolo ‘I Capuleti e i Montecchi’  andato in scena a Trieste era già stato recensito nei giorni scorsi, con i cantanti della prima compagnia.

Ci ritorniamo  in occasione dell’esibizione  del secondo cast,  perché il confronto è interessante, in quanto lo spettacolo prende una sfaccettatura diversa, quasi  una narrazione differente. Cominciamo dicendo che la regia di  Arnaud Bernard  rimane interessante. Forse, , rivedendola, emergono alcuni tratti  di lezioso manierismo,  ma lo spettacolo, anche grazie alle scene di Alessandro Camera, appare coerente e con una identità inattaccabile.

Può piacere o meno, ma sicuramente il teatro ha fatto una saggia operazione culturale proponendo un simile spettacolo e l’apprezzamento dei tanti ragazzi in sala dimostra quanto queste scelte possano premiare  in termini di pubblico, ma soprattutto di politica culturale proiettata verso un necessario ricambio generazionale. Rimangono alcuni dubbi sulle scelte delle luci di Paolo Mazzon, mentre una seconda visione dei costumi di Carla Ricotti  fa emerge una ricchezza di citazioni pittoriche di grande raffinatezza. Il coro, diretto da Paolo Longo, si esprime con una sicurezza vocale molto apprezzata, anche se ci sono degli attimi, soprattutto in apertura, in cui il suo sembra straripare, mentre l’orchestra conferma una prova di grande valore, anche grazie alla guida competente ed attenta di  Enrico Calesso, che dimostra una grande sensibilità, oltre che  una solida conoscenza, della partitura e dello stile di Vincenzo Bellini.

Recensione dello spettacolo Questioni di prestigio in scena al Teatro Olimpico dal 28 febbraio al 5 marzo 2023

 

La satira è un potentissimo strumento per guardare alla società con sguardo ironico e tagliente mettendo a fuoco le assurdità, le contraddizioni e le sbavature della realtà che ci circonda. Si arriva al Teatro Olimpico per ridere e si ride fino alle lacrime, ma nel contempo s’insinua anche una sottile amarezza scaturita dal quadro politico, ambientale, sociale, personale delineato dalla protagonista. Sotto la lente d’ingrandimento mordace l’analisi del nuovo governo con a capo il presidente che vuole essere appellato direttamente Giorgio Meloni. L’esilarante imitazione di Francesca Reggiani crea un personaggio delirante, ego-centrato, che parla con stile tronfio sotto un’abbondante parrucca bionda e dagli occhi spalancati. Non viene risparmiata neanche l’opposizione, di cui dovrà occuparsi la trasmissione di Chi l’ha visto? Qualche speranza arriva dall’elezione del nuovo leader del Pd, Elly Shlein, già solo per il fatto di essere stata educata in Svizzera qualche rapporto con le regole ce l’avrà! A questo punto l’attrice si diverte a sviscerare aspetti e difetti dell’italiano medio per cui le regole sono solo un consiglio.

Intensa edizione del capolavoro belliniano al Verdi

Recensione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 24 febbraio al 5 marzo 2023

 

‘I Capuleti e i Montecchi’ era un titolo popolarissimo a Trieste a metà dell’Ottocento : venne allestito ben sette volte  in poco più di venti anni, dal 1831 al 1853. Poi un lungo oblio, interrotto da una ripresa nel 1974 con un cast che vedeva una luminosissima Ricciarelli nel ruolo di Giulietta ed il troppo poco ricordato tenore Veriano Luchetti come Romeo, secondo un costume oggi abbandonato di affidare la parte ad una voce maschile invece che al registro mezzosopranile.

A quasi cinquanta’anni  il titolo finalmente ritorna al Verdi, in un  allestimento noto, che vede il coinvolgimento della fondazione Arena di Verona, il Teatro La Fenice e la Greek National Opera.

La regia di Arnaud Bernard presenta una lettura  che potremmo definire metateatrale, piuttosto originale, anche se non del tutto inedita:l’opera viene ambientata in un Museo in ristrutturazione. I personaggi escono dai quadri, si muovono con movimenti  forzati, plateali, che ripropongono i gesti delle  figure che popolano i dipinti di Hayez, vere icone pittoriche ai tempi di Bellini.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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