Recensione di ‘Elisir d’Amore’ al ‘Mario del Monaco’ di Treviso
Al Teatro Comunale ‘Mario Del Monaco’ di Treviso, ‘Elisir d’Amore’ chiude una stagione lirica contrassegnata da una serie di continui sold-out e da ampli consensi di critica.
Merito di una politica culturale attenta, firmata dal direttore artistico Stefano Canazza, che ha saputo unire titoli amati e qualità, giovani voci e veri leoni del palcoscenico, in uno scambio di energie ed esperienza che ha entusiasmato la platea e che conferma il profondo legame fra la marca trevigiana ed il melodramma.
Essere un teatro di tradizione vuol dire portare avanti degli obiettivi di qualità, cercando di offrire ai cantanti più giovani occasioni di lancio, permettere ai talenti emergenti di consolidare repertorio ed esperienza , portare avanti una chiara azione educativa mirata al territorio. Treviso è riuscito ad aggiungere un ulteriore punto di forza: la presenza nel cartellone di grandi artisti che troppo spesso sono trascurati dai cartelloni delle fondazioni italiane. In questo caso ci riferiamo alla bacchetta gloriosa di Tiziano Severini, che guida le fila di questo ‘Elisir d’Amore’, che può contare su scene e costumi di Gianmaurizio Fercioni, autore di un agile allestimento dai richiami tradizionali, con elementi dipinti che rimandano all’allestimento del 1832, piacevoli da vedere e funzionali alla regia, ironica ma mai sguaiata, di Bepi Morassi, che lavora sugli interpreti con impegno, tratteggiando dei personaggi interessanti, con alcuni momenti di grande suggestione ed altri decisamente leggeri. Curiosa l’idea di introdurre nella narrazione gli odori, che esplodono negli effluvi di ragù che raggiungono copiosi la platea durante la festa prenuziale e piacevole il gioco fra palcoscenico e sala, che porta ad un certo punto le coriste nei palchi e Dulcamara in platea.
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