Lunedì, 13 Gennaio 2025
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Convince la direzione del Maestro Calesso ed incanta il Germont di Roberto Frontali.

 

‘La Traviata’ è titolo rappresentato moltissime volte a Trieste negli  ultimi anni.

Questo è l’ottavo allestimento nel  secondo millennio.

Con fortune alterne, vocalmente e scenicamente, ma sempre con entusiasmanti riscontri al botteghino, a riprova di quanto il pubblico triestino ami il capolavoro di Verdi.

Vogliamo fare una premessa di cui siamo profondamente convinti: questa partitura è vittima della sua stessa popolarità, che la condanna ad una visione più romantica che sperimentale, più palesemente drammatica che raffinatamente poetica. Soffre della banalizzazione di tutti i brindisi cantati da chiunque, con tempi balordi, infarciti di da capo inventati, acuti inseriti a caso e partecipazioni di voci impreviste ed imprevedibili.

Invece questo è titolo raffinato, intenso, cesellato in ogni passaggio, studiato in tutte le parole.

 Verdi ha pianto ogni nota della partitura, nelle pause ha raccontato la sua vedovanza, nei passaggi senza orchestra il suo senso di solitudine,  ha condiviso prima la voglia di abbandonare una vita nella quale non riusciva a ritrovarsi e poi il turbinio degli ‘anni di galera’ che anestetizzarono a colpi di ‘prime’ e di ‘adattamenti’ uno strazio che gli graffiò sempre l’animo.

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Recensione dello spettacolo Sette donne di sughero in scena al teatro Trastevere nell’ambito del Festival La città di tutti – II edizione: teatro per i diritti umani, presentato dall’Associazione Culturale Teatro Trastevere e dalla Compagnia Walden, con il contributo dell’Assemblea Capitolina

 

“Sette donne di sughero” sono sette brevi monologhi tratti da fatti di cronaca. Identità femminili violate a cui è stato negato il diritto alla vita. Non solo femminicidi, ma anche solitudini, discriminazioni, suicidi e violenze. Racconti di morte, racconti di vite prosciugate sono messi insieme nella ricerca documentale di Roberto Boris Staglianò. Lo rivela fin da subito la scenografia minimale: numerosi fogli di giornale fanno da sfondo alla scena quasi vuota: solo tre sedute e nient’altro. Quasi come se fuoriuscissero da quei quotidiani, compaiono in scena le tre attrici (Ylenia Rita Baiocchi, Eva Menichelli, Arianna Assanelli) che alternandosi interpretano le sette donne protagoniste delle cronache, sopravvissute nella memoria collettiva e in qualche caso nella vita reale con ciò che ne comporta.

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Recensione dello spettacolo Appuntamento a Londra di Mario Vargas Llosa in scena al Teatro Sala Umberto dal 4 al 6 novembre 2024

 

La pièce, Appuntamento a Londra, scritta dallo scrittore peruviano Vargas Llosa, raramente rappresentata in Italia, è la storia dell’incontro, in un noto albergo londinese, tra un ricco uomo d’affari e una donna, che si presenta come la sorella del suo vecchio amico d’infanzia, sparito in adolescenza per ragioni mai svelate. 

I due si raccontano, in un susseguirsi di colpi di scena, mentre la vera identità della donna si fa sempre più ambigua, inquietante, forse fantasmatica. 

Lo spettatore in sala, sin dalle prime battute, è tormentato da tante domande, mentre il sempre più acceso dialogo-confronto tra Luca e Maddy svela i vari retroscena, le verità nascoste, le false realtà che vivono i protagonisti ed il misterioso Nino. Viene rievocato l’episodio che aveva allontanato i due amici, quando Nino, sotto la doccia della palestra, aveva tentato di baciare Luca, il quale aveva reagito sferrandogli un pugno in bocca, gesto che aveva segnato profondamente le loro vite, facendoli riflettere sulla natura della loro sessualità, sul pregiudizio omofobo e sul conflitto imposto dalle convenzioni sociali. In scena emergono tanti, troppi, elementi di un passato inconfessabile che rivela il motivo della presenza di Maddy che non è altro che Nino, l’amico diventato donna, seguendo così la sua vera natura. 

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Recensione dello spettacolo Romeo e Giulietta, l'amore è saltimbanco, in scena al teatro Sala Umberto dal 29 al 30 Ottobre 2024

 

Uno spettacolo esilarante, intelligente, con un ritmo sostenuto che fa ridere il pubblico per tutta la durata.

Si tratta del secondo capitolo di una trilogia prodotta dalla compagnia “Stivalaccio Teatro” dedicata a drammi classici rivisitati, tra i quali anche “Don Chisciotte” e “Il malato immaginario”.

La storia narra di due commedianti sgangherati che ingaggiano una prostituta per mettere in scena “Romeo e Giulietta” a tre, di fronte al Doge di Venezia, con in premio un lauto ingaggio.

Il gioco del metateatro si sviluppa su due fili, quello degli attori in relazione conflittuale tra loro e quello del dramma shakespiriano provato dagli stessi in modo comico e con esiti spesso grotteschi.

La sintonia tra questi bravissimi attori, comprimari da molti anni in varie opere della compagnia è palese, si cercano e si trovano con naturalezza anche in improvvisazione, a suon di schiaffi, battute, lazzi, giochi ventriloqui e trovate creative di stampo “Commedia dell'Arte”, di cui son caratteristiche le maschere usate in alcune scene, lo stile della pièce e l'uso dei dialetti.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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