Giovedì, 13 Novembre 2025
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Recensione di ‘Tragudia- Il canto di Edipo’, titolo inaugurale della stagione Ert FVG 2025-26

 

Nel Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica si è inaugurata la  Stagione 2025/2026 del Circuito ERT FVG con "Tragùdia - Il canto di Edipo" di Alessandro Serra, che oltre che al testo ha curato anche regia, luci, costumi, scene e suoni di uno spettacolo che apre anche Lenghis Festival, il festival del teatro delle lingue minoritarie.

Diciamolo subito e senza nessuna esitazione: una serata eccezionale, che conferma il valore assoluto di uno spettacolo pluripremiato e di un gruppo di attori di solidissima preparazione tecnica e dalle enormi potenzialità.

Il giusto premio per la scelta coraggiosa dell’Ert di aprire le trenta stagioni dei suoi teatri con uno spettacolo raffinato, importante, per nulla popolare, ma apprezzatissimo, premiato dal tutto esaurito e da interminabili applausi.

La trama riprende il mito di Edipo, narrato in una dimensione che a noi è apparsa metafisica, anche grazie all’impiego di un idioma quasi sconosciuto: il grecanico.

Una lingua sopravvissuta in un territorio remoto dell’Aspromonte, memoria   del passato, testimonianza di una appartenenza alle terre della Magna Grecia, epico splendore mai più raggiunto ed universalmente ricordato.

La vicenda, ispirata a  Sofocle, non è tanto una narrazione storica, quanto il racconto metaforico e coraggioso di  un viaggio dentro il cuore di un Uomo che ha il bisogno di conoscersi, di incontrare la verità, di rinunciare alla vista per poter vedere il cuore.

Non è la vicenda di una persona, ma l’iniziazione dell’Umanità, o meglio di quella Umanità che ha la volontà di essere onesta e libera,   attraverso un percorso di purificazione e di poesia, che attraverserà tempo e spazio, disarcionerà frontiere e finte identità, nel tentativo di accarezzare l’Idea platonica di Bene e di Verità.

Spettacolo lussuosamente asciutto, che semina, con abbondanza, spunti di riflessione, riferimenti culturali, visioni e simboli.

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Recensione dello spettacolo ‘Il cuore Italiano nella musica americana

 

Giada Valenti è una Primadonna dello spettacolo statunitense.

Dopo una infanzia passata a Portogruaro,  suggestiva cittadina tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, da una ventina d’anni vive in America dove è diventata popolarissima .

Ha cantato nei principali teatri statunitensi, calcato con grande successo le tavole di Broadway, condotto trasmissioni televisive, presenziato a manifestazioni importanti come il Columbus Day, si è esibita per due presidenti .

Dopo due decenni di successi americani, torna a casa e per la prima volta si esibisce nel Teatro di San Vito al Tagliamento, a pochi minuti da Portogruaro, accompagnata dal Maestro Rudy Fantin, affiancato da Paolo Mazzoleni, Simone Gerardo, e Roberto Colussi.

Si tratta di una serata speciale, che dell’evento ha i pregi ed alcuni limiti.

Il Teatro Arrigoni, una vera bomboniera, era sold out, con  un pubblico in parte locale, di ammiratori, ma anche parenti, amici di infanzia curiosi di sentire finalmente questa loro concittadina dalla carriera stratosferica ( il suo produttore era quello di Witney Houston, tanto per capire di cosa parliamo) ed in parte composto da fan giunti appositamente dall’America. Fatto questo decisamente clamoroso, che racconta la popolarità del personaggio.

Da un lato questo ha sicuramente caricato d’emozione la serata, ma dall’altro ha dilatato i tempi perchè la presentazione di ogni brano era bilingue.

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Nel corso di questa estate ci sono stati calendari  che sulla carta erano di grandissimo richiamo.

Ci riferiamo  ai grandi festival, dall’Arena di Verona, a Torre del Lago,  dallo Sferisterio di Macerata al Rossini Opera Festival, via via fino a Taormina.

Alcuni successi di critica; un pubblico numerosissimo secondo i comunicati stampa, un po’ meno per i portali di vendita on line che mostravano invenduti centinaia di posti a pochi minuti dall’inizio di numerose repliche; molti applausi; diverse contestazioni anche roventi.

Se abbia vinto l’opera, difficile dirlo.

Pare spesso che la musica sia subalterna alla spettacolarizzazione; che l’acustica sia un dato irrilevante, tanto che si è arrivato a rinunciare la boccascena; che i cartelloni debbano rifuggire dai  cantanti italiani e che l’intento divulgativo sia evaporato. Tanto è vero che Rai 5 ha ridotto le trasmissioni di opere, non è stato trasmesso nulla da Pesaro, nonostante almeno due titoli interessantissimi e che dell’opera si parla più per le diatribe sui Sovrintendenti che per la qualità degli allestimenti.

In tutto questo, alcune coraggiose realtà.

Verrebbe da dire anarchicamente culturali.

Nel senso che riescono a fare spettacoli senza oceanici  finanziamenti, con voci belle, alle volte bellissime, accettabili compromessi per quel che riguarda l’aspetto musicale, messe in scena sempre dignitose ma in alcune occasioni stupefacenti per impegno, passione, contesto.

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Torna alla direzione del “Todi Festival” Silvano Spada, primo direttore del festival dal 1987

 

Nel primo “meeting place” del Todi Festival, Francesca Molteni, tra i video, presenta un documentario inedito su un ritrovamento eccezionale; un rotolo lungo venticinque metri su cui Giò Ponti aveva disegnato e dettagliato lo storyboard per il progetto di un “Enrico IV” mai andato in scena. Se vi dovessimo raccontare la suggestione di questo quarantanovesimo Todi Festival, ritornato alla direzione di Silvano Spada, probabilmente utilizzeremo la stessa metafora, un lungo e dettagliato storyboard di eventi che si incastrano uno dopo l’altro costruendo una solida messa in scena totale. Ed è esattamente la totalità la cifra di questo festival che non può essere descritto tagliando fuori anche solo un evento, come accade in un grande varietà del sabato sera. Sarà per questo che l’incipit del festival è stato affidato a “The Festival Show”, un varietà a tutti gli effetti, con la regia firmata proprio dal direttore artistico, Silvano Spada e che ha visto in scena come interpreti principali: Pino Strabioli, Giulia Di Quilio, Pierfrancesco Poggi e Santino Fiorillo, protagonisti sul palco insieme al corpo di ballo con le coreografie di Francesco Spizzirri. Un festival ricchissimo quindi, che ha rimesso le paillettes sulla città di Todi, che lo ha accolto con grande entusiasmo. Oltre 50 eventi e più di 70 artisti in scena, tanti spazi occupati e illuminati dalla cultura per più di una settimana, da sabato 30 agosto fino a domenica 7 settembre, in cui si ha modo di incontrare personaggi della società, della politica e dello spettacolo.

 

Qui il report di alcuni spettacoli e incontri che abbiamo seguito per voi.

Domenica 31 agosto, ore 12.00, meeting place. “Su il sipario”.

Un incontro toccante con la regista Francesca Molteni, intervistata proprio dal direttore Silvano Spada; toccante per i contributi video che la Molteni ci ha presentato, una selezione di documentari su la storia del Teatro alla Scala, su Maria Callas, su Franco Zeffirelli e su un progetto di Giò Ponti mai realizzato. La visione di questi documenti, che a nostro parere andrebbero divulgati il più possibili, ci ha dato la sicurezza, a volte chissà perché rimossa dalla cultura contemporanea,  che il teatro giace su delle fondamenta di sapere così solido e colto, da non poterci essere scossa che lo fa vacillare. La Molteni in questi documentari ha eseguito un lavoro di montaggio fortemente emotivo tale da farci smarrire spesso il processo didascalico del prodotto documentaristico. La stessa regista ci dirà che averli visti così in sequenza ha provocato in lei stessa  una commozione inaspettata. Crediamo che l’operazione di raccolta storica sul teatro sia spesso trascurata, anche in ambito universitario, ecco perché abbiamo fortemente apprezzato questo progetto e la volontà di riproporlo all’interno di un festival così variegato.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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