Domenica, 20 Luglio 2025
$ £

Recensione dello spettacolo Edipo Re in scena al teatro Vascello dal 4 al 9 marzo 2025

 

L'Edipo re di Andrea De Rosa, regista anche d'opere liriche e vincitore del “premio Ubu” nel 2021, si concentra sulla ricerca sfrenata di conoscenza, a tutti i costi, dal sapore profondamente drammatico e evocativo. Una tragedia greca dal taglio sperimentale.

La storia si diparte dalla crisi della città di Tebe, che sfinita per la peste ne ricerca una causa e un aiuto presso gli dei. Il re, che a suo tempo sconfisse la sfinge, ignaro della terribile verità e del proprio passato si prende la responsabilità della soluzione. 

Si tratta di un viaggio in avanti e a ritroso, il cui significato è scoprire sé stessi e la propria origine, cose che spaventano e attirano l'uomo al tempo stesso. Questo dualismo è cardine di tutta l'opera e del percorso del protagonista Edipo, personaggio interpretato da Marco Foschi. Come lo è la continua duplicità tra colpa e fato presentati al pubblico giudice, il quale deve stabilire chi sia il principale artefice del misfatto scatenante la punizione per la città. 

Add a comment

“Overload”, premio UBU 2018 come “Migliore spettacolo dell’anno”, al teatro “Spazio Diamante” dal 6 all’8 marzo

 

 

Vincitore al Premio UBU 2018 come “Migliore spettacolo dell’anno”, approda al teatro “Spazio Diamante” lo spettacolo Overload messo in scena dal gruppo Sotterraneo, il gruppo di ricerca teatrale nato a Firenze nel 2005 e composto da un nucleo autoriale fisso cui si affiancano collaboratori diversi a seconda dei progetti. Come motivazione per la vittoria al prestigioso premio teatrale fu data “…la capacità di affrontare la  frammentarietà contemporanea, con un linguaggio teatrale inedito, dal tratto collettivo, capace di penetrare l’oscurità suscitando al contempo il sorriso”. E l’impatto a questo spettacolo è assolutamente inedito e contemporaneo. Il tema è la capacità di mantenere attenzione in una società che ci porta ad avere molteplici stimoli, un trattato sociologico, sviluppato con ironia e una capacità di messa in scena assolutamente straordinarie. Ad accompagnare tutta la performance, ci sono essenzialmente due elementi, una vasca di pesci rossi, che interagisce sul palco come fossa essa stessa un personaggio e un testo documento che racconta l’ultima giornata di vita di David Foster Wallace. Da queste due elementi si diramano una serie interminabile di stimoli ipertestuali nella quale gestazione il pubblico partecipa attivamente, semplicemente attivando un link che a rotazione uno degli attori utilizza come segnale stimolo. I collegamenti che ne derivano sono assolutamente molteplici e con stimoli totalmente diversi, tanto da lasciare nello spettatore un senso di straniamento divertito, che poi è una delle finalità che Il Collettivo si è dato nella messa in forma di questo spettacolo. E così si succedono sul palco, in differenti momenti  giocatrici di tennis, motociclisti, gladiatori, corpi che compiono azioni fisiche, che smaterializzano lo spazio scenico e lo trasformano in una parete multipla, un poliedro nel  quale lo spettatore non sa più che faccia guardare. La scelta di Wallace,  come Virgilio, che ci fa transitare da un cambio di input all’altro, ovviamente non è casuale.  Scrittore statunitense, docente universitario appassionato di matematica e filosofia, noto soprattutto per Infinite jest (1996), romanzo fiume che descrive gli esiti surreali ai quali possono condurre lo sviluppo della tecnologia e le contraddizioni politiche del presente. Racconta in un’intervista Daniele Villa, membro del collettivo Sotterraneo.

Add a comment

Recensione di ‘Il Tabarro’, ‘Suor Angelica’, ‘Gianni Schicchi’ di Puccini in scena al Verdi di Trieste  

 

Il successo ha arriso ad entrambe le compagnie del Trittico pucciano a Trieste, ma certamente i due cambi, perché di così poco si trattava, hanno offerto visioni diverse ed equilibri vocali differenti nelle due opzioni.

Lo spettacolo, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, si conferma di grandissima potenza narrativa. L’idea registica di Pier Francesco Maestrini è realmente coinvolgente, ad ogni visione più ricca di spunti e riferimenti.

Sicuramente rende meglio con in scena personalità magnetiche forti, ma in ogni caso non ha cedimenti, tempi morti, incertezze e, superata la sorpresa, l’osservatore può farsi incantare dall’attenzione dimostrata per ogni particolare dal team di collaboratori preziosi di Maestrini: lo scenografo Nicolas Boni, la costumista Stefania Scaraggi ed il determinante Light designer Daniele Naldi.

Il Maestro Francesco Ivan Ciampa si conferma bacchetta attenta alle voci. Qualche piccolo scivolo dell’orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, non ha danneggiato una prova positiva su tutti e tre gli atti e particolarmente brillante nell’ultimo, così irto di difficoltà .

 Suggestivi gli interventi del Coro, guidato con competenza da Paolo Longo.

Vedendo alle voci, è necessario riesaminare gli interi cast, perché i cambi hanno prodotto situazioni vocali e narrative differenti.

‘Il Tabarro’ vedeva l’entrata in campo sia del Michele di Giuseppe Altomare che della Giorgetta di Marta Torbidoni. 

Add a comment

Recensione di ‘Il pipistrello’ al Giovanni da  Udine

 

Il Teatro Giovanni da Udine ha proposto una nuovissima edizione di  ‘Il Pipistrello’

Non facile parlare di Operetta in Italia.

Perché i finanziamenti non ci sono e  quando per qualche ragione riescono ad arrivare sono pochi.

Perché le fondazioni raramente inseriscono titoli  di operetta nella stagione e quando lo fanno viaggiano con criteri  non sempre condivisibili, come le edizioni in lingua originale che impediscono l’interazione con il pubblico oppure con riletture registiche francamente discutibili.

Perché esistono due grandi esperienze in Italia, che si sono volute far morire, come Palermo e Trieste, che avevano dei Festival autentici, con grandi interpreti, ma anche mostre, convegni, conferenze, incontri, per per far conoscere il senso profondo di  questo genere e con le quali era quasi impossibile reggere il confronto. Quasi dei fantasmi incombenti che spingevano, assurdamente, a rifuggire dal paragone.

Il risultato, spesso ma per fortuna non sempre,  è stato che la sopravvivenza della ‘piccola opera’, che piccola non dovrebbe essere per nulla, è stata affidata a compagnie di giro, frequentemente più vicine però all’avanspettacolo, oppure a gruppi di appassionati cultori, chiamati a confrontarsi con budget inadeguati, cast volenterosi ed allestimenti approssimativi.

Assegnare anche l’Operetta alla gestione Cedolins, per Udine, è stata proprio per tutte queste ragioni una scelta coraggiosa e per la quale va reso merito alla direzione del teatro.

Al ‘Giovanni da Udine’ è andato in scena un allestimento decisamente apprezzabile del titolo di Strauss, che dopo l’anteprima assoluta friulana inizierà una tournée in tutta Italia.

Add a comment
Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori

Search