Mercoledì, 18 Giugno 2025
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Recensione dello spettacolo Felicissima Iurnata in scena al teatro Vascello dal 13 al 18 Maggio 2025

 

Cos'hanno in comune “Giorni felici” dell'autore Samuel Beckett e il rione Sanità di Napoli?

L'idea geniale del regista Emanuele D'Errico è di raccontare l'immobilità della povera gente campana, ispirandosi all'opera del premio nobel irlandese anche scenicamente. Impressiona questa creazione – installazione in cui la donna protagonista è inglobata, che a sua volta ingloba la vita e lo spazio del compagno Lello che vive al piano di sotto, “muto come un pesce”. La struttura scenica globale in sé sembra rievocare da un lato il Vesuvio per la sua forma conica, altro rimando contestualizzante la storia, dall'altro la donna interrata di “Giorni felici”. Ugualmente in questa versione la protagonista si trova in cima alla scenografia e infossata nella sua stessa casa di cui fa parte. Parla di strada, di cui a tratti giunge un confuso vociare, alternato a musiche sibilline extraterrene, ultraspaziali, che creano atmosfera e distinguono i piani terreno, quotidiano da una parte e ultraterreno dall'altra. La metafora di “in fondo al mare”, dove si rifugia Lello, appare uno spazio sicuro, definitivo, rallentato, chiuso e disperso, metafora della separazione dalla realtà.

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Recensione della prima compagnia del ‘Rigoletto’ al teatro Giuseppe Verdi di Trieste

 

Ritorna sulle scene triestine, a  soli   tre anni dall’ultimo allestimento, ‘Rigoletto’. 

Questo titolo fa parte di quella terna di spettacoli, completata da ‘La Traviata’, titolo inaugurale della stagione e ‘Madama Butterfly’, già programmata per il 2026, che il teatro Verdi, ultimamente, offre con cadenza fin troppo regolare ai suoi spettatori.

Una scelta che, comunque, si rivela vincente per il botteghino, visti i sold out ottenuti ed apprezzata dal pubblico che ha tributo un grande successo alla serata cui abbiamo assistito.

Certo per sostenere una politica del genere è necessario, o verrebbe da dire sarebbe necessario, dare una ragione valida per la reiterazione della proposta: un allestimento interessante, delle voci importanti, qualche azione di recupero critico o  di rilettura della partitura.

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Recensione di Favole a Plettro al teatro ‘Luigi Bon’ di Colugna di Tavagnacco

 

Una gemma preziosa in un matinèe  di una piccola sala di provincia:  ‘Favole a Plettro’ al teatro di Colugna, alla periferia di Udine

Ma andiamo con ordine.

La Fondazione ‘Luigi Bon’ è un ente che da molti anni si dedica, con successo, alla formazione di giovani talenti musicali

Si tratta di una di quelle realtà importantissime, una sorta di risposta etica al qualunquismo ed al malcostume che popolano troppe situazioni che immeritatamente s’ammantano del titolo di ‘culturale’.

Qui ci sono la sostanza, la passione, l’impegno, la dedizione.

Assieme alle difficoltà pratiche, ai finanziamenti mai troppo generosi, ai cavilli ed agli intoppi.

Il teatro ‘Luigi Bon’ è la sede di questo ente benemerito ed ha ospitato ‘Favole a Plettro’, un concerto dedicato ad un musicista di grande talento, ma purtroppo oggi quasi sconosciuto: Silvio Negri, autore di brani di successo e di un canto, ‘Lassè pur’, che divenne una sorta di bandiera nelle vicende irredentiste di Trieste,  ed affermatosi negli Anni Trenta in mezzo mondo per  la   favola radiofonica in tre atti ‘Il reuccio e il suo cruccio’.

Inserito nel progetto ‘Io c’ero!- Memorie triestine del 1953”, sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia,  questo spettacolo è stato un successo. Per l’amplissima partecipazione, nonostante l’inizio alle 11.00 e la conclusione ben oltre le 13.00; per l’interesse artistico della proposta; per lo spessore dell’esecuzione, in particolare per quel che riguarda gli aspetti orchestrali.

Dopo la presentazione di Massimo Favento e di Marco Zanettovich, peraltro discendente del Maestro Negri, l’incontro si è aperto con quattro brani dell’autore  eseguiti dall’Orchestra a Plettro ‘Tita Marzuttini’, che è la più antica orchestra di mandolini ancora in attività al mondo, diretta da Luca Zuliani, che ha guidato  gli strumentisti con grande sicurezza, riuscendo ad ottenere un suono sontuosamente  compatto, ricchissimo di sfumature e di colori.

Il primo pezzo è ‘Nennella’, canzone napoletana composta nel 1899, che consente al gruppo  un gioco di raffinate articolazioni sonore che mettono in luce le tante sfaccettature del brano, dal folclorico all’ironico, dall’evocativo  al romantico.

Segue una elegia : ‘Lagrime solitarie’. L’atmosfera è ricchissima, con un suono ampio, poetico e pregno di suggestioni melanconiche.

‘Al chiaro di luna’, una serenata del 1897 è un  riuscito dialogo fra rigorismo e lirismo, in un gioco di atmosfere che consente al gruppo momenti di vero  virtuosismo espressivo.

A chiudere la prima parte un valzer raffinatissimo, composto nel 1899: ‘Fuoco fatuo’. Nonostante il titolo un po’ di maniera, si tratta di un pezzo interessante, decisamente originale, nel quale il tempo di valzer sembra apparire e scomparire su una struttura  armonica di ampio respiro e grande modernità.

Tanti gli applausi per questa prima riuscitissima parte, cui segue la prima mondiale in versione semiscenica e riduzione orchestrale di ‘Il reuccio ed il suo cruccio’.

Diciamo subito che è una operazione molto ardita, non solo per le oggettive difficoltà tecniche, ma perché la strada scelta è quella della raffinata qualità.

L’orchestrazione, realizzata per lo Stravinskij Ensemble, è del Maestro Daniele Zanettovich, una delle colonne della musica del Secondo Novecento in Friuli Venezia Giulia e non solo.

Potendo contare su un gruppo di strumentisti così preparati, ma soprattutto tanto appassionati ed intellettualmente vivaci, Zanettovich ha potuto ‘osare’ un’orchestrazione elegante, pulitissima, di grande complessità, con tempi serrati  ma anche momenti di ampio respiro. Tanti i colori, i passaggi d’atmosfera, le sensazioni evocate, i cambi di ritmica.

Ogni difficoltà viene superata con bravura, certamente per il valore degli strumentisti, ma soprattutto  grazie alla carismatica direzione di Giulia D’Andrea, musicista eclettica, intellettuale longimirante ed artista nel senso più autentico del termine. Con un curriculum ingemmato di collaborazioni prestigiose potrebbe essere nell’organico di qualunque grande istituzione musicale internazionale, ma ha ostinatamente scelto di rimanere  nell’area del Triveneto, per seminare in quelle terre, con caparbietà, semi di passione e di arte, convinta che quello dell’artista non sia un mestiere ma una passione ingovernabile.

Ha in mano lo spettacolo come raramente succede di vedere. Severa ed ironica, sorridente e risoluta, guida le quasi due ore  di musica senza cali di tensione, sempre attentissima a tutto, quasi respirasse dalla partitura.

Riesce a guidare con pazienza i ragazzi che cantano, a passare ad atmosfere di autentico lirismo con l’orchestra, ad intervenire con ironia quando il clima si fa troppo coinvolgente emotivamente, a cogliere le sfumature impreviste ed a trasformarle in occasione di crescita.

Gioca con i volumi orchestrali con grande attenzione, rendendo la musica dominante in alcuni passaggi narrativi più fragili e rarefacendola quando invece  vuole far emergere le potenzialità dei giovani interpreti.

I solisti ed il coro  facevano parte della Corte dei Miracoli Soundgroup, diretta da Francesca Bidut.

Certamente i ragazzi sono stati molto collaborativi, partecipi, volenterosi ed impegnati. Diversi solisti hanno messo in luce interessanti potenzialità. Sarebbe ingiusto, però, non dire che  la sensazione è che una simile partitura avrebbe guadagnato, nella resa ,complessiva, con un gruppo di voci più mature musicalmente, che avrebbero potuto valorizzare  meglio il testo ed alcuni passaggi, in particolare  negli insieme, nei quali la mancanza, inevitabile, di esperienza si è fatta sentire.

Non una nota di demerito, anzi: semplicemente una considerazione sulla base della bellezza e della complessità della composizione.

Fondamentale per la buonissima riuscita del lavoro è stato il contributo di Massimo Somaglino, attore, regista, scrittore. Figura eclettica, di grande prestigio, è sempre disponibile ad affiancare la D’Andrea nelle sue invenzioni musicali.  Recita  con bravura tutto il testo,  sottoponendosi ad un lavoro durissimo di tempi,  sfumature, toni, volumi. Certamente diversi passaggi avrebbero potuto essere a più voci, alleggerendo l’onere all’interprete ed articolando in modo più eterogeneo la narrazione, ma una serie di considerazioni tecniche, pensiamo, ha spinto nella direzione del lungo monologo, con ritmi serratissimi, cambi di registro continui, uno studio prezioso sulla parola, che spesso evoca paradossi che profumano di futurismo, giochi linguistici che sarebbero piaciuti a Sergio Tofano, immagini divertenti e considerazioni drammaticamente profetiche.

Alla fine applausi copiosissimi per tutti, con acclamazioni per i giovani cantanti ed un bis  di una aria dai passaggi virtuosistici.

Certo un successo per tutti. Per gli organizzatori illuminati, per i musicisti meritatamente festeggiati, per gli studiosi intervenuti.

Resta però una domanda angosciante: perché questo momento così interessante, tanto ben eseguito, ha trovato posto in un magnifico piccolo teatro di un paese alla periferia di Udine, invece che in un teatro di uno dei capoluoghi friulani? Veramente le istituzioni sono così sorde alla qualità delle proposte culturali? La valorizzazione del territorio non dovrebbe voler dire saper dare spazio e sostegno ai talenti che vi operano?

Insomma  ‘Il Cruccio’, verrebbe da dire, è passato ‘dal Reuccio’ al pubblico entusiasta.

 

 

Gianluca Macovez

6 maggio 2025

 

 

informazioni

TEATRO LUIGI BON COLUGNA DI TAVAGNACCO

FAVOLE A PLETTRO

 

Orchestra a Plettro  ‘Tita Marzuttini’

Direzione Luca Zuliani

 

IL REUCCIO & IL SUO CRUCCIO

Favola in versi in tre atti

Orchestrazione : DANIELE ZANETTOVICH

Progetto e Direzione: GIULIA D’ANDREA

Voce recitante: MASSIMO SOMAGLINO

Coro e solisti: CORTE DEI MIRACOLI SOUNDGROUP

Maestra del Coro: FRANCESCA BIDUT

Mandolino:     Andrea Miola

Musici STRAVINSKIJ ENSEMBLE :

                        Mariangela Lontani

                        Paola Fundarò

                        Elena Paroni

                        Dario Braidotti

                        Cristiano Zampar

                        Laura Pandolfo

                        Nicola Mansutti

                        Elena Allegretto

                        Federica Tavano

                        Luca Zuliani

                                              

Teatro Luigi Bon, Colugna di Tavagnacco (Ud), 4 maggio 2025

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Recensione dello spettacolo Crisi di nervi – tre atti unici in scena al teatro Quirino dal 29 Aprile al 11 Maggio 2025

 

Tre atti unici che corrispondono a vaudeville, dal gusto di commedia francese, scritti dal grande drammaturgo russo ottocentesco Anton Cechov, opere minori rispetto ai suoi capolavori teatrali, ma di grande portata e successo come ci mostra il regista Peter Stein che ne ha curato anche l'adattamento con Carlo Bellamio. 

Il pubblico è via via sempre più coinvolto e divertito dalla comicità di situazione, da semplici battute che diventano esilaranti per la bravura di questi attori eccezionali e in “splendida forma scenica”, dalla loro freschezza, sarcasmo e capacità di portare in fondo all'abisso, all'estremo stati d'animo e fisicità ingombranti, buffe e imbarazzanti che si riducono così al grottesco. 

Accomuna queste tre opere la paradossalità delle situazioni che finiscono per essere assurde ma credibili, la testardaggine della maggior parte dei personaggi e la loro conseguente nevrastenia. Arriva poi un malessere che colpisce puntualmente qualcuno dei personaggi che si sente prossimo alla morte.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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